Se lo Stato sapesse davvero comunicare

Avv. Pasquale D’Aiuto

L’altro giorno, un caro amico mi ha passato un video. Si vede una famiglia lieta, in una casa addobbata per Natale, scambiarsi i regali. Grandi abbracci, colori vividi, sottofondo musicale a tema. Tutti felici tranne il nonno, a dire il vero letteralmente affranto, svuotato, accasciato sul divano.

All’improvviso, un lampo di genio e consapevolezza negli occhi del nipote: si avvicina all’anziano e gli porge un regalo! Non sembra qualcosa di voluminoso ma, quel che è certo, causa una reazione addirittura commossa dell’avo; quindi, ti aspetteresti una foto della nonna premorta o qualcosa di simile. Invece, no: la regia indugia sul tenero abbraccio tra i due e poi, proprio alla fine, illustra – finalmente! – il tanto gradito presente.

Che è una card contenente l’abbonamento a PornHub.

Penso anche alle campagne, sempre attuali e mai banali, divertentissime, di Taffo, lo schiattamuorto intelligente, ironico ma anche sensibile – a proposito: crematemi con loro, please. Tra cent’anni, s’intende.

E quindi: porno, morte e funerali:

complimenti,

siete riusciti a sdoganarli!

A dire il vero, ricordo anche un’altra pubblicità, per associazione di idee: Rocco Siffredi, in vestaglia da casa, che sgranocchia chips ammiccando alla telecamera, con lo sguardo di chi la sa lunga. Slogan: “La patatina tira”. Funziona. Eppure, il buon Rocco non dice proprio nulla. Eppure, sarà costata due lire. Obiettivo: prendere un “impresentabile” con il dono dello stile e reclamizzare, in modo originale, un prodotto… tutt’altro che originale. Raggiunto.

Poi, purtroppo, inevitabilmente il pensiero corre alla campagna di sensibilizzazione di qualche anno fa in favore del “Fertility day” – e già il nome faceva rabbrividire: ricorderete come la Lorenzin permise che venisse diffusa la doppia immagine di tizi bianchi e sorridenti (simbolo delle buoni abitudini da promuovere, invero corrispondenti ad un certo modello che un certo dittatore di un certo secolo breve amava tanto) in contrapposizione a quella ritraente giovani di colore e con capigliatura rasta (le “cattive compagnie”). Tra l’altro, fotografie riciclate. Un’icona razzista, superficiale ma, soprattutto, terribilmente stupida ed inefficace.

Quanto ad oggi, se penso alle iniziative comunicative del nostro governo, andiamo anche peggio: mi viene in mente il cash-back di Conte (a proposito: lasciate perdere, non ne vale la pena, hanno già troppi nostri dati sensibili) lanciato in diretta dal Premier – aka il peggior Mastrota – con la collaborazione essenziale di ben due neuroni.

Od anche l’evidenza del fallimento dell’app “Immuni”, con una campagna non soltanto terribilmente tardiva ma pure sessista, in cui una donna cullava un bimbo mentre un uomo stava al computer. Come a dire: donna=madre, uomo=lavoratore. Anche lì, cancellata subito, come la genialata della Lorenzin.

Oppure il nulla che, colpevolmente, (non) viene proposto alla gente per combattere la diffusissima evasione fiscale, in un paese alle prese con falsi poveri che percepiscono redditi di cittadinanza non dovuti ed indennizzi (non solo Covid) negati a chi, bontà sua, ha la grave colpa di contribuire regolarmente al funzionamento della Cosa pubblica. Basterebbe mostrare, con intelligenza, a cosa servano le tasse – magari, pensando prima a non sperperarle e a non convertirle in affari d’oro per i soliti noti.

(Direte: ma il cash-back serve proprio a quello. No, secondo me, la strada è sbagliata ma, se volete, ne parleremo altrove).

Insomma, mi domando: ma con le centinaia di presunti esperti che paghiamo, tutti noi, fior di quattrini (i quali sostituiscono gli stipendiati della P.A. che dovrebbero farlo per mestiere), che ci vuole a chiamare dei professionisti per le campagne nazionali di sensibilizzazione?!

Eppure, è facile: basta bussare da Taffo. O da Pornhub.