Fulminei bagliori ed alcuni notevoli fenomeni fisici, una delle più grandi menti scientifiche di tutti i tempi

Giuffrida Farina                                                                                      

Il misterioso guizzo del “colpo di fulmine” causato da “improvviso flash d’innamoramento”, bagliore/esperienza da tutti vissuta, per la cui interpretazione sono stati scomodati fenomeni scientifici legati alla Chimica ed interpretazioni correlate alla Psicologia; ma non si è riusciti a valicare l’ostacolo della piena comprensione, non è risultato possibile inquadrare a fondo il -forse inenarrabile- fenomeno generante sublimi interiori armonie.

A proposito delle quali, durante una “luccicante armonia di lampi” e una “tempestosa sinfonia di tuoni”, a causa del movimento delle molecole d’acqua presenti all’interno delle nuvole, viene a crearsi “strofinio” (attrito) tra esse molecole acquose circolanti nella nube; questa frizione genera nella zona inferiore della nuvola cariche positive; contemporaneamente si destano cariche negative nel terreno. Ciò implica, nascendo attrazione elettrostatica tra cariche + e – dunque cariche di segno opposto, la nascita di forze che si sviluppano tra la zona inferiore della nube -caricata positivamente- e il terreno -caricato negativamente-. Tra nuvola e terreno vi è l’atmosfera e in tale arena si sviluppa un “braccio di ferro” tra nube elettrizzata che sollecita verso il basso e l’atmosfera anch’essa elettrizzata che oppone ostacolo al movimento comprimente; braccio di ferro talmente intenso che sortisce l’effetto di produrre una scarica elettrica “perforante l’aria”  (la gara la vince la nube elettrizzata che predomina sulla resistenza dell’aria) dunque si libera energia attraverso la formazione di fulmini. Dante sorriderebbe scoprendo che essi sono raggruppabili in 3 categorie:

1)fulmini interni alla nuvola;

2)fulmini che si manifestano tra nuvola e nuvola;

3)infine, fulmini che scaricano nel terreno o in mare.

Ecco, restando in tema di entità: Eternità -Luce Dantesca-  e fulmineo istante -lampo del flash- il vero fotografo eternizza l’attimo con alta sensibilità artistica, le immagini oltre che trasmettere Informazione e Cultura in maniera precisa e immediata, devono essere ricreate/convertite in una vera e propria forma di arte visiva. Intanto diversi mezzi rendono possibile la costruzione di una immagine: la luce, la scelta della inquadratura, la prospettiva; sono impiegabili due filosofie di riproduzione delle immagini: l’analogica e quella digitale.

Il termine “analogica” indica che il soggetto fotografato conserva la propria identità, attraverso una analogia formale, una somiglianza. Il principio fisico è molto semplice: il fenomeno della ‘camera oscura’, è il medesimo meccanismo secondo il quale funziona il nostro occhio.

Immaginiamo una fonte energetica (una lampada) che illumina un oggetto, una penna; ed immaginiamo una scatola (dotata di foro su una delle pareti), di fronte alla quale è disposta la penna; i raggi luminosi emessi dalla lampada colpiscono la penna, entrano nel foro della scatola: si verifica che dalla parte opposta alla fenditura verrà proiettata l’immagine della penna, immagine che risulterà assai più piccola, non solo, ma anche ribaltata. Come mai? Riduzione e ribaltamento: dunque, i raggi luminosi emessi dalla sorgente ed impattanti la penna, rimbalzano sulla stessa, entrano nel foro, penetrano nell’ambiente interno alla scatola; qui vengono rifratti (ovvero non conservano la originaria direzione, subiscono una deviazione) e quindi colpiscono la parete opposta; tale impatto avviene in punti ribaltati rispetto a quelli costituenti il reale oggetto, inoltre essi si concentrano su una superficie più piccola. In estrema sintesi: Nella camera oscura (la scatola) avviene l’inversione della immagine, ribaltamento provocato da un piccolo foro (una lente).Il nostro occhio funziona esattamente con tale modalità di camera oscura: il cristallino equivale alla lente,il bulbo è il corrispondente della camera oscura, infine la retina rappresenta lo schermo su cui vengono a formarsi le immagini “abbreviate” e ribaltate.

Le fotocamere analogiche sono dotate di rullino ed “imprimono” le immagini con metodo chimico: su una pellicola viene diffusa una emulsione impiegando alogenuri d’argento. Passiamo al sistema digitale ovvero ai congegni ed automatismi elettronici. Digitalizzare l’immagine equivale a scomporla in un segnale e trasformarla in una sequenza di dati numerici; non vi è la pellicola, è sostituita da un particolare componente elettronico, il chip; cosa fa questo chip? Preleva la luce e la trasforma in segnali elettrici che a loro volta sono ritrasformati in segnali numerici ed infine trasferiti al computer interno alla fotocamera, dove vengono archiviati in una memory card. L’invenzione della prima fotografia è parto della creatività del francese Joseph Niépce (1765-1833), ma la progenitrice della moderna macchina fotografica è la camera oscura, la cui invenzione è attribuita all’alchimista e commediografo italiano Giambattista Della Porta (1535-1615), sebbene risalga al filosofo greco Aristotele (384-322 a.C.) la prima descrizione del fenomeno innanzi illustrato, l’inversione di una immagine, provocata da un piccolo foro, in un ambiente oscuro.

Relativamente al ‘cromatismo fotografico’, è stata verificata l’origine della prima fotografia a colori: non fu realizzata dallo scienziato scozzese James Maxwell; a onor del vero storico,  il fotografo inglese Thomas Sutton (1819-1875) produsse, con una pioneristica dimostrazione, la prima immagine fotografica a colori nel 1861, la ripresa venne effettuata impiegando 3 filtri colorati: rosso, verde e bluAutore prolifico, Sutton scrisse un gran numero di libri sul tema della fotografia, incluso un Dizionario della Fotografia. Il fisico e matematico scozzese James Maxwell (1831-1879), una delle più grandi menti scientifiche di tutti i tempi, a 10 anni entrò nell’Accademia  e a 16 anni si iscrisse all’Università di Edimburgo; dopo aver conseguito il titolo di studio, si dedicò a ricerche sulla Teoria dei colori, pubblicando un lavoro in virtù del quale ottenne il primo riconoscimento dalla Royal Society di Londra. Nel 1865 vide luce la prima memoria intorno all’Elettromagnetismo; nello stesso anno accettò la cattedra di Filosofia ad un College di Aberdeen, qui elaborò notevoli saggi  sugli anelli di Saturno, gli valsero l’Adam Prize. Altra grandi linee direttrici delle sue poderose teorie: la Teoria cinetica dei gas, insieme a 2 trattati fondamentali sull’Elettromagnetismo: ’Sulle linee di forza’; l’altra pubblicazione: ’La teoria dinamica del campo elettromagnetico’.

Nel 1873, i testi: ’Teoria del calore’ e il celeberrimo ‘Trattato sull’elettricità e il magnetismo’, contenevano l’integrale sistemazione dei fenomeni ottici, elettrici e magnetici, attraverso  4 equazioni unificanti il complesso di strutture teoriche da Egli inglobate nel “singolo” Elettromagnetismo. Nel settore dell’Ottica, fondamentale risultò la sua comprensione intorno a natura elettromagnetica e propagazione della luce; il Genio scozzese introdusse, fu il primo, in aree della Fisica categorie e concetti di Statistica, inoltre nuclei di sue Costruzioni teoriche condussero alla nascita della moderna Termodinamica. “Stupendo praticone”, Maxwell affiancò sempre l’esperienza del Laboratorio, l’intreccio escludeva qualunque minima  distanza tra Fisica teorica e Fisica sperimentale, considerate due insiemi omogenei e compatti: ne fanno fede il prestigioso incarico di direzione della costruzione del Cavendish Laboratory di Cambridge, con susseguente cattedra di Fisica sperimentale ivi affidatagli.

1)Foto di fulmini e disegno;

2)Sperimentalismo fotografico, immagini realizzate senza l’ausilio della fotocamera;

3)Intrecci, olio su mattonella. Delle immagini di Maxwell e della prima fotografia a colori, con copyright.