Proverbi Africani: la discrezione

Padre Oliviero Ferro
Gli africani credono che la discrezione nelle parole e negli atti preservi la vita da molti pericoli. L’uomo discreto, per la sua prudenza e la sua riservatezza, sa mantenere il segreto e quindi protegge sé stesso e protegge gli altri. L’uomo discreto merita più fiducia del chiacchierone. E allora via con i proverbi. I Bantandi del Congo RDC dicono (interessante). “Ingoia una parte nella saliva e buttane fuori un’altra” (si consiglia di parlare, ma anche di saper tacere). Questo va bene non solo per i giornalisti, ma anche per quelli-e dei campielli e i leoni di tastiera (che amano spettegolare e le bufale) “prima di ingoiare, devi masticare” (prima di divulgare una notizia, verifica bene la sua fondatezza), così consigliano i Vakaranga del Mozambico. E uno simile dei Toucouleur del Senegal “Ciò che il ventre può mantenere, non sarebbe mantenuto dalla bocca” (si consiglia di maturare i problemi, prima di divulgarli). C’è anche chi si fa i fatti degli altri, che vuol sapere (anche in modo morboso) le ultime notizie dei Vip e di quelli del quartiere (come nelle commedie di Goldoni). A loro ben si adatta questo proverbio degli Agni della Costa d’Avorio “ciò che non è di casa mia, non lo so nascondere” (insomma quando uno è poco discreto su ciò che non lo riguarda).
Naturalmente è ben visto, chi sa mantenere il segreto, tenere la bocca chiusa “ciò che uno mantiene nel corpo, non puzza” dicono i Kossi del Camerun. Per conoscere qualcuno, bisogna farlo parlare, così si può capire qualcosa di lui. E’ il semplice consiglio che danno i Gà del Ghana “E’ dalle parole che si penetra nei pensieri di un altro”. Già lo diceva il vangelo “quello che è nascosto, verrà presto alla luce”. Ed quello che ci ricordano gli Hutu del Rwanda “Le mura hanno orecchi” (non c’è discrezione assoluta. Si finisce sempre, col tempo, per sapere quello che era stato nascosto). Bisogna stare attenti a come si parla. Ci ricordiamo della penitenza che diede s.Filippo Neri a una donna che pettegolava troppo: andare a raccogliere le piume di una gallina che lei precedentemente aveva spiumata per tutta Roma. Naturalmente non riuscì a farlo. E sono sempre i Toucouleur del Senegal che ci ricordano che è meglio il silenzio assoluto in certe situazioni, perché una volta proferita la parola, è difficile riparare.
“La parola è come l’acqua che scorre: non si raccoglie mai con le dita”. Naturalmente in Africa c’è un sistema di comunicazioni che arriva dappertutto, senza bisogno di internet. Le notizie circolano velocemente.  Per gli africani la parola, che rivela il cuore, è più importante delle azioni (che a volte possono essere ipocrite). Ed è quello che pensano i Tutsi del Burundi “Una parola uscita dalla bocca attraversa molto rapidamente le montagne”. Ecco due proverbi simili: “la gallina suda, ma nessuno lo vede” (si raccomanda la discrezione anche nelle circostanze difficili) dicono i Dida della Costa d’Avorio. E “Il fondo della barca non dice mai ciò che sta in fondo all’acqua” (non raccontare i segreti delle persone che vi sono intime) è il consiglio dei Douala del Camerun. Eccone un altro molto interessante. “Non fare della zappa ricevuta un campanile” dicono gli Ibo della Nigeria (non fare pubblicità dei regali ricevuti. Non aprirlo subito e fare dei commenti. Non farà piacere a chi te lo ha offerto). E terminiamo con questo molto attuale “Si ripara il buco di un vestito e non il buco della bocca” (si mette in guardia chi parla troppo; perché commette errori difficilmente riparabili) è l’ultimo consiglio dei Bayombe del Congo RDC.