Proverbi Africani: il Coraggio

Padre Oliviero Ferro
Che cosa è il coraggio? Due elementi lo caratterizzano: la capacità di superare la paura ed affrontare i più grandi pericoli; dall’altra, la capacità di sopportare le sofferenze e di mostrare pazienza e fermezza dinanzi alle avversità. Questo è il primo aspetto che ha contribuito a fare del coraggio una delle virtù riconosciute in ogni civiltà e specialmente in quella africana. Si riconosce volentieri il carattere coraggioso in un uomo che, dal suo atteggiamento e comportamento in seguito ad una disgrazia considerevole, oppure quando viene a trovarsi in situazioni estreme, mostra tranquillità, resistenza e lotta per uscirne. Esistono il coraggio fisico (quello del soldato che va all’assalto in guerra, malgrado ogni pericolo e dolore), il coraggio psichico (per esempio, la risolutezza nell’agire malgrado il rischio di perdere i propri averi), il coraggio intellettuale (quello di difendere da solo una tesi contestata dagli altri), il coraggio religioso (quello dei martiri e dei santi o degli uomini di fede). Il coraggio deve essere considerato come una virtù pubblicamente eroica. L’attributo di coraggioso non è un fatto privato.
Ci sono comportamenti che vengono lodati come eroici e coraggiosi, in un certo contesto; in un altro, gli stessi comportamenti possono essere giudicati altrimenti. Il coraggio è capacità di difendere la propria vita e quella degli altri e gli interessi del proprio gruppo. C’è da notare che sembra una virtù solo maschile. Ma mi permetto di aggiungere che ho visto tante mamme africane, che io definisco coraggiose per come affrontano i problemi familiari, come portare avanti la famiglia e il benessere dei figli, come si alzano presto al mattino per andare a lavorare, come sanno rinunciare anche al cibo per nutrire i figli. E come, spesso succede, vengono abbandonate dal marito, perché hanno avuto pochi figli o il marito ha deciso di sceglierne un’altra, sotto pressione della famiglia, e ,nonostante tutto, hanno il coraggio di sorridere, accettando e lottando per la vita.
Certo, per raggiungere gli obiettivi della vita, occorre una buona dose di coraggio e perseveranza. E coraggiosi non si nasce, ma lo si diventa tramite i successi nelle difficoltà. Il coraggio è quello di una madre, provata dalla perdita di uno dei suoi cari. Esiste il coraggio del guerriero. Il coraggio del capo villaggio deve essere diverso dal coraggio di qualsiasi paesano. Coraggiosi si nasce, ma anche si diventa. Ed ora ecco alcuni proverbi. Partiamo dai Mangbetu del Congo RDC “Chi è pronto a morire, diventa ferocemente cattivo” (chi si crede perduto, si difende con il coraggio della disperazione). Quando si è in estrema difficoltà, non si ha più paura di niente. E’ quello che ci ricordano i Luluwa del Congo RDC, dicendo “Il cadavere non ha paura di guastarsi” (chiunque sia già nei guai, non ha più paura del peggio). Si invita a mettere tutto se stessi per affrontare le prove, come dicono i Mamoun del Camerun “Se gli occhi del gufo t’intimoriscono, non lo potrai mai mangiare”.
Naturalmente non basta essere coraggiosi a parole, fare il leone che urla nel deserto, quando non c’è nessuno. E’ nei fatti concreti che si vede fino a che punto si ha coraggio. Così dicono gli Hutu del Rwanda “Colui che vanta il proprio coraggio, accompagnalo alla battaglia e mettilo alla prova”. E i Tutsi aggiungono “il giorno che si leva e si conclude, prova l’uomo bravo”.