Cresce il vuoto dei valori italiani

Giuseppe Lembo

La storia italiana non va assolutamente dimenticata; non va cancellata dalla memoria collettiva. Non va negata al futuro di quelli che verranno che hanno bisogno, come non mai, di conoscere il loro passato, anche se disperatamente triste. A questo passato triste, appartiene un “caso eccellente” della storia italiana. Un grave caso italiano sul quale si richiede oggi e sempre più, un’attenta e saggia riflessione, sia di insieme che da parte di ciascun italiano che ama questo nostro Paese, dalle tante risorse umane e dai saperi infiniti, unitamente alle infinità dei suoi crescenti e diffusi mali che vengono da lontano e chiedono di essere risolti per evitarne l’incancrenimento ed una crisi italiana senza ritorno. Nel novero dei mali d’Italia ce n’è uno che rappresenta una grave piaga aperta, per tutti gli italiani. La morte violenta dello statista, dello studioso e del politico Aldo Moro, è in sé una grave sofferenza italiana. Una sofferenza italiana di cui tanti ancora non sanno darsene una ragione. Il 9 maggio è stato l’anniversario della sua morte. Il 9 maggio, dell’anno 1978 le Brigate Rosse lo massacrarono senza una ragione, un “innocente d’Italia”, che veniva così consegnato alla storia italiana, come un MARTIRE ITALIANO; dopo essere stato crivellato di colpi, veniva restituito alla famiglia dentro una Renault 4 rossa. È importante, è assolutamente importante approfondire le cause ancora sconosciute del perché italiano dell’uccisione, da parte delle Brigate Rosse, di Aldo Moro, un grande statista italiano, vittima del “fare politica” riferita alla Democrazia Cristiana che non piaceva al brigatismo rosso italiano, fatto da proletari armati che vedevano, come unica soluzione italiana, la violenza ed i crimini politici e non l’assolutamente necessaria via maestra di saggia umanità per conquistare l’Italia alla “libertà di popolo”. Si trattava, purtroppo, di una vera e propria follia omicida che, per lunghi anni, ha insanguinato l’Italia, facendo delle Brigate Rosse, una triste forza della violenza italiana che non portava assolutamente da nessuna parte. Quello di Aldo Moro è ancora e forse per sempre, un mistero italiano senza verità. Una data politicamente tragica per l’Italia che coincide, tra l’altro, con la morte di un altro “martire italiano”. Un martire di mafia; Peppino Impastato, il suo nome, ucciso in Sicilia nello stesso giorno e nello stesso anno in cui a Roma veniva “martirizzato” lo statista italiano Aldo Moro. Peppino Impastato era il figlio di FELICIA, una mamma coraggio che andava dicendo “La mafia non si combatte con la pistola, ma con la cultura”. Ricordare Peppino Impastato insieme ad Aldo Moro fa bene all’Italia; fa bene alla memoria degli italiani, nei cui scenari, le Brigate Rosse e la loro violenza, sono un pesante e triste ricordo italiano, con un martire politico dal nome di Aldo Moro, assolutamente da non dimenticare; in quanto “padre della Patria”, il suo pensiero e le sue sagge testimonianze sono una saggia guida del nuovo italiano. Aldo Moro e Peppino Impastato non sono morti invano. Sono martiri italiani, a cui gli italiani, con grande rispetto, devono inchinarsi, raccogliendo con la dovuta saggezza, il loro pensiero/testimonianza. Purtroppo, sono queste, con tante altre, le tristi vergogne italiane; vergogne da non cancellare, da non negare, ma su cui riflettere; su cui saggiamene riflettere. Perché Aldo Moro? La risposta è tutta, in quella lettera/testamento di addio alla moglie, in cui lo statista condannato a morte, certo che tanto sarebbe avvenuto, alza il dito accusatore ed in modo forte dice all’Italia che il suo è un martirio dovuto e conseguente alla presenza della DEMOCRAZIA CRISTIANA, una forza politica italiana primaria nel governo del Paese; una forza politica, vista come nemica da quelle Brigate Rosse che, ritengono, per punirla, utile e necessario massacrarne in modo drammatico e violento, uno degli uomini più importanti. Di massacrarne, come “reo dei mali d’Italia” Aldo Moro, statista italiano, colpevole dell’appartenenza ad una parte politica italiana la DC, considerata una classe politica padrona unica dei lavoratori e responsabile dei tanti mali d’Italia. Mio obiettivo principale, è prima di tutto, quello di valutare le testimonianze di vita, compagne di viaggio dello statista Aldo Moro nel suo lungo percorso umano/politico, fino alla tragedia italiana della sua morte violenta. Andava ripetendo spesso a se stesso ed agli altri “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi”. Ricordare Aldo Moro è un dovere italiano di tutti Noi. Aldo Moro vivrà ed in maniera determinata nell’Italia del nostro tempo. Vivrà anche nell’Italia inconcludente e politicamente orfana di statisti. Con disperata sofferenza nel cuore, ALDO MORO, rivolgendosi agli italiani, in modo saggio, pronunciò la frase fortemente profetica “Questo Paese non si salverà e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se non nasce un nuovo senso del dovere”. L’Italia è oggi nelle condizioni profetiche di Aldo Moro.