Cultura per sviluppo socio/economico territorio

Giuseppe Lembo

Il turismo e la cultura, permettono di conoscere genti e luoghi diversi; permettono, altresì, di ragionare con gli altri. Usando le radici e la riflessione, è possibile guardare al futuro con fiducia. La cultura va promossa attraverso Convegni e  Seminari tecnici, attraverso cui affrontare i temi dei beni e delle attività culturali, del management dei beni e delle istituzioni culturali, dei Musei, delle Gallerie d’arte moderna e contemporanea, dei flussi turistici legati ai beni culturali ed ambientali, per lo sviluppo del territorio. La cultura va promossa e diffusa, utilizzando la figura dell’operatore culturale e di esperti in scienze delle comunicazioni; l’azione della comunicazione è particolarmente importane per la valorizzazione e divulgazione dei beni e delle attività culturali. Va aperto e con urgenza, un ampio dibattito per la valorizzazione e la divulgazione dei beni culturali che hanno una stretta connessione con le attività culturali ed il territorio. L’educazione ai beni culturali, all’ambiente, al territorio, richiede una forte presenza delle istituzioni pubbliche, con interventi formativi organici ed efficaci. L’investimento delle risorse per la promozione della cultura e dei beni culturali, è un investimento di grande rilevanza; i risultarti che ne conseguono, sono superiori ad ogni iniziativa. Purtroppo al Sud e nella nostra Regione, dove le Amministrazioni sono in continuo affanno per la gestione degli interventi ordinari, per assicurare i servizi primari al cittadino, si sacrificano con disinvolta facilità, le risorse per la cultura. La maggior parte dei bilanci comunali non destina risorse per la cultura, che è considerata un “bene di lusso”, di non uso comune.Per lo sviluppo del territorio e la crescita culturale della gente, nel nostro Paese, a partire dagli anni novanta, si è inaugurato il nuovo corso della cultura del decentramento; due leggi di riferimento: la 142 e la 241; sono entrambe del 1990. Purtroppo, successivamente all’entrata in vigore delle due richiamate leggi, è mancato un adeguato processo di qualificazione professionale capace di esercitare con competenza e professionalità le nuove funzioni conferite agli Enti territoriali, corrispondendo così, con la dovuta celerità ed efficacia, alle richieste di cambiamento e di sviluppo, da parte dei cittadini. Per ricomporre la frattura fra le “due Italie”, per garantire l’unità e la coesione dell’identità nazionale, occorre affrontare e risolvere i problemi politici, economici e soprattutto dei ritardi culturali del Mezzogiorno d’Italia.  Il Sud, in modo diffuso, attraverso “politiche qualificate” che devono essere politiche dalle profonde radici culturali, deve recuperare una sua autonoma capacità di crescita e di sviluppo socio/economico. Attori primari della politica culturale sono: i Comuni, le Associazioni e lo Stato. Le Associazioni culturali hanno l’importante compito di amplificare l’azione culturale dei poteri pubblici e con lo slancio spontaneo, contribuire allo sviluppo. Dalla cultura dell’oggetto (case, infrastrutture, strade, merci, capitali), privilegiata negli ultimi 30 o 40 anni, bisogna passare alla cultura del soggetto, funzionale soprattutto per instaurare legami per “vivere insieme” e per ricercare l’aspetto qualitativo della vita.