Venticano: ricordo nascita Rachelina Ambrosini

Giovedì 2 luglio alle ore 19, nel giardino di casa Ambrosini, sarà celebrata una Santa Messa a ricordo della nascita di Rachelina. La funzione religiosa sarà officiata da don Armando Zampetti, parroco di Venticano. In caso di pioggia, nella vicina Chiesa Badiale di Santa Maria e Sant’Alessio.

Rachelina Ambrosini, una vita accanto agli ultimi 

La storia dei Santi è ricca di episodi che non hanno tempo, età. Migliaia sono le testimonianze che giunte da tutto il mondo e che confermano la fama di Santità della Venerabile Rachelina Ambrosini. Eppure è la semplicità il dono più grande che si può offrire quando si arriva al cospetto del Signore, la chiave d’ingresso alla porta della vita eterna. Essere stati eroici nel difendere e promuovere le virtù donateci al momento del Battesimo, Rachelina ha affrontato ogni prova, sempre con la carezza ed un sorriso.

Rachelina Ambrosini nacque il 2 luglio 1925 a Pietradefusi, un piccolo paesino della provincia di Avellino. Figlia unica del dottor Alberto e di Filomena Sordillo, fu il piccolo giglio che per breve tempo donò alla terra l’incanto del suo profumo. Volò a Dio nel pieno sorriso delle sue sedici primavere, ma pur così breve, la sua vita fu ricca di esempi di cristiane virtù. Pura e innocente come un angelo passò tra le difficoltà della vita, diffondendo la grazia del suo sguardo, la bontà del suo cuore. Prediligeva i piccoli, con i quali condivideva, in un tempo di pane nero, la sua merenda, affiancava gli umili nelle fatiche del quotidiano, rincuorava e ascoltava i poveri cui manifestava ogni forma di carità. Più volte furono le apparizioni della Madonna, e Sant’Antonio le presagì la prematura morte. A Roma, nella città eterna che ella aveva sempre sognato perché centro della Cristianità, un male breve, ma ribelle, la strappò all’amore immenso dei suoi cari dei quali era l’unico fiore. Con fede profonda e ardente si fece trovare preparata, e il piccolo candido letto fu il testimone dei suoi dolori che ella, a somiglianza del Salvatore Divino, seppe sopportare con cristiana fermezza. Il 10 marzo 1941, Rachelina, dopo aver ricevuto col fervore più intenso il suo Gesù, si addormentò, lasciando ai presenti nella stanza dell’ospedale dove era ricoverata, un intenso profumo di giglio. Il suo corpo riposa nella Chiesa di Santa Maria e Sant’Alessio in Venticano; l’8 luglio 1995 si è chiuso il processo Diocesano di Canonizzazione e aperta la Causa di Beatificazione in Vaticano. Il 10  maggio 2012, Papa Benedetto XVI, ha proclamato Venerabile Rachelina Ambrosini; il 3 dicembre 2017, il Tribunale Diocesano di Benevento, ha chiuso il processo per la guarigione di una giovane donna per intercessione di Rachelina, con la consegna del “Transunto super miro” alla Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano.

Scritti tratti dal diario di Rachelina

“Molte sono le gioie della vita, ma una sola è la più bella, che nemmeno noi sappiamo a volte definire: la gioia del cuore”.

“Il denaro e la ricchezza non servono a nulla, quello che conta è la bontà del cuore”.

“Ama la vita come l’unico mezzo col quale potrai raggiungere una eterna felicità in Cielo; amala come dono di Dio, stringila con affetto anche se ha la forma di una croce, quanto più sarà penosa altrettanto ti sarà meritoria”.

“La sofferenza è come una mandorla amara. Tu la butti via, credi che sia finita nella fredda terra. Invece ripassando per quel posto, dopo alcuni anni, troverai un bel mandorlo in fiore”.

“Non cercare la felicità. Quaggiù non esiste, poiché l’uomo non fu creato per quaggiù. Cerca  la Pace, il grande dono di Dio, l’unica gioia che non si può godere nel male,  l’unica gioia perfetta che è frutto del bene. Cerca la pace con lo stesso ardore col quale lo stolto cerca di godere. La troverai nella sottomissione alla volontà di Dio, nella coscienza tranquilla, nell’adempimento scrupoloso dei tuoi doveri di cristiano e di cittadino. Non chiedere soddisfazioni materiali alla vita, ne saresti deluso poiché la vita è  un dovere che  dà più spine che rose, a chi vuol compierlo fedelmente. Ama la vita come l’unico mezzo col quale potrai raggiungere un’eterna felicità  in Cielo; amala  come dono di Dio, stringila con affetto anche se ha la forma di una croce: quanto più sarà penosa, altrettanto ti sarà meritoria!”

Rachelina Ambrosini

Segni di speranza

“Nel giardino di Rachelina un bel segno di speranza: la spontanea nascita di un giglio davanti la statua della Madonna. Un’emozione da condividere”.

Vedendo bene la foto, pare che il giglio sia spontaneamente spuntato tra le spine. Il che è tutto dire. Il giglio è il fiore della purezza ed è uno dei pochi simboli atavici rimasti ancora oggi nella celebrazione della Prima Comunione dei nostri ragazzi (almeno in alcune parrocchie).

E’ il fiore a cui fa riferimento Gesù, nel vangelo, quando invita i suoi a porre tutto nel cuore della Divina Provvidenza: “E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?” (Matteo 6,28-30).

E la venerabile Rachelina Ambrosini è stata appellata come “il giglio dell’Irpinia”. D’ altra parte  non poteva essere individuata meglio, considerando la sua breve ed intensa esistenza, spesa nell’amare tutti con la purezza e la semplicità dei piccoli.

Semplicità e purezza, insite in quel fiore, hanno segnato quella giovinetta di Venticano che, al passaggio dei tanti poveri sulla strada costeggiata dal Palazzo Ambrosini, usciva e distribuiva quanto aveva, con amore e senza tornaconti.

Il giglio fotografato è davanti alla statua della Madonnina che campeggia nel giardino del palazzo e il legame tra Maria e Rachelina è stato straordinario e testimonia purezza e semplicità.

Il tutto è condito dalle spine: quelle della malattia che colpì la giovinetta e la sua famiglia, vissuta in profonda fede che non è banale rassegnazione ma offerta sacrificale. Ed è in questa offerta la speranza, di cui quel giglio è segno: non la banalizzazione “dell’andrà tutto bene” ma lo sforzo quotidiano di costruire relazioni d’amore e di dono, cercando sempre di fare il bene e di farlo bene. Quanta verità nelle parole di Rachelina: “La sofferenza è come una mandorla amara: la butti via ma poi passando di là vedi spuntato un fiore”. E chissà se quel fiore spuntato non sia  proprio  un candido giglio.

Che la studentessa santa, giglio dell’Irpinia, continui ad alimentare questa speranza con la dolcezza, sofferta, del suo sorriso.

Mons. Mario Salerno

Alcuni pensieri dedicati a Rachelina

“Rachelina implori per noi di essere luoghi santi dove attecchisca e prepari la sua incantevole spiritualità”. S.E. Mons Serafino Sprovieri, Arcivescovo di Benevento.

Alcuni anni fa venne a trovarci in fondazione il Vescovo di Conversano, Mons. Padovano. Conosceva bene la storia della ragazza, e visitando i luoghi dove era vissuta si  trattenne  lungamente, da solo, in giardino. Al momento del pranzo, preparato dalle suore presenti, volle dire alcune parole al riguardo il Signore e di come attraverso semplicità e persone piccole si manifesta. “Vi siete mai chiesti perché tutte le foto che raffigurano Rachelina, la presentano sempre con il grembiule? Il grembiule è simbolo di servizio, farsi servi del prossimo, ed è così che dovrà essere conosciuta, ricordata, una Serva di Dio, che pur potendo chiedere ogni cosa ai suoi genitori, ha scelto di restare umile e dare tutta se stessa per i piccoli della terra”.

La delizia della sua figura risiede nella inconsapevolezza di sé. Rachelina è buona e non lo sa. Umile e pura, riversa intorno una fragranza squisita e non la sente. Unisce innocenza e bellezza, incanto su incanto, avvolta dal silenzio di Dio.” di Lorenzo Michele Cattaneo, presidente emerito dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche

“Rachelina, il sorriso in una foto di una bambina dai capelli mossi, destinata a restare per sempre bambina fra i bimbi del mondo; una “piccola donna” che riscopre il senso della vita nella gioia stessa di viverla malgrado la malattia che le tarpa le ali; l’amore di una coppia di genitori che va oltre il dolore per la perdita più dura e si fa mattone di un progetto di solidarietà a favore dei più deboli; la testardaggine e l’umile coraggio di chi continua a mettere i mattoni uno sull’altro, unendo mani e paesi” di Mirella Antico.

“La luce della fede in Cristo Gesù nel cuore, il sorriso negli occhi puri, la dolcezza nello sguardo, in una parola Rachelina Ambrosini, mia compagna di viaggio ogni giorno. Così si manifesta l’abbraccio di Dio per noi” di Patrizia de Mascellis.

“Rachelina, quante volte passiamo davanti ciò che desideriamo e non lo vediamo. Il tuo volto narra la serenità e la limpidezza di chi ha fatto abitare Cristo nel cuore. Aiutaci a non guardarlo con la stessa colpevole indifferenza con cui osserviamo il creato. Così cercheremo e troveremo”. di don Alfonso D’Alessio, parroco.

Rachelina, volle a tutti i costi tenere stretta tra le sue piccole manine la candela accesa, segno di verità per camminare con Dio, protetta dal suo fascio di luce. Bene, Rachelina è testimone luminoso per noi giovani, facciamo in modo di farla conoscere a quanti possano trovare in lei un modello e non stanchiamoci mai di parlare del bene della vita”. Cosimo Dima, studente, ricorda un episodio accaduto nel giorno del battesimo di Rachelina.