120 giorni di trattative scolastiche per salvare il Paese, ultime battute: Governo e Opposizione se ne assumeranno responsabilità

Suor  Anna Monia Alfieri

E’ sconfortante dover ripetere sempre le stesse cose ma è doveroso, perché ne va della vita della Nazione. Ho però pensato di condividere i 120 giorni di trattative che ha visto la più ampia partecipazione di tutto il comparto civile, per fornire al Governo soluzioni e la più ampia maggioranza politica. L’epilogo sarà scritto nei prossimi giorni e questa vicenda segnerà la storia della scuola italiana e del Paese.

Ecco perché non possiamo cedere alla tentazione di arrenderci. Lo abbiamo detto al Governo con tutti gli strumenti di diritto e di economia; da più parti sociologi, economisti, giuristi, sindacati, uomini e donne di scuola hanno detto che la Nazione oggi ha bisogno delle 40 Mila scuole statali e delle 12 Mila scuole paritarie per permettere agli 8 Mln di studenti di rientrare in classe a settembre.

Cose impensabili … cittadini, onesti contribuenti che hanno responsabilità, impegni, paure, ansie, dedicano ore della notte e del giorno a produrre soluzioni, proposte, ricerche, a dare quello che si direbbe un piatto di portata pronto, ben cucinato, da servire subito… ma il cameriere che è pagato per farlo, che fa? Prende il piatto, lo scaraventa coscientemente per terra e poi dice: scusate.

Cittadini che si rendono artefici della più ampia maggioranza numerica e politica per salvare la scuola: e il Premier che fa? Ignora questo secondo piatto di portata e lo scaraventa per terra insieme al primo.

Spregio dei cittadini che continuano in modo generoso a servire la Repubblica, forti del pensiero di Kennedy: “non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese” e vanno avanti a proporre soluzioni.

Le linee guida sono state presentate dal Premier Conte e dalla Ministra Azzolina in una diretta abbastanza surreale, non solo per quell’ora di ritardo rispetto alle ore 16.30 indicate, o per le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi – ormai è consuetudine – ma per una modalità alla talk-show maniera. Notizie approssimative (il fantomatico appartamento a Scampia), dichiarazioni che parlavano più alla pancia che alla testa – il gieffino Casalino, che gestiva le domande rivolte dai giornalisti, ci ha fatto dubitare se la diretta fosse da Palazzo Chigi o dalla casa del grande fratello – hanno lasciato a tutti questa sensazione: molte idee, troppo confuse, nella tipica modalità dell’ “arrangiatevi: noi, alla Ponzio Pilato maniera, ce ne laviamo le mani”. Rimando a quanto ho scritto per NBQ.

In estrema sintesi si dirà che è colpa dell’incapacità dei dirigenti scolastici di gestire le scuole in autonomia e dei docenti che a luglio ed agosto sono andati in vacanza, diritto di cui non possono beneficiare visto che erano a casa da febbraio. Oltre al danno, la beffa.

Ecco che ora si impone una sintesi delle trattative di questi 120 giorni, non solo per dire “Pierino, la mamma ti aveva detto che se tocchi il ferro caldo ti ustioni: ora arrangiati”, ma anche perché vi sia una memoria scritta, semmai bisognerà rispondere nelle aule per “disastro procurato”, “risarcimento danni” ecc… ma soprattutto perché giunge il momento in cui non si può continuare a lavare la coscienza di chi, come la classe politica, è pagato dai cittadini per fare semplicemente il proprio dovere e pensa di cavarsela con l’immunità oggi, con le promesse in vista di una imminente campagna elettorale e con cittadini che, stremati, non reagiscono più. La sorpresa è che i cittadini, in queste ore, resistono ad oltranza.

 

Il Governo è al solito bivio:

RACCOGLIERE un patrimonio senza precedenti di studi, ricerche, trasversalità civica e politica (tutte le forze politiche sono d’accordo, i 5 stelle bisognerà che spieghino ai cittadini perché vogliono condannare la nazione a non ripartire) e agire secondo queste soluzioni di buon senso:

–        approvare i 7 emendamenti e, in particolare, quello relativo alla detraibilità integrale del costo delle rette versate dalle famiglie alle scuole pubbliche paritarie nei mesi di sospensione della didattica, con tetto massimo di 5.500 euro (che poi è il costo standard di sostenibilità per allievo). Oltre alla detraibilità integrale delle rette, due altri provvedimenti sono necessari: 1) fondo straordinario alle scuole paritarie per scontare la retta pagata in tempi di Covid-19; 2) esonero dal pagamento dei tributi locali per il 2020 causa emergenza Covid-19. Infine, si invita il Governo a siglare patti di comunità con le scuole paritarie, utilizzando le 40.749 sedi scolastiche statali e le 12.564 sedi paritarie per consentire agli 8.466.064 studenti di ritornare in classe in sicurezza. 

–        raccogliere l’ennesima proposta delle scuole paritarie che riporta con dovizia di dati Avvenire del 28.06.2020, che riprende “l’esperienza realizzata a Milano nel 2013 dalla Giunta Pisapia per aggredire le liste d’attesa delle scuole materne. Allora, il sindaco decise di assegnare un voucher di 2mila euro alle famiglie, da spendere per “acquistare” il servizio dalle materne paritarie. Allo stesso modo, sottolineano madre Yvonne Reungoat, e padre Luigi Gaetani, presidenti di Usmi e Cism, oggi lo Stato potrebbe pensare di assegnare una quota capitaria alle famiglie del 15% degli allievi che non trovassero posto nella scuola statale, di 5.500 euro, pari al costo standard di sostenibilità per allievo”.

  1. DISPERDERE questa ricchezza e condannare il Paese Italia a pagare 12 Mld di euro, per far ripartire (monca) la Scuola di Stato di Monopolio (i regimi, come l’ideologia, hanno il loro costo) e condannare cittadini stremati dal covid-19 e dalla crisi, sotto il peso di tasse che li schiacceranno; l’augurio è che il suicidio non sia la scelta obbligata per i disperati.

A questo punto si confermerà, come andiamo dicendo, che la scuola non riparte e quindi quel milione e 600 mila allievi non raggiunti dalla Dad si triplicherà; quei 300 mila allievi disabili che vivono in condizioni di isolamento regrediranno sempre più; nel centro sud si consegneranno i ragazzi alla mafia e alla camorra; le donne lasceranno il lavoro per curare i bambini più piccoli; non ripartirà la scuola e quindi non ripartirà la Nazione. Ma avremo il colpevole.

Dopo questa memoria non potremo certamente dire che la colpa è dei dirigenti, dei sindacati, dei docenti, dei gestori, delle regioni ….

Premier Conte: Lei che disse di essere l’avvocato del popolo. Lo aiuti, allora, perché è disperato: Lei sa bene che le coperture finanziarie ci sono, gli edifici scolastici ci sono, non c’è nulla da inventare.