Racconti Africani: non distruggere quello che hai costruito

Padre Oliviero Ferro

Un uomo, vedendo i suoi figli mezzi morti di fame, prese le sue reti e la sua fiocina e se ne andò lontano a pescare. Arrivato vicino al fiume, costruì subito un riparo, una capanna. Poi, per cinque giorni, prese dei pesci in tale quantità che i suoi panieri furono pieni. Li seccò con cura e si preparò a rientrare a casa sua. Ma, prima di partire, si chiese: “Devo lasciare qui questo riparo che ho costruito? Perché un altro deve approfittare del mio lavoro?” Lo distrusse con dei grandi colpi di machette e, prima di andarsene, fece i suoi bisogni. Poi rientrò a casa sua dove fu accolto bene. Si mangiò del pesce a sazietà…Ma, molto presto, le provviste finirono e i suoi figli ricominciarono a lamentarsi: “Papà, ritorna al fiume dove li hai pescati. Ormai dappertutto il pesce si faceva raro”. E così vi ritornò. Appena arrivato vicino al fiume, scoppiò un violento tornado, prima che avesse avuto il tempo di tagliare qualche ramo per costruirsi un riparo. Allora corse alla capanna che aveva lasciato. La trovò tutta distrutta e con un odore nauseante. Lamentandosi contro la sfortuna, passò tutta la notte sotto la pioggia, rimpiangendo di aver distrutto quello che aveva costruito.

Come dice il proverbio: “Quando abbandoni il riparo di caccia, non farlo diventare un gabinetto, un WC”. (quindi: quando lasci una riunione, una casa, un luogo dove tu hai abitato, non lasciare che dei buoni ricordi. Così, tu sarai sempre accolto bene. E pure: questa capanna che abbiamo costruito nella foresta, quando tu l’abbandoni, lasciala pulita bene per te, se ci ritornerai, oppure per gli altri che saranno felici di utilizzarla).