Roma: Covid-19 Farmacisti, richiesta abolizione Esame di Stato

Io Alfredo Del Giudice, rappresento in questa sede l’AFCI (Abilitazione Farmacia e Ctf Italia), movimento nato da dottori in farmacia e ctf (non abilitati) per sostenere l’emergenza coronavirus e sopperire alla carenza di farmacisti sul territorio nazionale.

L’AFCI è a sostegno dell’On. Alessandro Melicchio (M5S), che già nei giorni scorsi ha depositato una domanda alla CdD al DL “Cura Italia” per l’inserimento dell’abolizione dell’esame di stato per i farmacisti.

L’emergenza coronavirus ha colpito anche la classe dei farmacisti: si contano più di 800 farmacisti affetti da coronavirus e per il momento 13 morti. Questo ha portato alla chiusura di farmacie rurali (poichè senza personale), e ha lasciato il cittadino senza un presidio per la salute importante in questa emergenza in determinate province.

Il farmacista è impegnato in prima linea nella lotta contro il coronavirus come fonte d’informazione pubblica sulla salute e la sicurezza, per un primo controllo dello stato di salute del paziente, e spesso come filtro per il soggetto affetto da coronavirus.

Perché abolire l’esame di stato in farmacia?

●       Rispondere tempestivamente alla carenza di farmacisti sul territorio nazionale, snellendo l’accesso alla professione, rendendo la laurea abilitante.

●       Il farmacista è parte attiva nell’emergenza covid-19.

●       La laurea in Farmacia e ctf prevede un periodo minimo di 6 mesi di tirocinio obbligatorio da svolgere in una farmacia, questo prepara lo studente all’inserimento nel mondo del lavoro.

Il laureato, quindi, ha gia tutte le competenze sufficienti per intraprendere la professione e l’esame ormai è una pratica onerosa e formale.

●       L’eventualità dello svolgimento dell’esame di stato tramite forme telematiche ridurrebbe il valore dello stesso, di per se ormai obsoleto e superfluo.

L’esame di stato fu inserito nel 1958 e non è mai stato revisionato, oggi infatti è una banale formalità: nel 1958 il tirocinio era inserito nella fase post-laurea, mentre l’esame avveniva dopo averlo concluso.

Esame di stato per farmacisti al tempo del COVID-19:

●       Elevato rischio di contagio, a causa di un assembramento inevitabile all’interno degli atenei, e anche degli spostamenti tra le regioni che avverrebbero per sostenerlo da parte dei fuori sede.

La parte dell’esame relativa alle 2 prove pratiche, che prevedono l’utilizzo di strumenti condivisi e operazioni dove mantenere la distanza di 1,80 m, prevista nella Fase 2, diventa quasi impossibile.

●       Versamento di tasse onerose: spesa che graverebbe significativamente sul bilancio familiare di lavoratori a partita Iva, in cassa integrazione (che non arriva) e perfino lavoratori sommersi. Questo costringerebbe un aspirante abilitante a subire un’ingiustizia sociale, rinunciando a partecipare all’esame di stato, e quindi negandogli il diritto a un lavoro importante per il periodo che stiamo vivendo. Quindi anche una perdita per il paese stesso.

●       Impossibilità di partecipare a corsi di preparazione pubblici e non, che preparano dottori in farmacia e ctf a sostenere l’esame di stato, in quanto probabilmente verranno cancellati.

●       Generazione di stati di panico e agitazione per alto rischio contagio che potrebbero compromettere l’esito dell’esame.

●       Allungamento delle tempistiche, facendo così perdere la prontezza di intervento durante l’emergenza: siamo farmacisti bloccati ai posti di partenza, pronti ad aiutare il paese il prima possibile. L’esame di stato è l’unico ostacolo formale tra noi e il lavoro in una farmacia che necessita di un ricambio del personale il prima possibile.


 Alfredo Del Giudice