La voce e la Vita della Chiesa: Giornata memoria del Popolo Armeno

Diacono Francesco Giglio

Il pensare ad  mondo in cui non vi siano più confini e barriere e poter vivere in pace con tutti gli esseri viventi sulla terra, potrebbe sembrare una utopia, ma per fede noi crediamo che Dio abbia messo nel cuore degli uomini e delle donne di tutti i tempi il desiderio della fratellanza. Dono questo, che però, spessissimo è stato messo al bando da quanti nel corso dei secoli hanno pensato solo al potere, al comando, al dominio calpestando e violando il diritto alla libertà e alla dignità dei figli di Dio. Quante vite umane, quanti uomini e donne sono stati deportati, resi schiavi, uccisi e quante popolazioni sono state soggette a pulizie etniche, soprusi, violenze in nome di ideologie aventi alle fondamenta la finalità di riformare gli Stati donandogli una veste tipicamente nazionalista, incentrata sulla omogeneità etnica e religiosa.

A questi avvenimenti, accaduti nel corso del secolo scorso in diverse parti del mondo, è stato dato il nome, coniato in occasione della Shoah del popolo ebraico, di “genocidio”. Questi raccapriccianti fatti non riguardano solo i singoli popoli ma l’intera umanità per cui è nostro dovere non solo mostrarci indignati o pronti a denunciare moralmente questi delitti quanto adoperarci a far memoria di quanto accaduto e impegnarci con tutte le forze a creare una società in cui tutti si sentano cittadini del mondo e costruttori di una nuova civiltà: quella dell’amore, del reciproco rispetto e della fraterna convivenza.

Per questi motivi oggi come cristiani, uomini di pace e amanti della libertà non possiamo non ricordare quanto avvenuto tra il 1915 e il 1916 e cioè la deportazione e l’eliminazione degli Armeni per opera dell’Impero ottomano. Questa dolorosa e sanguinosa pagina della storia è passata sotto il nome di “genocidio armeno, olocausto degli armeni o massacro degli armeni”. La terminologia usata serve a farci comprendere quanto sia inaccettabile il pensiero che un popolo alzi la mano contro un altro popolo ignorando il concetto universale della fratellanza umana. Piange il cuore al solo pensiero che questo atto ha determinato la morte di circa un   1.500.000 persone.

Purtroppo la storia ha annoverato nei suoi annali il ripetersi di tali eventi e ieri come oggi il mondo è ancora scosso da simili atti contro altre etnie. Possa questa giornata riaccendere nei cuori degli uomini di buona volontà, la consapevolezza, che uccidere un fratello o una sorella, per qualsiasi motivo  è “un peccato contro Dio e contro l’umanità”.

 Inizio del Ramadan.

Quest’anno dalla sera del 23 aprile a quella del 23 maggio, secondo la pratica islamica, ha inizio il digiuno (Sawm) prescritto nel Corano (Libro Sacro dell’Islam) e rivelato a Maometto. Questa ricorrenza è uno dei Cinque Pilastri dell’Islam e il digiuno è un precetto religioso (Fard). Il mese del Ramadan (nome del nono mese dell’anno lunare mussulmano) varia annualmente perché il calendario islamico si differenzia da quello solare e quindi il calcolo del mese e della stagione è variabile. Sono fisse però le regole da osservare: “astenersi dall’alba al tramonto, dal consumo di cibi e bevande, dal fumare e dalla pratica di attività sessuali, per tutta la durata del Ramadan; consumare sia il cibo che le bevande prima dell’alba (suhur) e dopo il tramonto (iftar); si richiede la recita delle preghiere, la lettura del Corano e un maggiore impegno nelle opere di bene e nella carità”.

Considerato che in Italia la presenza di mussulmani è di circa 2,5 milioni, e molti di questi risiedono da molto tempo nei nostri paesi e nelle nostre città, auguriamo a tutti loro di vivere una sereno Ramadan. Malgrado la momentanea difficile situazione ci auguriamo che come tutti possano superare questo momento carico d’incertezze e di preoccupazioni e possano insieme a noi costruire una società sempre più a dimensione umana nel reciproco rispetto e nella massima collaborazione.

foto secoloditalia.it