Racconti Africani: anche se piccolo, il bambino conosce tante cose

Padre Oliviero Ferro

Un uomo che aveva la moglie incinta, alloggiava in casa sua due fratelli: Musiwa e Idolwa. Sentendo di essere vicino alla morte, designò il più grande, Musiwa, come suo unico erede: “Io ti affido tutti i miei beni, in più devi vegliare sul bambino che la mia sposa sta per mettere al mondo”. Idolwa, che aveva ascoltato, si disse: “Perché non ho ricevuto niente? E’ a causa di questo maledetto bambino che non è ancora nato, che ho perso tutto”. Quando il suo benefattore morì, fece crescere in sé tanti sentimenti di gelosia. Quando venne il momento di mettere al mondo il bambino, la madre si recò nella foresta, come vuole la tradizione. Lei ci deve restare e custodire il bambino fino a che il cordone ombelicale sia caduto. Avendo saputo che il bambino era nato, Idolwa affilò la sua machette (coltellaccio) e si mise a controllarlo. Un mattino, quando la madre era andata al fiume per lavarsi, lasciando il bambino da solo, si precipitò, con l’arma in mano…Il bambino aprì gli occhi, lo guardò con calma e gli disse: “Zio mio, perché mi vuoi uccidere? Non sai che dopo di te sono io che trasmetterò il sangue dei nostri antenati?”. Meravigliato, Idolwa scappò via, lasciando cadere la sua arma in mezzo ai cespugli. Venne il giorno del rientro al villaggio. La mamma prese il bambino sulla schiena e, mentre annodava il suo pagne (vestito di stoffa) il bebè gli disse: “Mamma, portami, ma non passare per il sentiero, perché ci può essere una trappola”. La madre, sorpresa, gli domandò: “Da dove devo passare?”. Il bambino continuò: “Vedi questo alberello che c’è là; piegalo, ti farà da ponte”. Lo fece e di colpo arrivò davanti alla capanna degli anziani (dove si discutono i problemi del villaggio). E il bambino raccontò loro che nella foresta un uomo aveva cercato di ucciderlo. Si andò a verificare sul posto e uno degli anziani scoprì la machette persa dal proprietario che fu subito identificato. Tutti si arrabbiarono. Lo zio fu, sul momento, cacciato dal villaggio per non ritornarci mai più.

Come dice il proverbio “il bambino è un albero che cresce, diventerà adulto e là dove andrà, ci sarà la vita” (bisogna considerare i bambini come la vera ricchezza di una famiglia, di un villaggio, di una nazione. E quindi bisogna darsi da fare per costruire luoghi per aiutare i bambini a crescere bene: scuole, movimenti, luoghi di sport, ospedaletti…).