Arte: Angeli che distruggono epidemie

 Prof. Antonio Adinolfi

Nel Seicento e nel Settecento non si conosceva che la causa delle malattie epidemiche erano batteri o virus ma al popolo, quando tali malattie esplodevano, non importava. Importava solo che Dio provvedesse a farle cessare. Ma Dio, ci siamo chiesti in questi giorni, quando decideva di far cessare un morbo come si regolava? Agiva da solo o si serviva degli Angeli visto che molti dotti autori hanno scritto che Dio ed anche la Madonna, Regina degli Angeli, quando devono operare benefici in favore degli uomini si compiacciono di far eseguire agli Angeli le loro decisioni. Sappiamo che fu durante una processione di supplica alla Madonna che S.Michele apparve a Roma al papa Gregorio Magno sul Mausoleo di Adriano mentre rinfoderava la sua spada e che fu per ordine di Dio che l’arcangelo S. Raffaele fece cessare la peste a Cordova, in Spagna.

Sono due dei pochi esempi tramandati come interventi angelici in prima persona nella distruzione di malattie epidemiche ma bastano a far capire che non è poi tanto assurdo credere che gli Angeli facciano spesso questi interventi. Il popolo alla fine di un morbo epidemico ha ringraziato sempre la Madonna e i santi che ha supplicato perchè non ne fosse più afflitto. Cosa non buona, ma ottima. Gli artisti poi seguendo i sentimenti del popolo hanno poco raffigurato Angeli in lotta contro malattie; perchè però dimenticare gli Angeli? Diciamo francamente innanzitutto una cosa: non potevano scultori e pittori raffigurare Angeli come sterminatori di batteri e virus la conoscenza della cui esistenza è avvenuta in un tempo non tanto lontano. Potevano, tuttavia, questo sì, personificare malattie e mostrarle colpite da Angeli. Ma non l’hanno fatto. Non abbiamo trovato fino al momento in cui scriviamo queste righe raffigurazioni di Angeli che attaccano malattie personificate se non una. E’ del famoso Giambattista Tiepolo e fu da lui eseguita nel 1759.

Alcuni critici d’arte hanno detto che è la sua migliore opera. E’ una grande tela che sovrasta l’altare maggiore di una cattedrale, la cattedrale di Este, cittadina in provincia di Padova, dedicata a santa Tecla. In essa si osserva in basso questa santa che, invocata dagli abitanti di Este durante la pestilenza del 1630 ( la stessa che colpì anche Milano e di cui parla Manzoni nel romanzo per cui è noto) ne ottiene da Dio la fine. Osservando tutta la scena scorgiamo poi in alto nel cielo un maestoso Dio Padre che esorta tre dei suoi Angeli a scacciare la peste. Sotto di lui si vedono i tre Angeli dei quali uno, senza uso di spada o fulmine ma solo con un gesto della mano, mette in fuga la peste da Este. La peste è impersonata da un uomo che, anch’egli nel cielo, fugge pur non avendo ali. Contro i demoni S.Michele e i suoi angeli guerrieri usano la spada, contro una malattia basta un gesto deciso di un Angelo.

L’uomo-peste  si fa scudo al volto col dorso della sua mano destra aperta e per questo non ne vediamo che un po’. Vediamo il palmo della mano destra e le dita allargate. Un gesto di intensa paura che vorremmo tutti oggi provasse il coronavirus. Val la pena di citare un altro dipinto che ci mostra  un Angelo a cui è stato ordinato da Dio di far cessare una pestilenza. E’ del 1791, opera di Gaetano Gandolfi, valente pittore del Settecento, ed è anch’esso in una cattedrale, la cattedrale di Foligno ma non sull’altare maggiore. Ci mostra la cittadina di Foligno liberata dalla peste per le preghiere di S. Feliciano vescovo suo patrono. Anche l’Angelo di questo dipinto attacca per ordine di un forte  Dio Padre e a mani nude. Ma chi ? non la personificazione di un morbo epidemico bensì quella della morte che tale morbo procurava. Lo fa in una maniera più aggressiva dell’Angelo del Tiepolo che abbiamo citato. La morte per peste è stata personificata dal Gandolfi con uno scheletro umano che, armato di una lunga falce, si aggirava tra gli abitanti di Foligno per ucciderne quanti più ne poteva. Improvvisamente questo scheletro si vede il cranio colpito dalla mano di un grande Angelo che glielo piega così potentemente da far vacillare tutto lo scheletro. Era giunta la fine del suo lavoro di mietere vittime.