Domenica delle Palme: Osanna al Figlio di David

Padre Giuliano Di Renzo
Quale la Domenica delle Palme tale è la via di Gesù nel mondo: dalla gloria al crucifige. Ed è perciò tale la via della Chiesa, rifiutata dal mondo mentre essa è in corsa affannata per portare gli uomini alla salvezza che è il Signore Gesù.
La Chiesa non è un’associazione di persone unite da filosofie egalitarie o da umanitari principi filantropici, ma è la presenza nel mondo di Cristo Risorto buon samaritano, è il Corpo Mistico di Lui intenta a raccogliere buoni e cattivi per purificare gli uni e gli altri trasfondendo in essi il Sangue di Gesù e con esso la vita eterna.
Gesù ha costituita la Chiesa e poi l’ha inviata perché fosse per tutti vessillo e ancora di salvezza, inviata a cercare i perduti e stando essa stessa con Gesù sulla croce dire a ciascuno di noi quale ladrone morente pentito: “Oggi sarai con me in paradiso”.
“Oggi sarai con me in paradiso”, parola ri-creatrice di Dio che quella vita sciupata e perduta riforma e restituisce.
Solennemente acclamato il giorno delle Palme, questa stessa gente che lo acclama cederà fra poco alle sobillazioni dei potenti e degli influenti del mondo e chiederà la condanna a morte di Gesù sul’orrendo patibolo della croce.
La Via Crucis dello Sposo è Via Crucis della Sposa, perché il mondo odia la Verità, non sopporta la Luce l’orrido putrescente del peccato che abita il cuore dell’uomo, non tollera il candido fulgore della Bellezza.
La Chiesa, calunniata, incompresa, ripagata con l’ingratitudine dalle nostre società e dalle persone che nei secoli ha beneficati, tradita come Gesù dai figli e dagli amici per la misera somma di trenta denari.
Di Giuda sempre disposti a vendere il Signore il mondo pullula e non si preoccupano essi che così vendono se stessi e perdono la propria dignità e la propria anima.
I tanti che abbandonano la Chiesa perché incontrano in essa scandali, veri o presunti, che dicono di non tollerare, sono gli stessi che compiono i medesimi delitti dei quali non risparmiano biasimi agli altri e alla Chiesa stessa.
La vita della Chiesa non può essere diversa da quella di Gesù.
Ha ragione chi si è da poco lamentato del danno fatto alla scuola cattolica italiana e con essa alla cultura in generale, dall’acredine del pervicace laicismo dai risorgimentali in poi. Furono essi un tempo figli della Chiesa.
Questa malversazione ideologica continua pure oggi ed è quasi giunta a completare il diabolico disegno di distruggere i secolari valori cristiani con la diffusa totale laicizzazione della società e delle coscienze, con il relativismo presentato come libertà, rispetto delle persone di orientamento diverso e di nuove culture.
A me pare che la gran parte dei cattolici stenti a intenderlo, eccessivamente occupata a seguire per facile irenismo le ideologie che favoriscono una superficiale valutazione degli umanissimi sacri principi del Vangelo.
Si viene in tal modo a relativizzare senza accorgersene il Vangelo e in suo nome si invoca dialogo, accoglienza indiscriminata, integrazione.
Quando invece si dovrebbe esaminare i problemi nella loro precisa identità e complessità, valutarne l’opportunità e le conseguenze ed evitare di pesare sulle spalle ignare della gente si viene meno al dovere del rispetto che si deve a chi si chiede ospitalità e a principi di giustizia.
Chi governa può prendere decisioni immediate per andare incontro a un’emergenza, ma se l’emergenza perdura l’autorità dovrebbe aprire un democratico pubblico dibattito.
Ma l’Unione Europea, che non è uno stato non avendo una costituzione, in questi due decenni ha fatto dell’Italia una sua dependance conservandole la forma di stato. Con tutto ciò che ne consegue di nazione pienamente indipendente, libera.