L’Italia dei dialetti

Giuseppe Lembo

Una maledetta sofferenza dell’immaterialità italiana ci viene dalla crescente e diffusa crisi della lingua italiana sempre più dismessa con le lingue straniere che avanzano a tutto danno sia del parlare italiano che degli idiomi locali.

Purtroppo, nell’indifferenza italiana vanno scomparendo, lasciando un triste vuoto nei saperi del nostro Paese, la cui anima dialettale, nel suo insieme, ha sempre rappresentato il meglio dell’insieme italiano, un insieme ormai prossimo a scomparire, anche se per tante famiglie italiane, rappresenta la lingua del quotidiano italiano.

Purtroppo è in atto un fenomeno tutto italiano di poco dialogo; di poco confronto; di un uso sempre meno italiano del parlare insieme producendo il confronto italiano di quelle idee che servono al futuro italiano.

La cancellazione inopportuna della lingua e dei suoi dialetti, è un grave tradimento italiano.

La lingua come la Terra è parte di Noi; ci appartiene e non possiamo eliminarla, facendo finta di niente, con un grave, gravissimo danno per quelli che verranno che si ritroveranno orfani della propria lingua e dei loro saggi dialetti, un patrimonio italiano che va scomparendo, negandosi al Futuro.

Per nostra fortuna identitaria c’è ancora un ostinato ed intelligente uso dei dialetti italiani considerati parte di quel prezioso patrimonio dei saperi italiani, in sé anima italiana da conservare e tramandare nel suo valore di insieme italiano, al Futuro di quelli che verranno che hanno il diritto di ereditarlo, come risorsa immateriale di un’Italia in crisi e sempre più dismessa che dobbiamo saperle volere bene come una volta e non tradirne, come sempre più spesso sta avvenendo, la sua anima che ha in sé, la grande risorsa di quell’insieme italiano sempre più nanisticamente cancellato. Per fortuna italiana non tutto dell’Italia finisce nel nulla.

Ho apprezzato l’utilità recente dell’iniziativa dei Baci Perugina che hanno saggiamente pensato di scrivere la parola “bacio” posta sotto il marchio nella varietà italiana di nove dialetti, riferiti ad altrettante regioni italiane.

Un fatto commerciale importante che ricorda a chi ne consuma il buon prodotto, la parola così come dialettalmente usata dai padri nelle nove realtà regionali d’Italia, scelte per scoprire la parola “bacio” nell’uso dialettale di un tempo, oggi poco opportunamente cancellato e sostituito non tanto dall’italiano, ma dal suo corrispondente straniero, sempre più ricercato dagli italiani, per altre strade linguistiche che non ci appartengono e fanno un male da morire alla continuità linguistica passato, presente, futuro che, nelle giuste considerazioni socio-linguistiche dominanti, sono risorsa di futuro per i loro influssi reciproci dialetto-lingua e lingua-dialetto.

Oltre al dialetto, per simpatie esterofile, la nostra lingua è in grave sofferenza anche nel suo processo di italianizzazione; tanto, facendo un danno gravissimo all’Italia del presente e soprattutto del Futuro che, come per la “risorsa Terra” è una grande risorsa italiana.

Una risorsa di insostituibile italianità da usare saggiamente per poi trasferirla al Futuro, in quanto ne siamo non i padroni, ma i custodi; dopo averla usata dobbiamo trasferirla in uso a quelli che verranno.

Come per la Terra, grande ed insostituibile risorsa di umanità nel suo percorso passato – presente – futuro, che l’uomo deve saggiamente custodire per poi trasferirla a quelli che verranno, legittimi destinatari per un uso intelligente, così anche per la lingua ed i dialetti, una grande risorsa di un bene immateriale dal fondamentale valore identitario per tutto quello che rappresenta, come ci ricordava Tullio De Mauro, sul “piano globale dell’identità italiana”.