Nocera Inferiore: continuità terapeutica negata a pazienti Distretto 60, per mancata autorizzazione Asl, appello da Villa dei Fiori

I terapisti del centro Luigi Angrisani hanno lanciato un appello perché “si ponga fine ad una situazione che ogni giorno diventa più drammatica”. La situazione è quella di quaranta pazienti che non riescono ancora, alcuni dopo un’attesa di centinaia di giorni, ad accedere alle cure che la stessa ASL gli ha prescritto. Parliamo di pazienti gravi, molto spesso bambini, ai quali viene negato un diritto fondamentale, quello della continuità terapeutica. “Fino allo scorso anno – scrivono i terapisti nel loro appello – la continuità terapeutica veniva garantita a tutti i pazienti che terminavano la terapia ma che secondo il medico prescrittore e la commissione UVBR dovevano continuarla. Infatti, in questi casi, prima della scadenza del ciclo precedente la commissione, ne prescriveva un altro e l’ufficio amministrativo dava subito l’autorizzazione o, in caso di ritardi dell’ufficio, veniva data “ora per allora” ovvero con data retroattiva per far sì che la terapia proseguisse senza soluzione di continuità. Tutto questo in applicazione delle linee Guida sulla riabilitazione che parlano di garanzia all’utente della continuità terapeutica. Oggi tutto questo non avviene più”.  Perché?  “Ci dicono – rispondono – a causa di una circolare. Ma una circolare non può contraddire le norme. E infatti è stata contestata da tutte le associazioni. Ci dicono anche che hanno quindici giorni (che a volte si trasformano in mesi) per dare il rinnovo delle autorizzazioni.  Ma la terapia prescritta dai medici non può essere interrotta neanche per un giorno perché così si danneggiano le persone anziché curarle. E si sperpera il denaro pubblico, perché si vanifica il risultato ottenuto con le precedenti terapie”. La Asl cosa risponde? “Non risponde. Lo scorso 22 gennaio – spiega il Direttore tecnico dell’ambulatorio Luigi Angrisani, professor Morelli – ho scritto alla Asl, mettendo in copia il Direttore Generale, per sapere cosa intendano fare per tutti i pazienti ai quali era stato interrotto o si stava per interrompere il ciclo terapeutico. Anche perché a noi le famiglie lo chiedono tutti i giorni e noi non sappiamo cosa rispondere. Sono passate più di tre settimane ma non ho avuto neanche un cenno di risposta, come se il problema non esistesse. E invece esiste, ed è drammatico perché non parliamo di numeri ma di persone gravemente malate”.  Come Marco, nome di fantasia, otto anni, affetto da gravi disturbi funzionali. Comincia la terapia ad aprile 2019. A ottobre viene consegnato alla famiglia il nuovo piano terapeutico, con tanto di esame, approvazione e vidimazione degli specialisti della ASL. Il piano va all’ufficio riabilitazione per l’autorizzazione.  Qui, però, tutto si ferma, e viene rimandato all’anno successivo. Marco, dicono i medici, non deve interrompere la terapia, e invece l’ultima seduta la fa a metà ottobre. Da allora, quattro mesi fa, è ancora in attesa. Senza cure. “Sul caso di Marco e di molti altri pazienti – racconta Morelli – ho scritto alla ASL, perché come direttore tecnico ho il dovere di segnalare che si sta creando un danno al paziente, compromettendo i risultati già ottenuti e l’intero percorso riabilitativo”. Risposte? “Nessuna”. Marco, otto anni, continua ad aspettare. E sarà difficile spiegargli perché dopo sei mesi di terapie, da quattro mesi non viene più curato. Lui, le circolari della ASL non le legge.