Napoli: Vomero, file lunghissime per chi non si prenota o non ha conto con Poste Italiane

Bianca Fasano 

 

Al Vomero, Napoli, c’era una volta un ufficio postale su Via Francesco Cilea, verso Corso Europa, che rendeva possibile lo “smaltimento” di una parte del pubblico di zona Vomero. Sembrava dovesse soltanto essere ristrutturato. Invece è scomparso. Eppure sul web c’è ancora.

Gli altri uffici ci sono, ad esempio quello in Via Renato Gomez De Ayala, Laddove:“Perdete ogni speranza voi che entrate.”Tempi di attesa lunghissimi e problematico il parcheggio. Le auto vengono lasciate quasi in mezzo alla strada, per cui non è inusuale che, tornato all’auto, il malcapitato si ritrovi con il parafango staccato in quanto un autoveicolo, passando, se l’é portato via, guardandosi bene dal fermarsi. Logicamente il suo pensiero sarà stato:-“L’auto invadeva la carreggiata”. Dagli torto.

Intanto il numero di prenotazione che si distingue con la “faccina sorridente”, non scorre, all’interno. Due ore di attesa sono certe se non prenoti con il cellulare o non sei correntista postale. C’è un mare di gente fuori in attesa che si sblocchi la porta e dentro impiegati ai (due), sportelli, affannati a provvedere ad ogni tipo di domande, anche a lunga gittata. Forse gli sportelli dovrebbero essere tre, di cui uno per chi prenota o è correntista, l’altro per le “faccine sorridenti” ed il terzo per le soluzioni a problematiche lunghe.

Qualcuno si chiede: – “Avrei dovuto andare alle poste del Vomero, a Piazza degli Artisti.”-  Niente da fare: c’è chi torna proprio da quell’ufficio postale, dove la fila fuori è lunghissima e all’interno altri impiegati si affannano a servire la clientela.

Ci si guarda in volto chiedendosi: – “Dobbiamo prenotarci anche noi?” – Certo, possibile, soltanto che se ci si prenotasse tutti faremmo unicamente la fila assieme ai prenotati. Perché due impiegati sono pochi. Punto.

Ad altri uffici postali del Vomero le cose non cambiano: file fino a fuori, una delle porte che non funziona e all’interno personale stressato dal tentativo di accontentare tutti.

Intanto, mentre normalmente qualsiasi tipo di dipendente Part-Time, sogna di essere assunto a tempo pieno, Poste Italiane conferma per il 2020 il sistema di incentivazione Part -Time, ossia ha comunicato alle OO.SS. nazionali “la propria disponibilità verso i lavoratori che vorranno trasformare il rapporto di lavoro da Full-Time a Part-Time nel 2020 attraverso un sistema di incentivazione.”. Insomma c’è da credere che le stesse difficoltà incontrate negli uffici postali del Vomero, si riscontrino nell’intera area nazionale, visto che dal 2 al 30 novembre proprio alle Poste Italiane si sono verificati scioperi fra tutti i dipendenti delle poste italiane in tutto il territorio Nazionale ad eccezione della Calabria che ha terminato il 25 di novembre 2019. D’altra parte, in uno dei siti sindacali[1] si legge tra l’altro: -“L’azienda persevera nel proseguire col proposito prefissatosi nel piano delivery 2022 facendo finta di non accorgersi dei risultati disastrosi che questo sta comportando sia per il servizio prestato sia per le condizioni dei lavoratori.”- ed in un’altra pagina:

“Questo sciopero, nasce anche dalla necessità di difendere la qualità della nostra vita privata, presente e futura, come lavoratori e cittadini.

Per ribadire che il servizio postale è un servizio pubblico e che la civiltà di uno stato si vede anche dai servizi che offre, mettendo al centro le esigenze umane delle persone salvaguardandone i diritti.”-

Parlavamo di insoddisfazione e la leggiamo anche laddove a Taranto, il 17 dicembre del 2019 si parlava di: -“Tensione tra i sindacati di categoria in merito alla situazione del personale dello Poste della provincia di Taranto. La SLC CGIL, Uil Poste, FAILP ed UGL Comunicazioni ritengono “ormai inaccettabile la condizione di carenza del personale che il tempo può solo aggravare in presenza di mancati interventi aziendali“.[2]

Gli scioperi dimostrano quindi che la situazione negativa dal punto di vista funzionale di Poste Italiane al Vomero, non è che un aspetto delle difficoltà che lamentano i Cobas, dovute a: -“ (…), le razionalizzazioni per gli uffici postali, la decimazione occupazionale, l’aumento vertiginoso dei carichi, l’abbattimento dei livelli di sicurezza sia materiali che procedurali” –

Non possiamo, quindi, prendercela con gli operatori, però, sembra giusto, fare sì che le difficoltà riscontrate dal pubblico, giungano all’orecchio di chi dovrebbe davvero ascoltarle.