Il Presepio…il Verbo si fece Carne

Padre Giuliano Di Renzo

Il presepio fiorì come esplosione dell’innamorata di Cristo libera fantasia di san Francesco d’Assisi, dallo stupito suo amore per il Verbo di Dio fatto carne per noi e l’amore che da quel mistero il santo riversava durante la sua vita sui semplici e sull’intera natura “figlia di Dio”, dirà anche, forse con esagerazione un poco panteistica, Leonardo .

Egli volle mostrare ad essi con poetica rappresentazione plastica la squisita umanità di Dio incarnato come se fosse stati essi gli stupiti emarginati pastori di Betlemme in quella notte di splendore e di stupito silenzio per cui divenne perciò santa.
“Dum medium silentium tenerent omnia….Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso l’onnipotente tua Parola, o Signore, dalla tua sede regale scese a noi dal cielo” (Sap 18,14-15). Facendosi ispirare dal libro biblico della Sapienza così cantava esultante la Chiesa nell’introito della Santa Messa della notte di Natale.
Non si può quindi strumentalizzare e laicizzare, dissacrandolo, il presepio e usarlo per propagandare l’indefinita accoglienza, la falsa immigrazione, l’islam o anche Maradona e personaggi vari, che nulla hanno a che fare con il mistero della nostra salvezza e anzi la banalizzano.
Dal presepio napoletano, con la sua fervida rappresentazione della vita quotidiana dell’umile nostra gente devota fatta nell’immaginazione che prega simile agli emarginati pastori di Betlemme, ai quali venne portato dall’angelo l’annuncio della liberazione e della salvezza, si passa al diorama di bettola laicistica di pettegolezzi, nella quale non si accenna nessuna speranza.
La sacra rappresentazione della Natività viene come svenduta fatta pretesto a modi, annunci e ideologie, che nulla hanno a che fare con il mistero cristiano dell’annuncio della salvezza.
Dal dramma sacro al dramma del sacro trasformato in commedia.