Scampia: inaugurato “Lo Scambiapassi” con Governatore De Luca e Presidente De Gregorio

Bagno di folla alla Stazione Metropolitana di Piscinola-Scampia per l’apertura de’ “Lo Scambiapassi”. Un tempio permanente della musica che coinvolge le “Arti tutte in viaggio” inaugurato da Vincenzo De Luca (presidente e della Regione Campania, Umberto De Gregorio, (Presidente EAV) e Maria Pia Incutti (Presidente della Fondazione Plart)..  Architettura, fotografia, musica e arte si sono incontrate in un nuovo spazio urbano condiviso, elaborando una fusione completa tra l’elemento sonoro, luminoso e visivo. Un progetto ideato e organizzato dalla Fondazione Plart di Napoli nell’ambito della riqualificazione urbanistica attivata dalla Regione Campania attraverso EAV per il rifacimento della stazione metropolitana di Piscinola-Scampia (all’incrocio fra la Linea Metropolitana 1 e la Linea Metropolitana “Arcobaleno” di EAV). “Un modo di estendere e ampliare il senso stesso di museo – spiega Maria Pia Incutti, presidente della Fondazione Plart – da luogo custode dell’identità a luogo capace di mobilitare e germogliare nuova identità nello spazio sociale”.

“Scambiapassi rappresenta un esempio di riscatto della periferia – dice Vincenzo De Luca, Presidente della Regione Campania – che, grazie ad un’offerta di servizi e cultura integrata, riesce a ridurre la distanza del centro. Da Scampia a Napoli, il collegamento non è rappresentato semplicemente da una tratta della metropolitana. È molto di più. È un viaggio sensoriale, con il quale la creatività dell’arte urbana e il bel canto della tradizione napoletana accompagnano il viaggiatore-spettatore lungo un percorso di colori, immagini e suoni, che diventa simbolicamente un percorso di bellezza, rinascita e riscatto sociale”.  Si inaugura, così, un nuovo tragitto, nel quale “non si incontra più il degrado – spiega Umberto De Gregorio, Presidente EAV – Ente Autonomo Volturno – spostandosi dal centro alla periferia, ma bellezza. Anche il percorso inverso, che migliaia di cittadini intraprendono ogni giorno per andare a lavorare e studiare al centro, si può fare guardando l’orizzonte, con meno ansia e più felicità, meno degrado e più fiducia”.

Il contenitore architettonico di Scambiapassi è lo spazio in cui nasce “un museo di terza generazione per la musica sperimentale napoletana”, come l’hanno definito i suoi progettisti: Cherubino GambardellaSimona Ottieri. Un’operazione extra-museale in cui trovano accoglienza i progetti artistici di Luciano Romano, Enzo Palumbo e Gian Maria Tosatti.

Song ‘e mare, del fotografo Luciano Romano, è un’installazione di quattordici ritratti in bianco e nero di musicisti e cantanti napoletani: Enrico Caruso, Pino Daniele (interpretati da due attori presi di spalle), Lina Sastri, James Senese, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Eugenio Bennato, Lino Vairetti, Enzo Gragnaniello, Raiz, Meg, Francesco Di Bella, Daniele Sanzone (‘A 67) e gli ‘o Rom. Scatti a figura intera, posti l’uno accanto all’altro, lungo la stessa linea d’orizzonte del mare, come maestosa cornice di un cammino suggestivo, percorribile mentre risuona la loro musica, attraverso l’installazione sonora a cura di Désirée Klain (Da Caruso agli ‘A 67).

Elegia di Scampia di Gian Maria Tosatti è un’opera dedicata alla profonda umanità delle persone conosciute nel quartiere durante gli anni napoletani dell’artista.

Tracce di rissa è il titolo scelto da Enzo Palumbo per un lavoro che trae origine dal “moto del desiderio”, delineando, mediante l’esercizio percettivo, una forma plastica, basata sull’alternanza irregolare/regolare.

IL PROGETTO ARCHITETTONICO. Un’opera di riconversione urbana dalla duplice essenza, architettonica e artistica, definita nelle premesse degli architetti che l’hanno progettata, Cherubino Gambardella e Simona Ottieri, un “museo di terza generazione per la musica sperimentale napoletana”. Lo Scambiapassi offre ai futuri viaggiatori la possibilità di una condivisione totalizzante, “qui dove, nel prossimo futuro, ci scambieremo ogni giorno passi e idee, paure e desideri, volontà e progetti, Storia e storie”, come racconta Andrea Viliani.  “Ma questo è il segreto dell’arte pubblica – spiega ancora il già direttore del Museo Madre – quando riesce a incontrare davvero la comunità a cui si rivolge, invece di imporsi a essa, ‘una casa nella casa’, come scrivono appunto gli autori di questo progetto architettonico, che forse non a caso si sono richiamati nella loro ideazione e progettazione alla figura di un artista e intellettuale come Felice Pignataro”. Tra “Felì-metrò”, una stazione inaugurata il 20 settembre del 2012, chiesta dal basso, in onore di Felice Pignataro e il murale di Jorit, con i volti di Angela Davis e Pierpaolo Pasolini sulla piazza di uscita della stazione, gli interventi di nuova mise en forme sono partiti dalla lunga facciata principale, che si è adornata di una struttura secondaria, una sorta di secondo volto di aste metalliche dorate dall’andamento vagamente irregolare. Di giorno lo scintillio trasforma la lunghissima ed essenziale struttura in una specie di risplendente “Collana preziosa”. Di notte, invece, una moltitudine di esagoni luminosi color avorio restituiscono luminescenza e magia smaterializzando il volume in un effetto inatteso.

Si inaugura, così, un nuovo cammino, nel quale “non si incontra più il degrado – dice Umberto De Gregorio, Presidente EAV – Ente Autonomo Volturno – spostandosi dal centro alla periferia, ma bellezza. Anche il percorso inverso, che migliaia di cittadini intraprendono ogni giorno per andare a lavorare e studiare al centro, si può fare guardando l’orizzonte, con meno ansia e più felicità, meno degrado e più fiducia”.

SONG ‘E MARE. La bellezza bagna Scampia nell’opera “Song ‘e mare” di Luciano Romano, con i suoi quattordici ritratti in bianco e nero di musicisti e cantanti napoletani: Enrico Caruso, Pino Daniele (interpretati da due attori presi di spalle), Lina Sastri, James Senese, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Eugenio Bennato, Lino Vairetti, Enzo Gragnaniello, Raiz, Meg, Francesco Di Bella, Daniele Sanzone e gli ‘o Rom. Una messa in scena illuminata con intento teatrale e visionario; un conflitto tra il controluce del sole, che rimbalza sulla superficie dell’acqua, e la luce artificiale proiettata sui personaggi. “La linea dell’orizzonte – spiega Romano – è uguale per tutti, come l’atteggiamento del corpo, un semplice passo in avanti, che cita l’iconico ritratto nella fotografia-manifesto La Rivoluzione siamo noi scattata nel 1971 a Villa Orlandi ad Anacapri, nel quale Joseph Beuys indaga il senso dell’arte in relazione alla sua fruizione sociale e sembra suggerire a chi lo guarda di scegliere da quale parte stare, se unirsi a lui o rimanere uno spettatore passivo”. “La musica – racconta ancora il fotografo napoletano –  non la puoi mettere in posa, per sua natura sfugge a ogni rappresentazione visiva. Per descrivere il flusso della vita non esiste immagine più potente di quella del viaggio attraverso il mare aperto, metafora di un percorso esistenziale dove la scelta di una rotta sicura si accompagna all’inquietudine dell’immensità dello spazio”. Gli artisti sono in cammino, uno accanto all’altro, raffigurati a grandezza naturale.

Così veri da sembrare venire incontro allo spettatore, mentre attorno, risuona la loro musica, attraverso l’installazione sonora a cura di Désirée Klain (Da Caruso agli ‘A 67), con la consulenza musicale di Giuliano Delli Paoli. Uno stato d’animo che accompagnerà i viaggiatori verso le banchine e le scale mobili attraverso le note, che vanno da Caruso alla “Neapolitan Power”, fino ai gruppi periferici emergenti. Dagli altoparlanti, regolata a diverse intensità, una molteplice colonna sonora condurrà fino ai treni cittadini attraverso un percorso conoscitivo ed emotivo. Il loro canto, anche nella lingua napoletana, la più musicale di tutte, incrocio di idiomi e culture diverse che le onde hanno rimescolato e unito. Qualcuno è ancora immerso nell’acqua, altri già approdati sulla spiaggia, chi non è più tra noi volge le spalle e ritorna verso l’orizzonte. Sempre diverso il mare, che nessuna fotografia riesce realmente a contenere, a rappresentare; sempre diversa la musica, infinita combinazione di note.

 

ELEGIA DI SCAMPIA. “Non c’è una città al mondo in cui, al pari di Napoli, abbia trovato tanto profondo orgoglio da parte di un popolo nel costituire una comunità sociale. E Scampia, nel corpo di Napoli non fa eccezione”, racconta Gian Maria Tosatti, autore di “Elegia di Scampia”. Un’opera pensata per Scampia e dedicata alla profonda umanità delle persone conosciute nel quartiere durante gli anni napoletani dell’artista. È proprio quel senso profondo di grazia e gentilezza dei molti che ogni giorno da Scampia si spostano altrove per lavorare e portare avanti le loro vite, che trasforma un paesaggio tipicamente domestico in uno spazio dell’anima. La vernice scrostata delle vecchie pareti si sfoglia in migliaia di petali di rose. L’installazione permanente è anche una forma di restituzione per l’impatto che nell’infanzia dell’artista hanno avuto le opere presenti nelle grandi basiliche della sua città. Luoghi non deputati all’arte, ma passaggi obbligati pieni di capolavori per una comunità. L’idea di inserire un intervento in una delle cattedrali dell’età moderna, ovvero i non-luoghi costituiti dalle stazioni, è un modo per raggiungere e stimolare l’immaginazione di chi si affaccia alla realtà cercando di conoscerne gli aspetti più intimi e miracolosi.

TRACCE DI RISSA. Una piramide irregolare dal moto disordinato ed insorgente come la lava del vulcano, si traduce in immaginaria energia umana da cui scaturisce il titolo “Tracce di rissa” di Enzo Palumbo. “La complessità compositiva – dice l’artista – ritengo sia elemento adeguato per attribuire all’opera valenza di assoluta conformità con il luogo”.

L’opera proposta trae origine da ciò che si definisce “moto del desiderio”, delineando attraverso l’esercizio percettivo una forma plastica, basata sull’alternanza irregolare/regolare.

L’oggetto (di uso comune), sedia, è articolato e dislocato in uno spazio virtuoso. Il rosso è il colore di trasmissione per eccellenza, sinonimo di emanazione di calore in tutte le possibili declinazioni (la lava incandescente, il furore energetico della nostra cultura).

Il medium adottato, per la sua carica di materia organica cristallizzata, è il vetro, assemblato al piombo secondo la tecnica tradizionale, dotando la struttura compositiva di un impianto di retroilluminazione.