L’Italia e le sue disparità

Giuseppe Lembo

Gli scenari del vivere italiano sono fortemente carichi di disparità; di una disparità che, rappresentano per tanti, le gravi differenze del proprio vivere quotidiano. Disparità che ritroviamo, come macigni, a partire dai primi anni di vita, con la SCUOLA che non sa ridurre e tanto meno cancellare, le differenze degli uni sugli altri; tanto, a partire dalla conoscenza e dai percorsi dei saperi sempre più dalle caratteristiche diversificate, non tanto per contenuti, quanto per risultati conseguiti. Siamo in un’Italia, dove crescono e sempre più, le differenze umane. Una crescita che non promette niente di buono per il futuro italiano. Nella crescita delle differenze c’è, soprattutto, una forte crescita di umanità disumana; di un’umanità senz’anima che ha in sé il triste destino di umanità dal futuro negato. L’Italia, è un Paese dove in tanti si sono impegnati per ampliare le proprie conoscenze, dedicando importanti energie per la formazione dei giovani; tanto, con la convinzione/certezza che le conoscenze acquisite come patrimonio comune, cammin facendo, di generazione in generazione, siano destinate a diventare un ricco patrimonio umano della società civile e strumento di progresso per tutti gli italiani. Era ed è questo, un saggio impegno dei tanti per un nuovo futuro italiano. Così pensato, aveva in sé un forte impegno come sapere condiviso, per la nostra umanità in cammino. Occorrono risorse certe ed insostituibili per affrontare il futuro italiano, riducendo per questo fine, le maledette distanze tra chi ha e chi non ha e soprattutto tra chi sa e chi non sa. Tutto questo è possibile in Italia e nel mondo, mantenendo viva la voglia di lavorare insieme e di camminare insieme per un mondo migliore; per un mondo umanamente migliore con alla base l’obiettivo di una PACE UNIVERSALE, con la forza di insieme assolutamente necessaria per affrontare e vincere le grandi sfide che, partendo dal locale fino al globale, sono prima di tutto, dentro di Noi e devono essere assolutamente vinte per costruire insieme un mondo migliore. Insieme si vincono le grandi sfide che le Nazioni Unite si sono poste come obiettivo di sviluppo del Millennio a partire dal 2030, prefiggendosi, prima di tutto, di sconfiggere la povertà, la fame; prefiggendosi di garantire una vita sana a tutti con saggi percorsi di cultura e di conoscenza e con la riduzione delle disuguaglianze umane, una piaga da cancellare nell’insieme umano della Terra, in quanto responsabilmente causa di disumane differenze, con gravi conseguenze per la vita dell’uomo che, per un nuovo insieme umano, ha assolutamente bisogno della forza di una saggia umanità, la sola che può veramente cambiare il mondo. Purtroppo non siamo un Paese da “società aperta”, attenta a non fare delle disparità un comune e sempre più diffuso modello di vita di insieme che, così facendo, insieme non è, trattandosi di un solo insieme formale, privo in sé dei giusti valori di riferimento, assolutamente necessari per renderlo concretamente reale, così come dovrebbe essere. Nel comune essere italiano c’è tanta umana disparità! Si tratta di una disparità che, nel migliore dei casi, come nella Scuola, tende a ridursi, ma non a cancellarsi. Gli ultimi, soprattutto per condizioni economiche, sono destinati a rimanere ultimi; sono destinati a vivere la loro triste condizione di ultimi, una maledizione del destino che, sempre più spesso, si trasferisce, di padre in figlio, da una generazione all’altra, senza possibilità alcuna di colmarne le disparità di partenza. Come già chiarito in precedenza, l’Italia mantiene, in campo scientifico/educativo, il proprio impegno delle pari opportunità di apprendimento per tutti; di apprendimento, senza differenza, tra ricchi e poveri. È questa, purtroppo, una condizione a breve termine; si esaurisce e presto, una volta esaurito l’obbligo scolastico (fissato a 16 anni); oltre questa data, i ragazzi che non hanno e che sono quindi economicamente poveri e senza risorse, sono costretti a tirarsi indietro; vengono abbandonati al loro destino, marcando, così facendo, la differenza umana tra chi ha e chi non ha, per cui negati a quei saperi superiori che creano la differenza umana che dall’avere passa al sapere facendo così in modo che i poveri restino indietro. I ragazzi italiani economicamente più deboli, da adulti si ritrovano così e sempre più in una situazione peggiore dei loro coetanei che godono nella società di una condizione economica migliore. Chi è in condizione di svantaggio umano, sociale, economico e culturale, continua nella sua “peregrinatio” di nato svantaggiato. Per un nuovo futuro italiano, assolutamente necessario, nella società aperta del nostro Paese, occorre offrire a tutti le stesse opportunità umane e sociali; tanto, a partire dalla Scuola, dove l’apprendimento non deve avere steccati e tanto meno essere il frutto di una diversità di condizione umana e sociale, con i ricchi che godono dei loro privilegi economici ed i poveri che restano indietro, vedendosi disperatamente accrescere le loro condizioni di svantaggiati della Terra. Nel nostro Paese un utile parametro delle diversità in cammino è dato dai percorsi formativi -educativi della Scuola. Un ragazzo italiano su sei non arriva al diploma superiore; tanto, con un tasso di dispersione del 15% contro il 10% richiesto dagli obiettivi dell’Agenda Europa 2020. I laureati italiani sono solo il 25% dei giovani.  I ragazzi meno fortunati per cercare di emergere, non devono assolutamente accontentarsi di galleggiare con risultati poco eccellenti. Tanto è necessario, per evitare il negativo del futuro italiano, continuando con le esclusioni disumane e con la partecipazione altrettanto grave dello svantaggio sociale, una triste eredità degli svantaggiati italiani, da sempre vissuta come una grande emergenza italiana.