Salerno: 93° anniversario del noto arbitro internazionale di calcio, Francesco de Robbio

 Paolo Pozzuoli

Ieri, il giorno del ricordo. Un giorno ricordevole, ricorrendo il 93° anniversario della nascita di Francesco de Robbio,  funzionario amministrativo presso la Sede di Salerno dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, dove ha svolto tutta la sua attività lavorativa. Spiccava, non avendo particolari titoli accademici, per la sua grande levatura morale ed intellettuale e per le doti non comuni quali intelligenza e carisma. E pertanto particolarmente rispettato, stimato ed apprezzato dai dirigenti, dai colleghi di ogni ordine e grado, dagli utenti, professionisti e non. Parimenti rispettato, stimato ed apprezzato sui campi di calcio sia nazionali che internazionali sui quali, a partire dal ventinovesimo anno d’età e fino al quarantatreesimo, da arbitro, è stato uno straordinario, prestigioso protagonista, meritando particolare ammirazione e credibilità da parte dei presidenti, degli allenatori, dei dirigenti, dei giocatori, degli addetti in generale alle squadre ed agli impianti sportivi. Il suo, un cursus honorum di prestigio: all’età di 29 anni e 148 giorni la prima partita arbitrata nel campionato di calcio di serie ‘B’ (1957/58, gratificato del Premio Florindo Longagnani attribuito al migliore arbitro esordiente), ed a tredici giorni dal compimento del 32° anno l’esordio in serie ‘A’ (campionato di calcio 1958/59); 369 le partite dirette fra le serie ‘A’, ‘B’ e Coppa Italia (suoi collaboratori, allora guardalinee, Pesce di Potenza, funzionario della Cassa per il Mezzogiorno, e Tommasino, di Palermo, sottufficiale dell’A.M., arbitro di basket); numerose quelle arbitrate nel campionato greco di serie ‘A’ (collaboratori arbitri Di Tonno e La Sorella), parimenti numerose le partite dirette in tornei internazionali, in particolare con gli insuperabili Lo Bello e Sbardella. Sempre in prima linea, pronto ad intervenire anche per colleghi, amici e giovani arbitri per i quali è stato una valida guida ed un insostituibile punto di riferimento (ricordiamo, in particolare, la brillante carriera del capitolino Carlo Longhi, conosciuto a Roma presso Piazza Esedra dove, arbitro in carriera ed assistente universitario, si era precipitato con la sua FIAT 600 per incontrare l’indimenticato commendator de Robbio e l’altra, altrettanto brillante del salernitano Piero D’Elia, brillante anche da politico, che ogni lunedì, dopo l’incontro di calcio arbitrato, veniva in ufficio a ‘relazionare’). Insomma, una vita intensa, ricca, meravigliosa, dedicata alla bella famiglia, al lavoro ed all’attività sportiva proseguita anche in qualità di dirigente AIA. Oggi, avrebbe compiuto 93 anni. E, secondo inveterata tradizione, ci saremmo sentiti o visti (l’avevamo incontrato tre anni prima, al  compimento dell’80° compleanno; era particolarmente commosso ed emozionato – una delle pochissime volta – davanti ai manifesti augurali per i suoi “novant’anni” che lo storico gruppo di amici avevano preparato ed affisso). Tutto vanificato! Dieci anni fa, il 20 ottobre, 21 giorni prima del compimento dell’83° anno, e 41 giorni prima della conclusione del ciclo lavorativo di chi scrive, ci lasciava. Ed è l’ora che sovviene il ricordo. Un ricordo mai sopito, lieve, dolce, indelebile, emozionante, che parte dal profondo del cuore per affiorare imperioso. E con il ricordo, intendiamo ancora una volta esprimergli una profonda gratitudine ed una sincera ed incondizionata riconoscenza per tutto quanto ci ha regalato e, senza essere un maestro, ci ha insegnato nell’arco di tempo che va da quel lunedì, 14 settembre 1964, nostro primo incontro, fino a dieci anni fa. Serio, compiuto, confidenziale, elegante ed interessante il suo senso dell’umorismo, autoironico, estroverso, grande comunicatore, mai noioso e/o banale, superstizioso quanto basta e a modo suo come buona parte degli artisti e degli sportivi. Per concludere, rafforziamo il ricordo con alcune spigolature, cominciando col dire che non si prendeva mai sul serio, con stile, originale savoir faire, riusciva a superare tutto:

–   meravigliato e po’ attonito – quasi un bambino – riferiva di aver ricevuto una cartolina dall’estero riportante l’indirizzo ‘Francesco de Robbio – Italia’;

–   venne da Roma un dirigente dalla particolare voce fioca; lui, invece, tosta, solenne; ignorando la presenza del dirigente in ufficio, tentò di imitarne la voce; accortosi che c’era, lo salutò con un ‘buongiorno commendatore’; e l’altro, con la sua ‘vocina’: ‘non sono commendatore’;

–   sui campi di calcio non c’era quel can can di oggi; si assisteva alla partita in  ‘religioso silenzio’; una sola voce si sentiva quando l’arbitro fischiava l’inizio  della partita; la risposta: bene, posso essere cornuto ma solo per 90’! Voi altri, invece?!?!

–    da Catania l’arbitro giornalista (un cruccio davvero grande, non ricordare il nome, ma intatte ed immense rimangono gratitudine e riconoscenza!) giornalmente trasmetteva i bollettini sull’eruzione dell’Etna (anno 1971) per consentire a Carmelina di preparare la tesi di laurea in scienze naturali;

 –   aveva una personalità forte, spiccata: diceva “l’arbitro più bravo è quello che fischia meno”;

–       ha arbitrato la prima partita – serie ‘B’ – trasmessa in T.V.;

–       all’esame per il passaggio nelle serie superiori notava che uno degli esaminatori, dopo aver dato la risposta esatta, spostava, di proposito – per bocciarlo – i giocatori sul campo in miniatura approfittando del particolare che si stava voltando, chiamato da altro esaminatore;

–   particolare apprezzamento per Paparesta jr., figlio d’arte: soltanto per il suo  modo di essere arbitro; il padre, Romeo, mio collega dei bei tempi, mi ha  telefonato per ringraziarmi; erano anni che non ci sentivamo;

–       era un po’ lento: ma chi, all’epoca, non lo era? sapeva – come pochi –  interpretare la partita; anche a distanza e senza sbavature: a regola d’arte;  e, alla fine, tutti erano d’accordo;

–       il mitico Concetto Lo Bello preparava le partite cui era stato designato in un modo del tutto maniacale: senza trascurare il minimo particolare appena a conoscenza della partita da dirigere;

–       in una finale di coppa dei campioni “Real Madrid-Bayern Monaco” un giocatore bloccò in modo del tutto naturale – come  d’incanto – il pallone con le mani e, dopo averlo messo a terra, battè il calcio di punizione: Lo Bello che non aveva fischiato il fallo, dopo uno sguardo d’intesa con de Robbio, lasciò correre;

–       memorabile la partita tra Inter e Cagliari: Longo, difensore del Cagliari, all’improvviso si lascia cadere lamentandosi e toccandosi la testa; si cerca per terra il presunto oggetto che avrebbe colpito il giocatore ma, l’unica cosa in campo una monetina da 100 lire subito raccolta da de Robbio; ed al Cagliari fu in seguito attribuita la vittoria ‘a tavolino’ per 2-0;

–       Una telefonata il successivo mercoledì a casa de Robbio da parte di un giornalista del IL CORRIERE DELLO SPORT per avere notizie sulla convocazione o meno dell’arbitro da parte del giudice sportivo; rispose Genny, il figlio, ed il quotidiano sportivo il giorno dopo uscì riportando in prima pagina a caratteri cubitali ‘de Robbio da Barbè’; con la smentita ‘guardi, c’è stata una errata interpretazione perché Genny non ha pronunciato Barbè bensì ‘barbiere’, si ‘incavolò’ non poco il direttore, Antonio Ghirelli, giornalista di razza, maestro di giornalismo;

–       si meravigliò parecchio quando allo stadio ‘Progreditur’ di Santa Maria Capua Vetere dove l’avevo accompagnato per visionare l’arbitro, siciliano, da lui designato (era la prima partita del campionato di calcio ‘IV SERIE’ 1971-72), esibii – lui con la famosa tessera TRICOLORE – la tessera A.G.I.S. di libero ingresso;

–       PULICI;

–      a Montecompatri , presso un noto locale, nel corso di una serata dedicata a personaggi dello sport e dello spettacolo – fra costoro il famoso attore Jacques Sernas, poliedrico interprete di film, noto anche come ‘commissario’ fu  premiato con il fischietto d’oro (nell’occasione, sentì doveroso donare ai suoi storici collaboratori, Pesce e Tommasino, sul rettangolo verde, una bandierina d’oro;

–       Lo Bello, indignato per essere stato designato ad arbitrare una finale europea under 20, manifestò di essere indisposto per lasciare a de Robbio, 1° guardalinee e quindi abilitato a sostituire l’arbitro impedito, la direzione della partita; splendida la sua direzione arbitrale; ed il giorno dopo, sui quotidiani, tutti concordi nel sostenere “non ha fatto rimpiangere Lo Bello”;

–       speciale il rapporto con il commendator Italo Allodi: una stima immensa e reciproca; esclusivamente per Allodi furono imbottigliate (la prima volta in assoluto) delle bottiglie di vino asprinio presso una pregiata azienda vinicola di Lusciano;

–       conseguita l’Inter la prima Coppa dei Campioni, ad Italo Allodi ‘toccò’ un particolare quadro di casa del Cavaliere del Lavoro Angelo Moratti (un quadro che, meraviglia dei presenti, ma annuendo il mitico Presidente, staccò personalmente dalla parete);

–       noti i ‘duetti’ con Gino Bramieri negli spogliatoi di S. Siro;

–       gelosamente custodito il pallone della partita amichevole Potenza (Ptenza la prima volta in serie ‘B’)-Romania (ed il ricordo affettuoso va anche al caro Giovanni Resciniti) autografato da de Robbio e dai giocatori Tancredi, Spelta, Caocci, Coramini, ecc.);

–       partita di calcio Salerno-Battipaglia fra colleghi INAIL si incavolò di brutto per il ‘mio arbitraggio’ (… molto dispiaciuto perché mi ero rivelato un pessimo allievo);

–       al Flaminio di Roma il mio debutto, la mia prima volta ad accompagnarlo  per assistere ad una ‘sua’ partita: era un’amichevole della Lazio che, fra gli altri, presentava Ferruccio Mazzola; vistomi un poco stranito, negli spogliatoi, scattò la ‘raccomandazione’: questi sono come te, non hanno niente di più, di diverso; da allora cominciai ad interessarmi di sport in modo sempre più distaccato;

–       allo stadio D. Martelli di Mantova, partita Lazio-Mantova 0-1 (domenica 17 novembre 1968, campionato di calcio 1968-69, serie ‘B’) mi suggerì di raggiungere direttamente l’albergo in caso di ‘maretta’; eseguii alla lettera considerate alcune contestazioni da parte dei tifosi di casa che non avevano digerito la sconfitta ritenendola immeritata;

–       domenica successiva (24 novembre 1968, campionato di calcio 1968-69, serie ‘A’ ), partita Juventus-Pisa 2-0; a fine partita, una volta nello spogliatoio, un toc-toc alla porta; all’avanti di de Robbio, si staglia sull’uscio un signore che, per la mole, copriva tutto lo spazio; appena il tempo di presentarsi, ‘sono Andrea Boscione della Rai’ che partì la risposta: ‘embè?!?!’; riprese: ‘in tribuna non abbiamo capito a chi è da attribuire il primo gol della Juventus … ad Anastasi o …’; bloccato dalla risposta di de Robbio: ‘a me no certamente! … che riprendeva ‘né ad Anastasi né ad altro giocatore sotto porta; il tiro-cross di Pasetti è andato direttamente in rete’.