Tramonti: a Campinola concluso 8° Festival organistico fra memorie e ricorrenze, impegno e costanza

Emozionante pomeriggio domenica scorsa nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Campinola di Tramonti per il concerto conclusivo dell’8° FESTIVAL ORGANISTICO che era il dodicesimo della stagione e il sessantesimo della sua lunga vita.

Molti i motivi che hanno reso l’evento particolarmente intenso e partecipato e ponendolo come ponte fra la memoria dei defunti e la celebrazione della Festa dell’Unità Nazionale e i caduti della Grande Guerra 1915-18.

Innanzitutto la presenza del Coro Ave Maris Stella della Basilica di S. Maria a Mare di Maiori diretto con perizia da Yulia Zlydareva con Michela Ruggiero all’organo Carlo Rossi del 1729.  La formazione conta circa 25 componenti e propone musiche e canti della tradizione cristiana, spaziando dalla polifonia rinascimentale al gregoriano, al genere classico e alle armonie contemporanee.

In questa occasione ha offerto un ispirato Magnificat di Antonio Vivaldi, il veneziano “prete rosso”, un brano dell’inglese Thomas Tallis vissuto nel 1500, una dolcissima Ave Maria attribuita a Giulio Caccini ma quasi certamente del russo Vladimir Fëdorovič Vavilov, due pezzi di autori inediti per il Festival, il romano Felice Anerio e il polacco Grzegorz Gerwazy Gorczycki.

Il “Silenzio” suonato dalla tromba del giovane minorese Simone Gargano ha introdotto la seconda parte del pomeriggio per commemorare la Festa dell’Unità Nazionale e le vicende della Grande Guerra 1914-18.

L’animatore del Festival Organistico Antonio De Marco ha letto e commentato con emozione un proprio testo riassuntivo delle vicende della prima Guerra Mondiale. Particolarmente commovente le parti relativi ai luoghi dove molti meridionali e Tramontani si sono immolati o hanno comunque vissuto lo strazio di quei momenti per gli ideali della patria. Un’occasione per ribadire i valori nazionali per una diffusa e pacifica convivenza civile.

Al termine con tutto il pubblico in piedi è stato cantato l’Inno di Mameli e quindi ancora il “Silenzio”. Il Sindaco Domenico Amatruda, intervenuto con la comandante della stazione Carabinieri di Tramonti maresciallo Manuela Vincenzi e alcuni consiglieri comunali, ha espresso significative parole di circostanza, rimarcando lo spirito della celebrazione e l’opportunità che se ne conservi la memoria; Padre Jean Jacques Luzitu ha condiviso l’intervento ma sottolineando altresì il senso del Festival e l’importanza del mantenimento e valorizzazione dell’organo vero gioiello del patrimonio artistico di Tramonti.

Inserendosi come ponte fra i due eventi che si celebravano, il Coro Ave Maris Stella ha proposto un Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart, concludendo con l’esaltante Gloria di Vivaldi in cui sono emersi anche due solisti del coro, Aldo Buonocore al clarino e il soprano Andreina Di Lambro.

Santa Cecilia, patrona della musica e di chi la fa e l’ama e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori che suonò quest’organo nel 1731, saranno senz’altro felici per questo lungo omaggio nel quale si sono alternati voci e strumenti, interpreti professionisti e amatori, tutti mossi da eguale entusiasmo per la musica e gli strumenti che ad essa danno voce.

Ben 12 concerti per rinnovare il miracolo della festa per la rinascita dell’organo “Carlo Rossi: da Vincenzo Florio di Gragnano a Giuseppe Rigliaco di Teverola, a Maria Violanti di Priverno di Latina, da Giancarlo De Marco Telese fra i maggiori fautori del recupero dell’organo a Fabrizio Callai di Rapallo che ha tenuto due concerti di cui uno alla Collegiata di Maiori e l’altro con l’arpista Alba Brundo di Napoli; e poi il decano del Festival Antonio Varriano di Campobasso con la giovane Pia Molinaro di Ariano Irpino, la sorrentina Olga Laudonia, lo spagnolo di Malaga Antonio Tomas Del Pino Romero, il duo Andreana Pilotti di Pietramelara con Alfredo De Francesco di Teano al sax, e quindi Nicola Salvati di Mercato San Severino per chiudere con il Coro Ave Stella Maris di Maiori.

A otto anni dalla solenne cerimonia e dal concerto che ha inaugurato il restauro filologico che non si è lasciato tentare da maldestre manipolazioni che avrebbero cancellato il carattere dello strumento e i segni della storia. Una meritoria opera che ha ridato alla collettività uno fra i più antichi organi della Campania e il più longevo della Costa d’Amalfi. Autentici “atti d’amore” in alcuni valori antichi che sembrano svanire nell’indifferenza ma che meritano di non essere dimenticati.

Il Festival Organistico è un vero miracolo ed ha conferito continuità all’espressività del prezioso strumento e prolungato il ponte fra passato e futuro per far acquisire la piena consapevolezza del valore espressivo e del significato umano, storico e artistico; una iniziativa di grande valenza, per offrire questo patrimonio al godimento di tutti, per l’elevazione spirituale e l’accrescimento culturale e sociale. E come diceva il Vasari “Fare, sempre; continuare a fare. Perché quel che si è fatto è sempre un punto non d’arrivo ma di partenza… e la difficultà è il saper conservare et accrescere.”.