Salerno: Avvocatura in Missione, convegno su cultura vita in risposta ad eutanasia
Antonello Posillipo
Venerdì 18 ottobre ore 17,00 nella Sala del Chiostro del Convento dell’Immacolata dei Frati Cappuccini, in P.zza S. Francesco, Avvocatura in missione si è presentata con un interessante convegno dai diversi contorni morali, deontologici, legislativi, ma soprattutto cristiani su un importante tema bioetico, che attanaglia il Paese, l’eutanasia.
Relatori del convegno, dopo l’indirizzo di saluto dell’avv. Silverio Sica, presidente dell’Ordine degli avvocati di Salerno, i relatori Don Pietro Rescigno, Vicario Giudiziale Tribunale interdiocesano di Salerno e il dott. Bruno Ravera, già Presidente Ordine dei Medici di Salerno. Don Rescigno ha portato i saluti dell’Arcivescovo Mons. Bellandi, inducendo a riflettere sui magisteri pontificali di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco; Papa Wojtyla nell’enciclica sulla vita intende un’azione non un’ azione che su commissione procura morte.
L’eutanasia, ha proseguito Don Pietro, contraddice il principio di indisponibilità, la vita è un dono di Dio. Citando Mons. Betori, ha asserito che la vita nel tempo non può essere considerata un bene relativo, non si possono considerare le gradualità in certe condizioni. Dunque, accompagnare la morte nell’Eutanasia significa essere attori di «una cultura della morte». Il suicidio assistito, anche se praticato da personale sanitario, è un crimine verso la vita. La logica dell’eutanasia è individualistica. Non esiste nell’individuo una scelta tra la vita e la morte, ogni persona può realizzarsi nel dono di sé e nell’apertura al prossimo .Con l’individualismo cade la solidarietà, emerge la solitudine, il suo senso. La cultura della morte si combatte con i fondi per la ricerca, con la terapia del dolore. La sofferenza ha acquistato senso con il Dio incarnato, Gesù che l’ha assunta su di sé perché potessimo essere liberati.
Il prof. Ravera è intervenuto asserendo che in questi tempi il tema in questione non è di tutti. Contrario al suicidio medicalmente assistito, nella usa esperienza professionale non ha mai sentito parlare di abbreviare la vita da parte dei pazienti in cura. Il suicido radicalmente assistito è equivalente all’eutanasia: il suicido è un atto individuale, che cessa di essere individuale nel ricorrere ad un terzo che interviene. Ammettendo che medicalmente assistito, una volta ammesso confonderebbe la sofferenza fisica e psicologica, c’è da dire che il dolore può essere misurato. Oggi è in discussione il carattere di persona che dev’essere dotata di autocoscienza, razionalità, morale.
Percorrendo la strada intrapresa dalla Corte Costituzionale, Ravera ha citato il prof. Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Consulta, che aveva enucleato la difficoltà di recepire presto una risposta, riferendosi anche all’insolita pronuncia della Corte Costituzionale, che doveva rinviare la decisione sul caso Marco Cappato-dj Fabo ed ha rivolto al Parlamento l’invito a legiferare.
La questione politica in parlamento è stata delucidata dai deputati invitati in qualità di relatori, dott. Luigi Casciello per Forza Italia e dott. Nicola Provenza per M5S. Casciello, ricordando l’importanza dell’unità dei cattolici nella storia della Repubblica, ha ricordato alcune sconfitte su temi etici, a partire dalla concezione dei centri aggregazionali; successivamente ha ricordato anche la sua componente politica di centrodestra. Presentato in senato, il testo della proposta prevedeva delle specifiche attenuanti per l’aiuto al suicidio e la revisione della legge sulle Dat. con le quali si è tentato di reagire in forma legislativa all’ordinanza della Corte Costituzionale (la n.207 del 2018).
Provenza, sottolineando l’importante intervento di Don Pietro Rescigno, ha chiesto alla platea se in ciascuna forza politica ci sia stata uniformità di pensiero, affermando che deputati di diverse estrazioni politiche hanno lavorato alla Camera per dieci mesi in un comitato ristretto, in cui non si è trovato un disegno di legge condiviso. La Chiesa è l’unica “agenzia educativa” rivolta all’educazione ed alla partecipazione. Sono splendide le cure palliative, ma in Italia non esistono medici palliativisti.
In conclusione l’avv. Anna Egidia Catenaro, Presidente Avvocatura in Missione, ha asserito che c’è stato uno straripamento di potere da parte della Corte Costituzionale, il Parlamento in un anno non ha legiferato nessuna legge, non volendo. Le persone vivono nell’oblio di Dio, percorrono la propria vita sui social, non vivendo sane relazioni. La legge sui Dat, un’apertura all’eutanasia alla quale la Corte Costituzionale si è richiamata. Alcune persone si sono suicidate per motivi economici, ma non tollerabile che i medici divengano boia al servizio della «cultura della morte». Non si può inserire in un’ eventuale legge un sorta di selezione della specie. Quindi quando una norma giuridica si sgancia da una norma morale si rischia di smarrire l’umanità.