Giornalismo comunicativo?

Giuseppe Lembo

Un diverso comunicare significa, prima di tutto, occuparsi dell’uomo di oggi; significa dare spazio quotidiano ai grandi temi del nostro tempo, soffermandosi, con la massima attenzione ai diritti della grande famiglia umana (prima di tutto il diritto alla vita ed alla libertà dal bisogno); significa occuparsi di cultura della vita dell’uomo; di cultura della salute, sempre più a rischio per i tanti mali che l’uomo con grande maestria riesce a costruirsi con le proprie mani, come nel processo in atto di crescente avvelenamento della Terra destinata a produrre sempre meno, dell’aria sempre più inquinata e dell’acqua sempre meno disponibile, della salute sempre più a rischio (una pandemia globale, prodotta da un virus di origine globale, sconosciuto ed insensibile all’azione dei farmaci di cui dispone il mondo, potrebbe causare la morte di gran parte degli uomini che abitano la Terra).

Questi sono i problemi dell’uomo di oggi; e di questi problemi che il vero giornalismo deve sapersi occupare, rifuggendo, per dovere etico, la subalternità al potere ed il quotidiano tradimento alla libertà umana.

La comunicazione ha un grande ruolo per il futuro del mondo; deve saper conservare le radici dell’identità e dell’appartenenza per un nuovo protagonismo umano fatto di locale e globale, per effetto di un crescente incontro/confronto allargato a tutte le razze della Terra, sempre meno stanziali e sempre più in cammino, alla ricerca di mondi nuovi e soprattutto di quel diritto alla vita, un diritto ancora negato a tanti uomini parte viva di popoli oppressi e svenduti in libero e disumano mercato della carne umana.

La sovranità dell’uomo del nostro Paese ed in tante parti del mondo è una sovranità assolutamente condizionata; mancano i presupposti essenziali che per tutti, senza distinzione alcuna, sono la libertà ed il diritto alla vita.

La libera stampa deve lavorare per il concreto raggiungimento di questi obiettivi; il vero giornalista deve scrivere per l’uomo e non contro l’uomo, alleandosi con i poteri forti che vogliono una stampa asservita e strumento di una comunicazione così com’è il pollaio mediatico nel nostro Paese ed il giornalismo del consenso truffaldino come potere a favore dei poteri forti.

Gli italiani vogliono una stampa libera; una stampa fatta di una comunicazione autentica che porti al protagonismo della gente ed al libero convincimento per scelte condivise, non inquinate da elementi di disturbo, provocatoriamente utilizzati per cambiare il corso della vita d’insieme e le scelte consapevoli di ciascuno.

Il giornalismo che non è questo, è sempre più utile solo a chi lo pensa come trappola per produrre inganni e per catturare le libere coscienze della gene.

Questo giornalismo nonostante il compiacimento di tanti che lo praticano non è un giornalismo per la gente che leggendovi si sente ancora una volta tradita e liberamente sceglie altre vie per informarsi e per realizzarsi nel libero protagonismo.

Oggi il nostro Paese ha bisogno di grande impegno; al primo posto di questo impegno c’è la comunicazione, c’è la cultura, ci sono i saperi e la necessità di promuovere l’uomo.

Con responsabilità e chiarezza, per evitare che muoia Sansone con tutti i filistei, la comunicazione italiana, ricordandosi della nobile appartenenza.

La stampa, come missione al servizio dell’Italia e degli italiani, deve cambiare rotta e sgravarsi dai vincoli di subalternità ai poteri forti; deve pensare positivo e saper pensare, tra l’altro, ad una trasformazione per una più equa ridistribuzione della ricchezza, nel rispetto dei diritti di tutti gli italiani che danno vita a quell’insieme sociale che si chiama Italia.