INAPI: Direzione nazionale “Rivedere regole che disciplinano Enasarco e diritti iscritti ”

La Direzione Nazionale del Patronato Inapi si schiera al fianco degli agenti e rappresentanti di commercio che sono l’unica categoria lavorativa in Italia ad avere non solo la facoltà, ma anche l’obbligo di costituirsi una pensione complementare obbligatoria presso la fondazione ENASARCO, oltre a dover provvedere alla contribuzione obbligatoria di base presso la gestione speciale lavoratori autonomi (GSLA) dell’Inps, dovendo così fare fronte ad un onere contributivo al di sopra di ogni altra categoria di lavoratori autonomi. In realtà questo non comporta, come si potrebbe pensare, una maggiore tutela in ambito previdenziale, anzi spesso avviene il contrario, le somme versate vanno perse se non si raggiungono determinati requisiti minimi contributivi, 20 anni di contribuzione, ed anagrafici 67 anni per gli uomini e 65 per le donne.

Se le prestazioni previdenziali gestite dall’ Enasarco si inquadrano nella previdenza integrativa, non si capisce perché, spiega Cosentino, Presidente del Patronato Inapi: “non sia lasciata libertà agli iscritti di versare la quantità di contributi o il premio da versare che ritengono opportuno, ma questa debba essere sancita periodicamente dalla fondazione, inoltre così come per i piani integrativi di pensione, sottoscritti con qualsivoglia assicurazione, al raggiungimento dell’età pensionabile il lavoratore prende in base a quanto ha versato, non si comprende perché chi versa all’ENASARCO, se non raggiunge i requisiti minimi, non ha diritto alla liquidazione del premio versato, ma perde tutto”

Paradossale e certamente da sanare il principio secondo cui: “il mancato raggiungimento dei requisiti comporta la perdita di ogni diritto nonché degli importi versati”. Come giustamente sostiene  Giacomo Fiordaliso, ex agente rappresentante del commercio, che da anni evidenzia tali assurdi paletti discriminatori per questa categoria e confida vengano eliminati: “E’ chiaro e palese che debbono essere profondamente riviste le regole che disciplinano la vita dell’ente medesimo ed i diritti degli iscritti”

Una soluzione per eliminare tali soprusi ai danni dei lavoratori che versano più degli altri potrebbe essere, concorda Cosentino appoggiando quanto sostiene Fiordaliso: porre Enasarco sotto la stessa disciplina giuridica delle compagnie di assicurazione o trasferire presso l’Inps tutto il patrimonio dell’ente o porlo in liquidazione restituendo comunque, come è giusto che sia, ai vari contribuenti che non sono riusciti a raggiungere i requisiti minimi pensionistici almeno quanto loro hanno versato fino a quel momento”

Il Presidente del Patronato Inapi invita dunque il Governo a riprendere in mano, nella prossima legge di bilancio, anche la questione previdenziale degli agenti di commercio, affinché venga posta la parola fine all’obbligatorietà della contribuzione e vengano trasferite presso l’Inps le posizioni utili di quanti ancora non hanno raggiunto il diritto alla pensione, ma, dalla loro, hanno sempre provveduto ai versamenti contributivi, in quanto obbligati, in un’ottica di prestazione integrativa da parte di un’istituzione con natura privatistica.

Personalmente, conclude Cosentino, come ho detto in più di un’occasione sarei addirittura per l’ abolizione delle casse,  poiché ritengo l INPS l’unico soggetto atto alla gestione della materia previdenziale, questo creerebbe certamente meno confusione ed i diritti, una volta maturati, sarebbero i medesimi per tutti.