Proverbi Africani: la patria e il patriottismo

Padre Oliviero Ferro

La PATRIA, paese al quale un individuo è legato in quanto terra di nascita o di legame legale, al quale eli appartiene. Che gli sta a cuore e di cui gli usi e i costumi hanno profondamente marcato il suo modo di essere e di vivere. Tale paese va amato come sua madre, rispettato, onorato, difeso con parole-atti e vari impegni. Ovunque vada un uomo, la sua patria è come la sua casa, dove dovrà alla fine ritornare, se non fisicamente, almeno nello spirito. La difesa dell’onore e della vita delle patrie ha generato un’ideologia che teoricamente si chiama PATRIOTTISMO.

Cos’è? È l’amore quasi passionale e ragionato per la propria terra di origine, per il suo popolo, per la società politica a cui si appartiene. Ha pure un significato morale nella misura in cui la destinazione dell’uomo e della vita buona non è separabile dall’Habitat concreto e dalla comunità politica, costituita dagli usi-costumi-leggi istituzionali proprie. Una cosa è il patriottismo, differente dal nazionalismo (forma degradata dell’amore per la patria). Il primo implica: rispetto della particolarità delle altre comunità politiche (tolleranza), riconoscimento della propria inviolabile dignità di ogni uomo. In più l’individuo è un membro della patria, ma in quanto uomo vale più dello Stato. Ecco i proverbi. “Al mattino gli uccelli volano via, ma la sera tornano tutti al nido” (Ivili, Congo Brazzaville) (un giorno tutti si ritornerà a casa). E l’altro che ci ricorda che il luogo più sicuro è la propria patria. “Il pollaio è il rifugio delle galline” (Tetela, Congo RDC). E uno  simile “Un elefante ci tiene alle proprie zanne” (Azande, Congo RDC).Un altro ancora “La tartaruga non abbandona mai la sua corazza” (Basutho, Lesotho).

La patria vera è quella che protegge tutti i suoi cittadini. “L’ombra della palma protegge anche le persone lontane” (Douala, Cameroun). Normalmente, si dovrebbe stare bene nella propria patria, ma non sempre succede, come vediamo oggi che molti giovani e non vanno all’estero per trovare il lavoro. “La rana non si stanca in acqua” (Ngbandi, Congo RDC). Se uno si sente parte della propria patria, è degno di onore, perché ama il proprio paese e i suoi usi e costumi diventano parte integrante della propria vita. Così ci dice il proverbio “Un figlio cui piace la coltura e l’allevamento, ecco un figlio perfetto” (Mossi, Burkina Faso). Quante volte sentiamo critiche, anche feroci, sulla nostra patria e quanto pochi si rimboccano le maniche per cambiarla, migliorarla! Ed è quello che dicono i Luluwa del Congo RDC, che, comunque sia la sua situazione socio-politica, quello è il proprio paese, da cui nulla ci separerà. “Nel mio paese ci vado, anche se mi dicono che vi si muore di fame”.

Quando si va in un nuovo paese, ci si deve sentire a casa propria, conoscere gli usi e i costumi, diventare, nei limiti del possibile, cittadino attivo, apprezzare le cose positive e lottare per eliminare le ingiustizie. E’ quello che succede ai missionari, quando lasciano la loro patria di origine e diventano cittadini di una nuova patria, sentendosi a casa propria. Così ce lo ricorda il proverbio degli Hutu del Rwanda. “Colui che ama le cose del re, ne ama tutto”. Ed è pure chiaro che andando in un paese nuovo, tu perde alcune abitudini che avevi nella tua patria di origine per assumerne delle nuove (ad esempio: la concezione del tempo, il modo di salutare, di camminare, di mangiare, di vivere con la gente). “Colui che attraversa un lago perde le proprie abitudini” (Sukuma, Tanzania). E “Colui che sta nel paese dove si mangiano le mosche, ne ingoia vive” (Tutsi, Burundi).