Cava de’ Tirreni: “Siamo Cavesi”, Murolo “Cavese in esilio, ennesimo fallimento Amministrazione comunale”

Costringere la Cavese nell’anno del centenario a disputare le partire casalinghe in uno stadio diverso dal “Simonetta Lamberti” dimostra tutta l’incapacità dell’amministrazione comunale, caratterizzata non solo da improvvisazione, ma da grande lentezza nel prendere le decisioni.

 Il popolo biancoblu centra l’obiettivo quando dice che l’amministrazione “si è dimostrata fallimentare non solo in questo ambito ma in tante situazioni che hanno svilito il nostri popolo; uno dei tanti esempi è la questione ospedale”. In particolare, per quanto riguarda lo stadio l’impressione è che la questione sia stata affrontata con la consueta superficialità: possibile che in quattro anni l’amministrazione non sia riuscita a fare niente per evitare che la Cavese Calcio debba disputare le partite lontano dal proprio stadio? E ancora: l’assessore Nunzio Senatore rende noto che la Lega ha indicato cambiamenti ed interventi strutturali molto più sostanziali. Ma possibile che il tutto sia stato comunicato solo nella primavera del 2019? Anche altre strutture del territorio avranno dovuto fare degli adeguamenti e sicuramente sono partiti prima. Mi chiedo, inoltre, cosa abbia impedito di cogliere l’opportunità delle Universiadi, che avrebbe potuto consentire un restyling della struttura, evitando di dover, di volta in volta, rincorrere singole problematiche.
Sulla questione ospedale, pure toccata dalla tifoseria cavese, da sempre sensibile alla tutela della salute dei cittadini, c’è da dire che l’amministrazione Servalli ha dimostrato la consueta superficialità, consentendo che il “Santa Maria dell’Olmo” si riducesse ad una sorta di guscio vuoto, all’apparenza e sulla carta funzionante, ma nella pratica privato di una serie di servizi essenziali. La questione è lunga e complessa, ma qui voglio solo far emergere il dato che i 91 posti letto di cui il sindaco Servalli si fa vanto sono mantenuti solo sulla carta. Risultano attivi, infatti, solo 60 posti letto ed il reparto di ginecologia, che pure il governatore Vincenzo De Luca aveva garantito sarebbero rimasto a Cava, è stato chiuso. Per gli ospedali di Polla e Sapri è stata effettuata una proroga ai 500 interventi annuali e la stessa Regione Campania, proprio in questi giorni, si sta adoperando per rinnovarla e mantenere aperti i due reparti. Per Cava non è stato fatto nulla. E pensare che sarebbe bastato unire San Severino a Cava e non ci sarebbero stati problemi né di medici, né di quota 500 parti annui (a Cava all’atto della chiusura si effettuavano poco meno di 400 parti all’anno). Che dire? Quando la politica ignora i veri problemi della comunità, significa che non è all’altezza del proprio compito.