Proverbi Africani: l’essere madre

Padre Oliviero Ferro  

Tabernacolo della vita umana, la made è una persona fra le più venerate nella tradizione africana. La madre è il simbolo di un amore e di una bontà senza interessi, è l’immagine dell’eroismo umano a causa del suo straordinario spirito di sacrificio. La madre è l’epicentro dell’educazione dei figli, specie delle ragazze. Gode di molti poteri sull’individuo. Ad ella, che conosce i segreti della concezione della vita dei propri figli, viene riconosciuto il potere mistico di danneggiare o/o di proteggere con la propria parola, il proprio atteggiamento, quella stessa vita.

Essere madre è anche un ruolo sociale. E’ rispondere al bisogno di moltiplicazione della forza del gruppo. Si deve però essere madre di famiglia e non soltanto madre dei figli, forse anche non sposata. Sarebbe un fatto immorale che diminuisce il valore morale dello statuto. Per queste ragioni i proverbi narrano le dinamiche dell’ammirazione e del rispetto di cui gode l’essere madre nella società africana. E ora vediamoli, cominciando dai Mongo del Congo RDC che ci dicono che madre e figli si riconoscono sempre, anche in mezzo a grandi folle. “La mano non ignora la bocca”. Mi permetto di aggiungere che qualcuno mi chiedeva, al ritorno in Italia dall’Africa, come riuscivo a riconoscere chi era la mamma di un bambino. Ho sempre risposto che bastava abituarsi, anche se erano un po’ scuri, a guardare la mamma e poi il bambino e il riconoscimento diventava facile.

Abbia detto appena sopra che la madre dona la propria vita per i figli. “Il corpo muore insieme alle sue uova” (Bayansi, Congo RDC) . Il pensiero di una madre, che si separa dal marito, lasciandogli i figli (come vuole la tradizione: i figli sono di proprietà del marito e della sua famiglia) è sempre orientato a loro e non ha mai pace. “L’antilope che parte e lascia i figli dietro, ha sempre gli occhi dietro di lei” (Bakwa cienze, Congo RDC). Se la madre è cattiva, si comporta male, anche i figli cresceranno male, come ci ricordano questi due proverbi. “Una gallina guastata, guasta pure le uova” (Tutsi, Rwanda) e “Il disprezzo che si ha per un figlio, egli lo trae dal seno della madre” (Agni, Costa d’Avorio). Nonostante che la tradizione impone che i figli vadano al padre, si consiglia, in caso di separazione o divorzio, che i figli minori non vengano separati dalla madre. Ce lo ricordano questi proverbi. “Non si separa il pestello dal mortaio” (Ntomba, Congo RDC) e “Non si può separare l’unghia dal dito” (Kossi, Cameroun). La madre non deve essere insultata, per tutto quello già detto all’inizio. Con lei ci deve essere pudore e delicatezza (è lei che è la fonte della vita che viene da Dio). “L’utero della madre non è mai storto” (Bassar, Togo). La madre ha il diritto di godere di un bene offerto a suo figlio.

“Il cibo riservato al bambino fa crescere il ventre della madre” (Toma, Guinea) e “le provigioni di un bambino nutrono la madre” (Ovimbundu, Angola). E qui faccio una sosta, ricordando gli incontri con le mamme che portano sulla spalla il loro bambino. Sono sempre molto contente, anche se “tengono tanti pensieri”. Quando ti incontrano, ti salutano contente. Il bambino dietro le spalle, ti guarda con due occhioni interrogativi, poi si nasconde di nuovo dietro le spalle della mamma. Poi, visto che la mamma non ha paura, ritorna con la faccia davanti e ti fa un sorrisetto, Insomma forse è iniziata una piccola amicizia. Quando si ama un bambino si ama la sua mamma. “La pietà per un bambino proviene dalla madre” (Ovimbundu, Angola).