Le Parole dell’ Europa: Commercio

Le Parole dell’ Europa: Commercio

Il commercio è spesso al centro del dibattito europeo.

Le politiche commerciali sono infatti un’area dove più ampia è stata la cessione di sovranità da parte degli Stati membri a favore dell’Unione, che ha oggi competenza esclusiva tanto nel definire le regole del commercio  all’interno dell’UE quanto nel concludere accordi commerciali a nome di tutti i Paesi membri.

Tale potere può essere a volte percepito come eccessivo, come ad esempio nel caso della regolamentazione comunitaria che stabilisce le dimensioni minime per le gabbie delle galline ovaiole  , e ha contribuito ad alimentare casi di disinformazione e miti  come  quelli circolati sui social media britannici  alla vigilia del referendum su Brexit.

Al netto dei casi di disinformazione, il motivo della mole di norme che regolano la politica commerciale dell’UE risiede tuttavia nella necessità di armonizzare standard e regole  tra i diversi Paesi membri al fine di garantire una competizione equa tra tutti gli attori economici all’interno del mercato unico. Se oggi sembra infatti scontato che prodotti europei circolino liberamente da uno Stato membro all’altro, in passato non è sempre stato così. I primi membri della Comunità economica europea (CEE), non avendo più la possibilità di imporre dazi sulle merci provenienti dagli altri Paesi della CEE, hanno cercato a lungo di proteggere le proprie imprese attraverso l’uso di barriere non-tariffarie  (ad esempio non riconoscendo standard tecnici e licenze  di altri Stati membri). Fu una sentenza del 1979 della Corte di giustizia della Comunità Europea su un liquore francese, il Cassis de Dijon  , a sancire un principio che segnò la storia dell’integrazione comunitaria, quello del mutuo riconoscimento. Questo principio divenne uno dei cardini della giurisprudenza europea e diede slancio al programma con cui la Commissione Delors puntò ad abbattere le barriere non tariffarie nel mercato unico, allargando la concorrenza al settore dei servizi, del capitale e del lavoro.

Ellera Ferrante di Ruffana