W la Mamma!

W la Mamma!

di Rita Occidente Lupo

Per la Mamma, filastrocche dalla più tenera età. Canzoncine, imbastite di melodie e promesse. Auguri! Ricordi, sfumati nel tempo e rivisitati nel presente. Non a caso, a fine Ottocento, un giorno, per ricordare il sacrificio di tante madri. Per elogiarne l’operato, stigmatizzarne il ruolo ed incisivizzarne l’efficacia. Tra il consumismo, ormai di casa in ogni circostanza, la solidarietà che scende in piazza, nella seconda domenica di maggio. Per riproporre la ricerca. L’Airc, con le sue piantine, rabbercia le distanze tra i traguardi e gli studi. In nome di un affetto, un tempo detto filiale, che da sempre tesse il nome stesso di mamma. Una genitorialità, sentita in modi diversi, sull’intero globo, appagante, almeno in parte, quelle croci e delizie che ogni madre vive nel suo ruolo. Oggi, scarsamente relegata alle pareti domestiche. Tutt’altro che martire, della vis familiare, in costante rinuncia del proprio io. Agguerrita, a caccia spesso anche di ambizioni sociali, la mamma moderna non azzera le proprie giornate, dietro intingoli raffinati. Nè si diletta, nel rigovernare, strenue paladina, il focolare domestico. In jeans e t-shirt o tailleur e golf, con frettolosa tracolla al braccio, il carico d’impegni incalza le sue giornate.

Oneri accelerati, tra  fornelli e disbrighi domestici. Scandito il tempo. Abulica quasi la voglia d’ascoltare. O consigliare. Il limite del suo ruolo attuale. Dalla linea scattante, guadagnata faticosamente alla palestra serale. Mentre esercita la mente, in acrobatiche incombenze. Cercando di collimare tutto. O quasi. Arrampicandosi su tacchi a spillo, per un’importante riunione di lavoro e spingendo il carrello al supermercato, dal basso delle sue ballerine. Carica di tensioni e d’ incombenze.

Desiderosa d’ intessere il dialogo con i propri figli e di spuntarla se scariche le pile della celebrità. All’acqua e sapone o dietro il maquillage più compatto. Giammai rinunciataria nel voler educare. A volte anche senza saper come. Le incertezze, spesso  accusatrici, della sua frettolosa presenza ad ore, ancelle di coccole, più che di autorevolezza. In una complicità a tutto campo, nel graffiante ruolo di amica, più che di genitore . Essere mamma, un’arte da coltivare, apprendere e mettere a tappeto. Sapendo che l’egoismo, s’ annienta dal primo vagito del suo nascituro. E che l’amore, non si nutre di dolciumi e rose, ma di concreti atti di donazione.