Salernitana ad un passo dalla retrocessione. Ne decideranno il destino playout o giustizia sportiva?

Roberto Trucillo

Il calcio che non ci piace! Nell’anno del centenario della fondazione della Salernitana.

Un campionato “horror” per i sostenitori del cavalluccio marino. Dopo un buon inizio con Colantuono in panchina, fino al raggiungimento del terzo posto in classifica, il lento declino e, dopo il cambio di allenatore, con Gregucci al timone, il crollo verticale, fino all’epilogo da tragedia greca, con cinque sconfitte consecutive nella fase decisiva del torneo che hanno relegato la squadra al quart’ultimo posto in classifica ed ai play out.

Cinque gare in cui bastava anche pareggiarne una sola, giocate contro squadre di bassa classifica e dirette concorrenti per la salvezza. La squadra granata è riuscita in un’impresa storica, irripetibile. Non ha racimolato alcun punto, perdendo sempre anche con diversi gol di scarto. In pratica, i calciatori al soldo di Lotito e Mezzaroma hanno gettato la spugna con largo anticipo, arrendendosi e facendo sprofondare la Salernitana in zona retrocessione.

Comunque andrà a finire, questa stagione calcistica è stata fallimentare e ha sancito la definitiva rottura del rapporto tra la tifoseria e la Società gestita dal duo romano.

Né il tecnico, né il Direttore Sportivo e nemmeno la Società sono intervenuti con efficacia per capire il problema e correggere la rotta di una nave ormai alla deriva. Le colpe, quindi, sono di tutti i protagonisti di questo scempio.

I tifosi, ad un certo punto, acquisita la consapevolezza dell’andazzo, hanno deciso di protestare contro le scelte societarie abbandonando gli spalti e rimanendo fuori dallo stadio. Si è creata anche una spaccatura nel seno della tifoseria, con una parte della torcida della curva sud che ha deciso di tornare a tifare. Questa divisione tra i tifosi granata è un’altra colpa da addebitare all’establishment societario.

Ed ora, come se non bastasse, bisogna attendere la fine della prossima settimana per conoscere le decisioni del giudice sportivo sul ricorso presentato dal Foggia che chiede la restituzione di due punti in classifica da sottrarre alla iniziale penalizzazione. In caso di sentenza favorevole ai dauni, la Salernitana retrocederebbe direttamente in lega pro.

Tale ipotesi renderebbe ancora più amaro il boccone da ingoiare per i tifosi e farebbe apparire chiaramente come nel calcio l’aspetto sportivo ed agonistico abbia ormai ben poco valore in considerazione del fatto che negli ultimi anni e quasi consuetudine consolidata il ribaltamento dei risultati maturati sul campo ad opera di sentenze della giustizia sportiva.

E poi c’è il caso Palermo che, sempre in settimana, è atteso dal giudizio su situazioni contabili irregolari che potrebbero avere come conseguenza una clamorosa retrocessione d’ufficio. Anche questa querelle influirebbe in maniera decisiva sulla griglia dei play out. In Italia, siamo al cospetto di un calcio malato e che sta perdendo appeal. Gli spalti che vanno svuotandosi sempre più ne sono la dimostrazione.

Intanto, Menichini sta facendo il possibile per dare un senso a questo incarico, tardivo, che gli è stato conferito per tentare di compiere l’impresa di mantenere la categoria. Il cambio dell’allenatore andava fatto alcuni mesi prima.

Il tecnico, comunque, nel match decisivo di Pescara è riuscito a dare un minimo di organizzazione tattica alla squadra, schierandola con il modulo 4-2-3-1 che, viste le caratteristiche tecniche del gruppo di calciatori e le evidenti carenze a centrocampo, è apparso il più consono e coerente.

Se la Salernitana dovesse disputare i play out, Menichini potrebbe essere la persona giusta per dare alla Salernitana qualche chance di vittoria nella doppia sfida con il Venezia, che allo stato attuale sarebbe l’avversario di turno salvo ulteriori sconvolgimenti in classifica.