Chi salverà il mondo che sta morendo di disumana finanza? Solo un saggio umanesimo economico già pensato da Keynes

Giuseppe Lembo

Un Meridiano Mondadori, eccezionalmente dedicato ad un grande economista del secolo scorso, di grande attualità. Ha  l’introduzione di Giorgio La Malfa. Si tratta di John Maynard KEYNES (1883-1946).

Un Libro sull’economia inglese, di grande attualità.

Un Libro da leggere per i suoi contenuti, in particolare, per la teoria generale dell’occupazione e dell’interesse per la moneta del 1936, la lettera aperta al presidente Rooselvet a pochi mesi dalla sua elezione, l’Arte e lo Stato e come pagare il costo della guerra del 1940, uno scritto in cui Keynes anticipa l’idea delle politiche dei redditi.

L’attenzione dei Meridiani Mondadori per Keynes, va oltre la sua importanza di studioso di economia.

L’aspetto prevalente i Meridiani Mondadori lo attribuiscono soprattutto al fatto che, grazie alla sua capacità di studioso ed attento osservatore del Mondo economico, Keynes ha ricondotto la disciplina economica nell’ambito delle scienze sociali e morali.

Si tratta di una saggia assimilazione, il frutto di una scelta, dal percorso assolutamente nuovo. E così si ha la mutazione genetica da scienza arida, triste e senza capacità alcuna di permettere a chi cercava, interrogando il Mondo, di avere le giuste risposte, per meglio capire e migliorare la società e quali, al suo interno, le possibili prospettive di vita umana.

Grazie a questa dimensione tutta keynesiana, l’economia nella sua saggia veste di scienze sociali e morali, regala al Mondo trent’anni di benessere diffuso con protagonisti i Paesi capitalistici nel trentennio tra gli anni Cinquanta ed Ottanta del secolo scorso.

È stato umanamente, il nuovo dell’economia e del suo saggio modo di intenderla. Un’economia etica per la gente prima di tutto e soprattutto.

Il suo pensiero economico è sviluppato con alla base, il meglio dell’economia della gente. Ne pensò così facendo un percorso completamente nuovo, cambiandone il modo arido e disumano di pensare alla sua gestione; tanto, in rotta di collisione con i Neoclassici sconvolgendo, così facendo, un passato economico del pensiero, fortemente consolidato.

La sua è un’economia sociale, per la prima volta sulla scena del mondo. Dall’economia pro-Stato, con Keynes si passava ad un’economia etica pro-Gente, che assumeva un ruolo centrale, garantendone il pieno impiego negato, come oggi, con un Mondo economico, sempre meno keynesiano, indifferente alla gente e tutto concentrato nell’ottica di frenare l’inflazione.

Keynes è stato un grande economista del Mondo. Un’economista di cui questo nostro egoistico Mondo di un’economia poco umana ed ancora meno sociale, non può dimenticare gli insegnamenti che, andavano tutti verso la dignità dell’Uomo, da raggiungere attraverso l’obiettivo saggio e giusto del pubblico impiego, evitando le soluzioni pasticciate e poco umanamente produttive di un assistenzialismo disumano e senza alcuna prospettiva di Futuro Possibile che, per questa strada da deriva,  Keynes considerava “Futuro negato” e “Mondo di sofferenza” per i tanti che lo Stato-padrone, ieri come oggi, si sente in diritto di non considerare UOMINI da mettere a centro della scena e da garantire attraverso un’economia sociale per la gente, con al suo primo posto, il lavoro.

È questa la grande rivoluzione economica keynesiana. Una rivoluzione che lo portò a costruire il pensiero nuovo dell’economia sociale finalizzata all’Uomo ed a nuove e più sagge prospettive di vita umana individualmente presa e/o nel suo insieme sociale da rendere concretamente parte di Noi umanità, affidandoci ad un Umanesimo economico, il Nuovo del Mondo, non solo nel tempo di Keynes, ma anche e soprattutto oggi, dove si pensa ad un’economia del rigore, sempre più indifferente alla gente, che può anche disumanamente soffrire e morire, dando un valore prevalente all’economia dello Stato-padrone, dominante su tutto e tutti.

C’è in Keynes, un prima le persone, purtroppo, oggi sempre più indifferenti agli egoismi del Mondo che, come non mai, soffre di una grave e sempre più diffusa deriva culturale, sociale e soprattutto umana, conseguente ad un’Umanità che si compiace di essere egoisticamente disumana ed indifferente all’ALTRO DELLA TERRA.

Sono ormai passati 70 anni dalla morte di Keynes. Un tempo che ha visto l’economia italiana e non solo, in uno stato di diffusa frammentazione, con l’aggravante di un sempre minore umanesimo economico e la prevalenza keynesiana sugli aspetti economici, di un saggio ambito di scienze sociali e morali, di un aggressivo ed egoistico ambito finanziario tendente al profitto del tutto per sé. Di questa nuova dimensione, possiamo ritrovarne le radici identitarie nel libro di Alessandro Roncalli “L’età della disgregazione”, pubblicato da Laterza, che ci illumina sulla confusione diffusa per effetto di una distanza crescente ed abissale dalla via maestra segnata da Keynes, che era quella della saggia economia da riferire, prima di tutto e soprattutto, alle scienze morali e sociali, aventi per obiettivo l’Uomo e la sua Umanità.

Il Libro, in tutte le sue pagine, un saggio atto di fede, è un importante percorso dell’economia che va verso l’Uomo e la sua Umanità che, per essere tale e garantire il Futuro, deve avere in sé percorsi di un insieme umano ispirato ad un saggio UMANESIMO che Keynes, con grande amore per l’Uomo, visse come un vero e proprio atto di fede e verso cui dedicò tutto il suo impegno di economista che sapeva guardare alle scienze sociali e morali.

Il Mondo economico del tempo in cui viviamo, è certamente e non poco, diverso da quello sul quale Keynes ebbe a riflettere e che oggi ritroviamo a base della sua saggia, ma poco ascoltata teoria di un’ECONOMIA restituita all’UMANESIMO.

Niente di tutto questo! Purtroppo, la situazione odierna in Italia, in Europa e nel Mondo è profondamente diversa, dalla depressione degli anni Trenta del secolo scorso.

Non c’è una concreta minaccia dell’ordine internazionale; non c’è e sempre più, nonostante la crescita del reddito, una diffusa condizione da “Disoccupazione e povertà nell’abbondanza”, come si legge nel titolo di uno dei saggi del Meridiano Mondadori.

Una condizione economica tristemente disumana che fa e non poco, male al Mondo ed alla coesione sociale, Italia compresa. All’orizzonte sono tante le incertezze da Futuro negato, che non ci permettono assolutamente di capire come sarà organizzata la società del futuro e se ci sarà un possibile ritorno all’illuminato pensiero keynesiano di un’economia etica per la gente, affidandone i percorsi alle scienze sociali e morali, restituendola così, ai bisogni dell’Umanità e per l’Umanità, con percorsi da restituire all’UMANESIMO. Purtroppo, viviamo in una condizione umana fatta di gravi e crescenti incertezze.

Incertezze e confusioni umane che non ci permettono di capire come sarà organizzata la società del possibile futuro e quanto saprà saggiamente recuperare dell’economia keynesiana e del suo saggio umanesimo.

Certamente Keynes avrebbe dato un corso diverso all’odierna economia; tanto, mettendo al centro l’Uomo, in un saggio percorso di “umanesimo economico”, con interventi pubblici, per la migliore soluzione possibile ai problemi della società e della convivenza umana del prossimo futuro.

Il primo saggio obiettivo del fare economico deve essere sempre e comunque quello del “bene comune”. Si tratta di un obiettivo di Umanità che Keynes seppe fare suo e che ci ha lasciato in saggia eredità. Purtroppo, nel mezzo di una rivoluzione tecnologica sempre più veloce e profonda, dobbiamo saper tenere sempre presente, non dimenticandone gli insegnamenti che vogliono anche e soprattutto  il futuro del Mondo, come un tempo dell’Uomo e per l’Uomo, con un percorso economico, da costruire restituendolo,  saggiamente così come pensato da Keynes, all’UMANESIMO ed alla sua saggia UMANITA’, forte di un’economia nella sua  prevalente veste umana di scienza sociali e morali, per l’uomo e non solo per gli egoismi dei soli pochi disumani sfruttatori del Mondo che, così facendo, si va tristemente costruendo la sua inevitabile fine.