Carnevale: il senso del Martedì Grasso

Padre Giuliano Di Renzo

Impazza il carnevale. che senso ha oggi il carnevale dal momento che la Quaresima, lo spirito di penitenza in pratica non esiste più essendo l’anno più che mai un perpetuo grande carnevale?

Persino la mortificazione del venerdì, che ricordava Christus patiens e morente per noi sulla croce è ormai dimenticato la gente in tutt’altri suoi propri affari affaccendata più che pensare alla profonda verità della fragilità e all’inanità della vita.
Piuttosto che saggiamente ricordare la vita è nostra ma non ci appartiene e come l’abbiamo a ricevuta, ci siamo ricevuti, senza nostro consenso così dovremo deporla e renderla senza nostro consenso.
Se persino la presenza della croce sui carri funebri è fatta timida non venendo più vista come segno di resurrezione e di speranza come il segno della morte e va quasi dissimulata. In compenso si fa bella mostra di apertura mentale, o più chiaramente commerciale, evidenziando con bella grafica e mescolata con essa la mezzaluna islamica.
Questa sì segno di ideologia religiosa disumana, senza vera speranza.
Tutto ciò come se la morte fosse un accidente della vita da dimenticarsene quanto prima e non fosse invece parte di quella stessa vita che si vorrebbe all’infinito godere e bastasse accantonarla per rimuoverla dal peso della più ordinaria esperienza umana a ciascuno propria, passaggio nel momento oscuro al pieno fiorire della vita, maturazione di essa.
Quanti assistono ai funerali annoiati e indolenti solo per necessità e cortesia in attesa che finiscano presto, dimentichi che il defunto si è trovato ormai alla presenza della somma Santità di Dio in cui il suo operato è stato convincente avvocato difensore o accusatore e ha deciso il prolungare della vita come corona di vittoria e merito o condanna obbrobriosa e terribile di una vita sperperata al vento del tempo che è passato e perduta per sempre.
Che paradiso e inferno siano eterni l’esige il valore unico e irripetibile della vita umana. Il tempo da essa vissuto è stata per favorirne la crescita completa, merito e dignità.
E’ per rispetto alla dignità della persona e riconoscimento del valore della sua libertà con la quale ciascuno di noi deve stabile chi voler essere e quindi il definitivo suo permanente destino.
In definitiva la libertà ci pone in mano noi stessi e il senso del nostro essere stati ed esistere ancora.
La libertà in fondo non ha lo scopo di fare ciò che si vuole ma di ciò che vogliamo essere costruendoci attraverso le nostre azioni. La libertà è forza dinamica del nostro essere.
L’essere, l’io, la persona come atto del nostro esistere e azione.