Cultura che nutre
Giuseppe Lembo
Già nel passato degli anni novanta del secolo scorso la Campania aveva avuto percorsi di EDUCAZIONE ALLA SALUTE, basati sul saggio principio del “prevenire meglio che curare”.
In questo l’importante ruolo umano – sociale – educativo, ispirato alla conoscenza del cibo. Da qui e per questi obiettivi, nelle Scuole campane, si andavano attivando esperienze di Educazione Alimentare, con alla base i saggi presupposti della “cultura che nutre”; tanto, a partire dai primi anni di scuola, con un fare scuola attivamente impegnato anche in percorsi di Educazione Alimentare, per fare crescere i bambini poi adulti in buona salute, conservandola saggiamente nel corso degli anni.
Si trattò di una bella esperienza di Scuola – Laboratorio, a cui attivamente partecipai nel ruolo di referente della Regione Campania in un attivo programma italiano di Educazione Alimentare, con linee guida del Ministero dell’Agricoltura d’intesa con il Ministero della Salute e della Pubblica Istruzione, braccio armato per attivare sul territorio saggi percorsi di Educazione Alimentare, ispirati al saggio principio del “prevenire, meglio che curare”.
Nel mio ruolo di funzionario referente campano al Ministero dell’Agricoltura, portavo a Roma i percorsi valoriali della buona salute con, prima di tutto, le “eccellenze campane” del trittico Italia, POMODORO – PASTA – OLIO DI OLIVA, protagonisti di universalità della Buona Salute; si trattava di prodotti campani della Buona Terra, tra l’altro, parte della Dieta Mediterranea, una Dieta salutistica che ci appartiene e che dobbiamo saper conservare al Futuro per garantire la Buona Salute italiana e del mondo, purtroppo sempre più a grave rischio, per avere trasformato il cibo della Buona Terra, in un cibo avvelenato e nemico della salute umana, sempre più diffusamente presente sulle Tavole, come cibo spazzatura; un cibo poco salutistico, sempre più spesso gravemente dannoso alla salute dell’Uomo, a partire dai primi anni di vita.
A coordinare il Progetto ministeriale era la professoressa Rosa Bianco. Le linee guida che, tra l’altro, si andavano arricchendo delle tante esperienze territoriali italiane, da Roma, si trasferivano sui territori, diventando percorsi di Educazione Alimentare, ispirati al saggio principio della CULTURA CHE NUTRE.
Della cultura per la salute, attraverso saggi percorsi di saperi e di una conoscenza che, ieri come oggi servono all’Uomo del mondo, partendo, con saggia responsabilità dalle dimensioni umane dei territori in cui si vive e che fanno assolutamente parte di un insieme mondo che comprende sia il cibo che l’universale umano, senza differenza e/o distanza antropica.
Il cibo, come l’Uomo, come il virus e le tante altre diversità positive o negative, è una parte importante del Cibo Mondo.
Con saggio rispetto di tutto quanto arriva sulle nostre tavole, dalle tante diversità umane e territoriali del Mondo, prima di arrivare al consumo, deve avere una sua “saggia” responsabilità di percorsi, senza penalizzarne le provenienze, con discriminanti che, se non motivate, non hanno assolutamente ragioni di esistere.
Tanto, vale soprattutto oggi per il Mondo che produce indiscriminatamente “cibo spazzatura”, un cibo sempre più amico del mondo del business, indifferente a tutto, compreso la salute che, per le tante negatività del mondo, con grave danno, va tristemente diventando “salute” disumanamente violentata; “salute” tristemente negata, parte di un mondo antropologico che, proprio non sa volersi bene e che, con indifferenza, essendo parte del mondo del non-ESSERE IN DIVENIRE, preferisce, magari senza saperlo, il NULLA ESISTENZIALE, da fine del mondo, affidandosi in tutto e per tutto, agli egoismi umani di chi si rifiuta di conoscersi ed altrettanto poco saggiamente, si rifiuta di conoscere umanamente gli “altri” della Terra.
Perché questo mio percorso di pensiero, allargato dal cibo ai valori d’insieme, di cui il Mondo non può fare assolutamente a meno? Si tratta di valori che, nonostante siano dentro di NOI, l’uomo se ne tiene lontano; tanto, purtroppo, facendosi male e negandosi tristemente al Futuro del mondo.
Un Futuro negato perché così vuole l’insipienza umana che, porta a farsi male, scegliendo la strada poco solidale e tristemente sbagliata da “Fine del Mondo”.
Tanto, in tutto e per tutto. Tanto, per una dismissione umana da fine del Mondo che si nega al Futuro. Tanto, perché l’Uomo della Terra non conosce se stesso, perché si rifiuta di conoscersi, così come si rifiuta di conoscere l’”Altro” che, pur essendo parte viva dell’ESSERE IN DIVENIRE, interessa sempre meno chi gli sta di fronte, suicidamente attento ai soli falsi valori dell’Avere-Apparire che, in sé rappresentano il non-ESSERE; il NULLA che rincorre l’Uomo della Terra, negandosi tristemente al Futuro, un grande patrimonio dell’insieme umano che fa saggiamente parte dell’ESSERE IN DIVENIRE e si nega al NULLA parte del sapere e dei soli valori dell’ESSERE, l’unico “SAGGIO UMANO”, alla base del Futuro del Mondo.
Dopo queste mie utili e sagge divagazioni, per altro, anima umanamente attiva della CULURA CHE NUTRE, torno al mio dire centrato sul CIBO e sulla sua importanza per il vivere sano, usandolo con la saggezza della conoscenza, in una dimensione del quanto basta; tanto, senza farne un uso abusato, con grave danno per la SALUTE, con possibili emergenti mali, dovuti tra l’altro a scorrettezze alimentari per eccesso di cibo e/o per l’uso irresponsabile di quel “cibo spazzatura” che tanto male fa al nostro corpo che deve saggiamente vivere globale, senza mai cancellare la propria identità umana e la propria appartenenza al territorio che è parte di noi per nascita e/o per le radici lontane dei genitori e dell’umanità di riferimento, oggi identitariamente, parte di NOI, nella dimensione dell’ESSERE IN DIVENIRE, locale – globale, dove ciascuno deve saper ritrovare il meglio di se stesso nei rapporti con gli “altri” del Mondo, conservando saggiamente la propria identità e con questa la propria appartenenza, per un saggio insieme-confronto delle diversità, una grande ricchezza in cammino, assolutamente necessaria al Futuro del Mondo.
Assolutamente necessaria, volendosi bene e rispettando l’umano dell’ALTRO, per costruire saggiamente quell’atteso Uomo-Mondo che ci riporta all’evoluzione crescente del vivere umano di tutti i tempi, compreso il tempo in cui viviamo.
Tanto, anche nella civiltà del cibo, da conservare con tutte le sue fasi evolutive, al Futuro umano di un Tempo Nuovo che ha bisogno di NOI.
Di un tempo che dovrà essere quello di un Nuovo Umanesimo, con un risorto rapporto di umanità tra gli uomini, purtroppo, tristemente cancellato da un tempo che ama le barbarie, manifestando una tragica indifferenza Uomo-Uomo, oggi sempre più portatore dell’egoistico mito di se stesso, estremizzato al punto tale da considerarsi “IO MONDO”.