Linguaggio grafico/poetico di Apollinaire, l’arma della satira in Trilussa: il mezzo televisivo, strumento antropogenetico, gli si addirebbe alla perfezione. elasticità: imitazione di Sgarbi e infedeltà

Giuffrida Farina  

“Un insieme di segno, disegno e pensiero, la via più corta per esprimere un concetto e obbligare l’occhio ad accettare una visione globale della parola scritta». Era la definizione con la quale Guillaume Apollinaire (Roma, 1880-Parigi, 1918) delineava il “calligramma”: una crasi ovvero un connubio tra calligrafia e ideogramma. Le parole, in questo genere di poesia, venivano disposte a immagine, dunque i versi di tale componimento poetico formavano un disegno. Nell’arco del biennio 1914-1916, il poeta realizzò e spedì all’amata Louise de Coligny-Châtillon (<<Lou>>, l’affettuoso nomignolo) una serie di missive “calligrammate”; la prima delle quali, disegnata su foglio ed inviata da <<Gui>> alla sua donna, conteneva la lirica dal titolo “Lou”; nelle cui vene fluiva sangue nobiliare (era contessa), venne conosciuta nel 1914 dallo scrittore in un ristorante di Nizza, destinata a diventare la “regina che verrà amata di un amore nuovo”. Ad ella furono dedicate poesie accompagnate da lettere pervase di struggente lirismo,in esse traspariva una relazione sublimata, non vincolante:<<Sii libera, non voglio forzarti a nulla, nemmeno a farti amare>>.‘Calligrammes’ venne stampato nel 1918, anno nel quale il poeta fu stroncato dalla febbre spagnola; questo neo genere poetico apportò contributi di freschezza inserendosi nel filone della poesia visiva del Novecento, ed era teso a valicare, insieme alla Corrente Futurista ed al Dadaismo, schemi linguistici e letterari tradizionali, attraverso la sperimentazione di nuove forme espressive. La composizione di liriche con tali caratteristiche risale a tempi assai antichi; il termine, di etimologia greca, dal significato letterale di ‘bel disegno’, è entrato nell’uso della lingua letteraria a partire dalla pubblicazione dei ‘Calligrammes’. Ma il primato non può essere attribuito al poeta francese: nel IV secolo a. C. la letteratura ellenistica aveva già raggiunto grandi risultati nella realizzazione di ‘carmi figurati’, definiti in greco “technopaegnia”, nei quali confluivano gioco e divertimento erudito. Tra gli autori antichi: Simia di Rodi (ritenuto l’inventore di tale genere; è giudizio unanime, il riconoscimento a Simia di tre  componimenti, intitolati: L’uovo, La scure, Le ali) e Teocrito; volendo tracciare un parallelo tra i carmi figurati dell’antichità ed  i calligrammi di Apollinaire, si può cogliere in maniera perentoria la notevole creatività della letteratura antica, in grado di ideare  generi letterari tuttora esistenti, grazie ad un insaziabile sguardo indagatore che consentiva la perlustrazione di territori nuovi. Per inquadrare a fondo il presente,è necessaria una ampia rivisitazione e lettura critica del passato. Nel quale, in Italia, intorno agli inizi del 1900, un ruolo letterario di spicco assunse Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Salustri (Roma 1871-1950); orfano di padre a 3 anni, visse un’infanzia povera;giovanissimo entrò a far parte della redazione de “Il Don Chisciotte di Roma”, e debuttò con sue poesiole romanesche che apparvero su alcune riviste, nelle quali in nuce, allo stato embrionale, cominciava a manifestarsi una estesa creatività satirica. Scrisse favole didascaliche di tendenza esopiana e bozzetti di costume, utilizzando un linguaggio arguto permeato di inusuali elementi di eccentricità. Trilussa, giornalista, visse anche di proventi editoriali: commentò, all’incirca, mezzo secolo di cronache romane e italiane,  dall’età giolittiana sino al periodo del fascismo e a quello del dopoguerra. Verso quali bersagli venivano scoccate le frecce pungenti della poesia Trilussiana? Gli oggetti che i suoi artigli artistici intendevano colpire erano rappresentati dalle esasperate intolleranze dei gerarchi, dagli affari illegali dei potenti, dal disfacimento di costumi e valori, dal degrado di etica e politica. Divenne popolarissimo, ed essendo anche  arguto e raffinato dicitore dei suoi versi, fu protagonista di lunghe tournée in Italia e all’estero; insomma, beniamino del popolo e della classe intellettuale, una sorta di divo televisivo,di idolo ‘ante litteram’ che nei tempi odierni sicuramente avrebbe svolto ruolo di comunicatore protagonista del piccolo schermo: nella mia rappresentazione, l’immagine di Trilussa è inserita all’interno del mezzo antropogenetico; ovvero è Homo Videns dalla duplice natura,”EmiUomo” ed  “EmiVideo” generato dallo strumento televisivo, e osserva una fanciulla Foemina Videns dalle analoghe qualità. Sin dall’Antica Grecia la satira ha sempre svolto funzioni di “frusta” del sistema politico; quella trilussiana perseguiva il fine di attenuare il fanatismo politico: “Oggi che l’odio è quasi obbrigatorio, io nun odio nessuno!”. “Roma de travertino,/rifatta de cartone,/saluta l’imbianchino,/suo prossimo padrone”. [Hitler,in  visita in Italia nel 1938]…“Quando il dittatore parla/ed il popolo lo ascolta/stando sotto gli ombrelli/vuole dire che i tempi/veramente non sono belli”. [Lampante il riferimento]. Nel suo modello la trasfigurazione di Tempo e Spazio in rappresentazioni aspaziali ed atemporali (ancora oggi è valido il concetto di ‘statistica applicata al pollo’, che nasconde un concetto feroce: dalle aride cifre della media, risulta che tocca a ciascuno un pollo all’anno,in realtà vi è chi ne consuma assai di più e chi non ne consuma) create da un’intensa,calorosa fantasia,le icone letterarie di soggetti di natura religiosa: “La vecchietta cieca che incontrai…/mi disse:–Se la strada non sai ti accompagno io, che la conosco–./La cieca, allora, mi pigliò la mano/sospirò:–Cammina–. Era la Fede”.Dispiaceri amorosi e tradimenti, altro ‘leitmotiv’:“…S’è innammorata  der dottore/perché l’ha messa fòri de pericolo!”. Infine, le problematiche ruotanti intorno al tema del plagio e dei mancati riconoscimenti di priorità creativa, che non risparmiano alcun settore, coinvolgendo tutti i campi dello scibile umano: dal pittorico al musicale, dal letterario allo scientifico; vengono altresì imitati e riprodotti atteggiamenti e stili di vita, compresi i comportamenti che vengono assunti quando si è inquadrati da una telecamera… E non desta stupore l’aspetto che alcuno abbia mai ammesso: ”Sì, è vero, questa idea musicale, pittorica, letteraria, scientifica, non è parto della mia creatività, sono stato pesantemente ispirato da …”. Non esiste risonanza di un’idea generata da un creativo sconosciuto, qualora tale idea venisse appresa da un personaggio famoso che la rendesse propria e la diffondesse: Si è quasi indotti a pensare che il plagio, le riproduzioni, non esistano … Ma allora, perché esistono la SIAE, l’Ufficio Deposito Brevetti ed Enti che proteggono l’inventiva e l’ingegno da contraffazioni ed attribuzioni improprie? Tutto questo rassomiglia ad una situazione Kafkiana, non vi sembra? Inconsapevoli dei loro gesti, gli antenati dell’Homo Sapiens; spostandoci  su un terreno di ‘inoriginalità’: un insieme uniforme  di scimmiette è racchiuso dentro televisori tra loro uguali; il vero originale, involontariamente, imita se stesso. L’imitatissimo critico d’arte Sgarbi, in merito a pubblicazioni presentate da docenti in convegni internazionali, al ricorso a tesi di laurea e fonti non citate, ed a concorsi universitari pilotati, suggeriva inchieste serie parecchi anni fa. Anche in tali casi sembrerebbe assoluta verità la formula: “i fatti non sussistono”. Formula assolutoria piena per tutti. La gallery: rappresentazione di Apollinaire, Sgarbi, Trilussa; in uno con la mia ‘interpretazione elastica’ della infedeltà.