Umanità negata

Umanità negata

Giuseppe Lembo

Il Sud nei tempi nuovi del Terzo Millennio, va assumendo un volto sempre più tristemente disumano ed indifferente al Futuro.

Qui, più che altrove, è assolutamente difficile nascere, crescere e vivere con quella risorsa di umanità amica, sempre più tristemente negata, da chi, con indifferenza, si nega al Futuro, cancellandolo disumanamente a quelli che verranno e che per continuità di vita passato-presente-futuro, ne hanno diritto e quindi, è un dovere umano, garantirlo. Purtroppo, sono tante e profonde le cause del mancato sviluppo meridionale.

Si tratta di cause fortemente radicate che, lontane nel tempo, ce le troviamo tristemente presenti ancora oggi, rendendoci sempre più negato al Futuro. Tanto, per le mancate condizioni di vita che servono alla gente del Sud per non morire di Sud.

Come Sud, nei mali d’Italia siamo, il male dei mali. Un male da Sud negato. Un male dove attuale più che mai, suona il triste appello di Eduardo De Filippo che, con il suo “FUITEVENNE”, invita la gente del Sud ad abbandonare il Sud difficile da vivere, difficile se non impossibile da cambiare e sempre più negato al Futuro.

Che tristezza vedere una Terra dell’Anima, con testimonianze di cultura e di saperi, patrimonio dell’Umanità che non sa trovare la strada giusta per camminare insieme, vivendo bene il presente e garantendo il Futuro possibile a quelli che verranno oggi e sempre più dal Futuro negato.

Il Sud con i suoi mali, interessa molto da vicino, la sua gente, sin dai primi anni di vita. Infatti è, tra l’altro, difficile crescere al Sud.

Tanto si può conoscere leggendo la nona edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children pubblicato da Trecani che, nelle sue centinaia di pagine, con dati, analisi denuncia prima di tutto e soprattutto, il grave malessere italiano e meridionale in particolare, con le sue sofferte “vette di disumana povertà”, tanto da definirle ed a ragione “periferia della nostra società”.

È triste leggere questo! È triste, non tanto e solo per un così devastante effetto-denuncia, ma perché il Sud oggi umanamente disumano, proprio non merita questo, in quanto con le sue testimonianze, la sua storia ed il suo pensiero, ha tutto per essere un Laboratorio universale di UMANITA’, con i suoi saggi valori dell’ESSERE IN DIVENIRE.

Non stiamo a guardare, mentre il Sud del Futuro affonda nell’indifferenza mortale di un presente, silenzioso protagonista di un “non c’è niente da fare” che fa lentamente morire il Sud, vivendo male la propria quotidianità di vita e negandosi, per effetto della sua diffusa e disumana indifferenza al Futuro che, da Futuro possibile, diventa sempre più Futuro cancellato.

Che tristezza questo Sud senza saggezza ed orfano di protagonismo forte, con un insieme capace di pensare al bene comune e fare diventare, essendo assolutamente possibile, le idee in fatti.

Quant’è difficile nascere, crescere e vivere al Sud! Una difficoltà soprattutto antropica ed istituzionale che, facendosi un male da morire, nega il Sud, Terra dell’ESSERE IN DIVENIRE, al Futuro dell’UMANITà sempre più dismessa e cancellata.

l’attento creatore dell’Atlante è Giulio Cederna.

Le sue condivisibili conclusioni ci rappresentano un’Italia, soprattutto quella del triste mondo meridionale, sempre più povera economicamente e sul piano culturale/educativo, con la pericolosa emergenza disumana di nuovi e vecchi razzismi che camminano di pari passo ad un “classismo” emergente, un danno italiano pronto a nascere dalle ceneri e ad infiammarsi in un insieme umano più tragicamente presente al Sud che, non sapendosi volere bene, ne evidenzia le differenze con le gabbie sociali sempre più strette ed impenetrabili per quell’ascensore sociale bloccato, che un tempo non lontano, rappresentava per l’Italia e per il Sud in particolare, una grande risorsa di UMANITà in cammino umano e sociale, oggi tristemente bloccato.

Crescono le distanze di un’umanità senz’Anima dal sociale attento ai privilegi di chi ha e con indifferenza cerca di allontanarsi dai meno abbienti, soprattutto di periferia, sempre più abbandonati a se stessi.