Primato della progenitura – fidanzamenti

Padre Oliviero Ferro

L’essenza della vita, secondo gli africani, sia riassume nell’esperienza della DONAZIONE, della CONDIVISIONE. La vita è un dono. Essa assume il suo vero e autentico senso nella misura in cui viene donata, perché è stata ricevuta. Nella tradizione africana, avere figli, numerosi figli, è la più grande ricchezza, la più potente forza vitale che ci sia. I figli sono la più grande benedizione di Dio, sono una garanzia per il futuro dei genitori, specialmente nei momenti del bisogno (malattia, vecchiaia, solitudine…). Insomma la vita è bella, quando è condivisa. Vissuta in egoismo, va contro la legge della natura, cioè quella della condivisione della vita, della procreazione. Per questo i proverbi indicano molte vie per promuovere e tutelare il dovere di progenitura. Ad esempio i Peul del Senegal così dicono “SE UN MILLEPIEDI PERDE UN SOLO PIEDE, CIO’ NON GLI IMPEDISCE DI RIENTRARE A CASA SUA LA SERA (Se hai molti figli, anche se ne perdi uno, non soffri molto). Come abbiamo sottolineato appena sopra il rapporto tra genitori e figli è molto forte, come ci ricordano i Toucouleur del Senegal “IL TEMPO CHE UNA MADRE O UN PADRE VIVE CON I PROPRI FIGLI E’ COME UN MANDATO CHE SI E’ STABILITO CON LA DISGRAZIA” (il genitore che vive con i propri figli è sempre fuori pericolo, perché questi gli garantiscono la protezione). Gli esempi che vengono dalla natura (in Africa la pianta di banano è un esempio molto significativo e spesso utilizzato nei proverbi) aiutano a capire meglio. Ce lo ricordano i Luba del Congo RDC “OGNI UOMO E’ COME L’ALBERO DELLE BANANE, QUANDO E’ PIANTATO, PRODUCE SEMPRE ACCANTO A SE’ ALTRI ALBERI DI BANANE (Ogni persona, avendo ricevuto la propria vita dai genitori, deve avere la consapevolezza e la volontà di non tenersela per sé, di saperla donare, di saper procreare. Quindi si ricorda la scelta del matrimonio. E questo naturalmente potrebbe anche spiegare le difficoltà degli Africani, cresciuti ed educati in questo contesto, nell’accettare la disciplina della Chiesa cattolica nel celibato consacrato. Naturalmente la soluzione non è facile). Infine i Tutsi del Burundi ci lo ricordano in modo simpatico che “TUTTE LE GALLINE CHE CANTANO SONO STATE UOVA” (ci ricorda che quello che siamo oggi è il frutto d una eredità acquisita, sia nell’essere, sia nell’avere, sia nel fare. Quindi vivere con umiltà e gratitudine nei confronti dei genitori, parenti e benefattori. Infine c’è anche la tutela della vita nascente. Non si accetta l’aborto volontario. Il bambino abortito ha sempre un nome e rimane nella memoria della famiglia, nella cronologia dei figli generati dalla coppia. E per questo verrà fatto un rito specifico. Invece per il FIDANZAMENTO entriamo in un mondo particolare che ci porta subito al problema della DOTE. In Africa il matrimonio è l’alleanza tra le due famiglie dei congiunti. Quindi il Fidanzamento è certo un problema personale, ma non privato. I responsabili della loro felicità sono i membri del clan, della nuova famiglia allargata. Insomma non si sposa un individuo, ma una famiglia. Qui hanno un posto importante i genitori e soprattutto gli ANZIANI (fratelli e sorelle maggiori) della famiglia. Un discorso a parte meriterebbe la DOTE (Versamenti di beni in natura o in specie, effettuati nell’occasione del matrimonio, dalla famiglia del ragazzo a quella della ragazza). Non sempre è facile da capire. Dovrebbe essere, tra le altre cose, un riconoscimento per quello che la famiglia della ragazza ha fatto per educarla, ma non è semplice da capire. Terminiamo con un proverbi degli Ekonda del Congo RDC “NON SI COMPRA BENE IL SALE, SENZA AVERNE PROVATO IL GUSTO (prima di sposare una ragazza, è consigliato di conoscere bene il suo carattere).