Salerno: lettera dell’Arcivescovo Moretti per il Natale “Il vero dono è Gesù”

Nei giorni prossimi al 25 dicembre cresce d’intensità una particolare atmosfera che molti definiscono “aria di Natale”. Strade illuminate, negozi bene addobbati, abeti innevati, dolci, renne e slitte. Tutto sembra voler risvegliare un desiderio di qualcosa che manca alla nostra gioia. Ma il presepe sostituito da un finto paesaggio invernale senza Gesù è solo una nuvola di fumo, un’attesa fondata sul nulla, l’illusione di una società buona ma, in verità, buona solo per un giorno.

L’aria di Natale rischia di distrarci dal vero significato della festa: la nascita di Gesù, il figlio di Dio che si è fatto uomo per noi. All’epoca, l’Imperatore Augusto era considerato il signore del mondo, una vera e propria divinità i cui proclami erano chiamati “vangeli”. Gesù, vero Signore, nel suo Vangelo parla di amore, di rispetto, di pace e di uguaglianza a quegli stessi uomini che, oggi come allora, lottano per comandare, cercano di sottomettere, incutono paura, ambiscono a ricchezza, gloria e potere. Questo tra le nazioni, ma anche negli ambienti di lavoro, nelle case, ovunque ci siano relazioni tra persone.

L’aria di Natale per noi credenti è il tempo di Avvento. L’avvento ha dei riti, dei temi, dei testi che introducono giorno dopo giorno all’unico vero senso del Natale. La parola adventus si usava anche in occasione della visita di una persona importante in una provincia romana. Per noi l’Avvento è il tempo in cui diciamo: tra poco Dio sarà qui, si farà uomo e verrà a vivere tra di noi.

Gesù è venuto a condividere le nostre gioie e le nostre sofferenze. A Natale festeggiamo la venuta di un amico, l’arrivo di un fratello che ci ama immensamente e insieme ci chiede di accoglierlo. Subito dopo la nascita del piccolo Gesù, venne dato l’annuncio ai pastori perché fossero i primi a partecipare a quell’evento. Fu detto loro che la gioia annunciata sarebbe stata di tutto il popolo (cfr. Lc 2,19-11).

Dunque, festeggiamo perché Gesù è venuto a sconfiggere il peccato e a vincere la morte. La sua nascita è il primo passo verso la Pasqua in cui si realizza tutta la sua missione. Gesù è venuto sulla terra per la resurrezione di ogni uomo, per porre fine alla disperazione, alla paura di morire.

La paura diminuisce o sparisce quando sappiamo di essere importanti per qualcuno. La solitudine finisce nel momento in cui ci si accorge di non essere più soli, quando gli altri condividono nel cuore la realtà che noi stessi viviamo, con le sue luci e con le sue ombre. A volte, però, l’incontro con i parenti diventa uno “stress natalizio”. Se il Natale non dà la soddisfazione desiderata, pur tra tante persone, si sperimenta la solitudine, si comunica con difficoltà, si vivono le relazioni senza quella serenità che ci fa bene. È triste non sentirsi considerati o compresi. Ma il Signore viene, invece, come amico: ci comprende, ci considera, soffre e gioisce con noi.

Accogliamo l’amicizia di Gesù, ma cerchiamo anche di non essere noi quelli che isolano, quelli che fanno sentire soli. Siamo venuti al mondo anche per gli altri, perché nessuno si senta solo. “Sei sempre gentile, sei l’unico che mi cerca!”. Abbiamo qualcuno che ci dice così? Facciamo in modo che avvenga. Lasciamo che la nostra persona diventi una luce per qualcun altro, il calore del contatto umano! Questa è la lieta novella: non siamo più soli, ma fratelli.

Mons.Luigi Moretti

Arcivescovo metropolita Campagna-Salerno-Acerno