Castel San Giorgio: SOS…madre chiede Giustizia per suo figlio con spettro autistico!

 

Essere madre, tra le responsabilità del ruolo e le mille incombenze, per far sì che possano tramutarsi i gridolini festosi, tra i giochi dell’infanzia,  in autonomia evolutiva. Ma non per tutti  il ruolo rasserena…specialmente quando a monte esiste un costante conflitto con un padre tutt’altro che referenziale genitore!  La storia di una giovane madre, che lotta a pugni stretti contro il tritatutto burocratico, impattando in una burocrazia troppo indaffarata nel cercare di pendere dalla parte errata, più che da quella della tutela dei diritti umani.

La storia triste, drammatica, di una giovane donna che, dopo pochi mesi di matrimonio civile, costretta a dover chiedere la separazione dal proprio compagno, per maltrattamenti ed instabilità, compromettenti anche la vita del minore. Nato in un contesto amorevole, quale quello materno, ma tutt’altro che edificante, da parte paterna. Confusi i pezzi di un puzzle che la giovane rivela con sguardo spento, consumata nel fisico dalle snervanti peripezie giudiziarie, che l’hanno portata ad un costante tam tam di Forze dell’Ordine, assistenti sociali, avvocati, perizie, giudici…Una descrizione precisa e scandita da varie tappe, del lungo iter che i suoi legali scortano sperando di poter mettere almeno in sicurezza il piccolo di quattro anni, che si muove non autonomamente.

“Mio figlio non è un bambino come i coetanei- rivela la donna – in quanto lo spettro autistico, lo priva di quella naturale fretta di crescere. Non vive il processo di socializzazione se non a schegge, con le figure della stretta cerchia familiare. Ha bisogno d’un costante accudimento, per cui io sono completamente dedita ai suoi bisogni, tra accompagnamenti in centri specializzati o in altre realtà sanitarie, che possono sostenerlo nel raggiungimento dell’autonomia anche fisiologica. Mille le preoccupazioni per tale realtà da gestire: in più sono spossata dalle continue picche che ricevo da chi invece dovrebbe sostenere la mia battaglia. Mi riferisco al mio ex compagno, che alzava la voce nei miei confronti e non mi risparmiava aggressioni fisiche. Ho temuto seriamente per la mia incolumità e per quella del  bambino, che si spaventava enormemente dinanzi a scene familiari belligeranti. Si parla tanto di protezione della donna, di messa in sicurezza da eventuali femminicidi: a me francamente questo non viene praticato, nonostante abbiano reiteratamente i miei legali segnalato il caso di pericolo all’autorità giudiziaria, piuttosto pigra nel prendersi a cuore le vicende umane, che hanno portato anche mio padre, al decesso per il dispiacere. Non so più a chi rivolgermi, per far capire che mio figlio ha bisogno di vivere in un ambiente sereno e che il rapporto col padre, nei giorni previsti per gl’incontri, estremamente deleterio, in quanto acuisce la sua chiusura.

Ma purtroppo pare che il coltello sia nelle mani paterne, per continuare ad infierire nei miei confronti. Chiedo solidarietà per mio figlio, che non può più essere oggettualizzato perchè il padre, non avendo stabilità psicologica, per usare un eufemismo, compromette costantemente i minimi progressi del bambino. Di scene violente, purtroppo è stato spettatore! Ho più volte denunciato fatti ed episodi che hanno minato seriamente la tranquillità anche di mia madre,  costantemente in guardia, sapendo che il pericolo di mio marito, per nulla snidato. La legge sullo stalking? Nei fatti come incarnata per il mio caso? Dopo un breve periodo, in cui a mio marito fu vietato di potermi avvicinare, tutto  ripiombato come prima: due volte a settimana s’incontra col bambino, si attiva costantemente arringando suoi diritti genitoriali, solo per continuare a farci del male. Ancora non so perchè la Giustizia non prenda a cuore la tutela di un minore, che implora aiuto…dal suo assordante silenzio. Il suo grido lo raccoglierà qualcuno, rompendo il cerchio dell’omologante assenso a chi, per un complice disinteresse, si lascia sedurre da un carnefice mistificatore?”