San Giovanni Paolo II devoto di San Michele

don Marcello Stanzione

Il Papa San Giovanni Paolo II è il Pontefice che, nella bimillenaria storia della Chiesa, ha parlato più di tutti gli altri papi degli Angeli, ai quali ha dedicato un ciclo delle catechesi del mercoledì dell’estate del 1986.   Il papa polacco  affermò:  “Oggi, come nei tempi passati, si discute con maggiore o minore sapienza su questi esseri spirituali. Bisogna riconoscere che la confusione a volte è grande, con il conseguente rischio di far passare come fede della Chiesa sugli Angeli ciò che alla fede non appartiene, o viceversa, di tralasciare qualche aspetto importante della verità rivelata”.

Giovanni Paolo II quindi interviene per dire la verità autentica sugli Angeli perché, in tal modo, la Chiesa:  “Crede di recare un grande servizio all’uomo. L’uomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo-Dio è Lui (e non gli Angeli) a trovarsi al centro della divina rivelazione. Ebbene, l’incontro religioso con il mondo degli esseri pura­mente spirituali, diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo ma anche spirito, e della sua appartenenza ad un progetto di salvezza veramente grande ed efficace entro una comunità di esseri perso­nali che per l’uomo e con l’uomo servono il disegno provvidenziale di Dio”. Riguardo alla figura di San Michele affermò Giovanni Paolo II nel suo pellegrinaggio al santuario di san Michele al Gargano nelle Puglie: “Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: “Attingerete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza” (Ef 6, 10). E’ a questa stessa battaglia che si riferisce il Libro dell’Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l’immagine di San Michele Arcangelo (cfr Ap 12, 7); aveva di sicuro ben presente questa scena, Papa Leone XIII, quando alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele: “San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia contro i mali e le insidie del maligno; sii nostro riparo…”. E papa Giovanni Paolo II riguardo all’invocazione di papa Leone XIII a san Michele ribadì qualche anno dopo:   “Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, è importante non dimenticarla e recitarla per ottenere l’aiuto nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo” (Esortazione di Giovanni Paolo II alla Recita del Regina Coeli di Domenica 24 aprile 1994). Il papa polacco quando intervenne il 29 settembre 1997 alla benedizione per la statua restaurata di San Michele sulla torre di Castel Sant’Angelo a Roma additò l’Arcangelo a difesa dei romani e contro specifici mali della città come ad esempio la violenza, la droga e la disgregazione di tante famiglie ed affermò: “E’ con viva gioia che mi trovo qui, nel giorno della festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, per questa significativa celebrazione del ritorno della celebre statua di San Michele Arcangelo sulla sommità di questo castello, che da essa prende il nome. La presenza di tale effigie appartiene infatti al paesaggio ed al volto di Roma ormai da molti secoli ed ha acquistato una sua imponenza particolarmente maestosa e solenne da quando il mio predecessore Benedetto XIV inaugurò, sul fastigio di questo edificio, l’attuale statua bronzea che raffigura l’Arcangelo nell’atto di riporre la spada nel fodero. Le testimonianze storiche di un culto reso in questo luogo all’Arcangelo Michele portano molto indietro nel tempo. Notizie attendibili attestano l’esistenza, già dall’epoca di Papa Bonifacio IV, di una cappella dedicata al suo culto e situata nella parte alta di questo edificio. L’intenzione era, ovviamente, di affidare la città alla protezione di questo Arcangelo, nel quale già il popolo di Israele vedeva una sua guida sicura (cfr Dan 12, 1) e che la Chiesa di Cristo, nuova famiglia di Dio, poteva perciò continuare ad invocare come Celeste Tutore.

Seguendo l’esempio dei miei predecessori, e in sintonia con la tradizione profondamente radicata nella pietà del popolo romano anch’io desidero invocare San Michele Arcangelo quale protettore di questa città, le cui sorti affido alla sua intercessione ed alla sua tutela.

Protegga il Santo Arcangelo l’attività di tutti i romani, ne favorisca la prosperità spirituale e materiale; aiuti ciascuno ad orientare la propria condotta secondo i dettami della norma morale; ravvivi negli amministratori della cosa pubblica la volontà di dedizione al bene comune nel rispetto delle leggi e del vero interesse dei cittadini; conforti l’impegno degli onesti nella promozione dei fondamentali valori della giustizia, della solidarietà, della pace; storni da questa città le calamità che ne insidiano il concorde impegno sulla via dell’autentico progresso: in particolare le calamità caratteristiche di questo nostro tempo che sono la dissacrazione della famiglia, la violenza e la droga”.