Salerno: Collettivo Handala “Per non dimenticare Sabra e Chatila – Viaggio in Libano 2018”

Anche quest’anno faremo parte della delegazione del Comitato “Per non dimenticare Sabra e Chatila” che si recherà in Libano in occasione del 36° anniversario del massacro. Circa 3500 palestinesi dei campi di Sabra e Chatila, alla periferia di Beirut, vennero massacrati dal 16 al 18 settembre del 1982 dalle milizie cristiano-falangiste, sotto la supervisione e con il sostegno logistico dell’esercito di Tel Aviv che aveva occupato da poche ore Beirut ovest. Per quella strage nessuno ha mai pagato!

Senza diritti, senza la possibilità di svolgere circa 72 categorie professionali, senza il diritto di poter acquisire proprietà e poterle trasmettere ai figli (quanto stabilito dalla legge libanese), senza la possibilità di pensare al futuro è questa la condizione in cui vivono i circa 500000 rifugiati palestinesi presenti in Libano, a cui si sono aggiunti i rifugiati siriani scappati dalla guerra.

La vita quotidiana dei campi, o meglio l’inferno dei campi, la condizione dei rifugiati palestinesi, il diritto al ritorno nonché il ricordo della strage saranno il filo conduttore degli incontri e delle iniziative che aspettano la delegazione che si recherà in Libano.

Un viaggio politico di solidarietà che acquista ancor più importanza alla luce delle recenti decisioni prese dall’amministrazione Trump: il taglio totale (dopo quello di 300 milioni deciso a inizio anno) dei fondi USA all’UNRWA, agenzia dell’ONU che assiste gli oltre 5 milioni di profughi palestinesi, e le parole dell’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, Nikki Haley, che ha messo in discussione le statistiche ONU riguardanti il numero di rifugiati palestinesi e ne ha escluso il diritto al ritorno mirano a cancellare il diritto irrinunciabile per qualsiasi profugo palestinese, ossia quello di ritornare nella propria terra, così come sancito dalla risoluzione 194 dell’ONU.

Per una popolazione di cui Circa il 70% è rifugiato, quasi metà dei rifugiati palestinesi è apolide mentre un terzo di tutti i rifugiati al mondo è palestinese, la mossa di Trump rappresenta uno schiaffo in faccia ai diritti umani fondamentali e verso qualsiasi soluzione che aspiri a dare giustizia al popolo palestinese.

Senza diritti non vi può essere pace e nostro compito è adoperarci per la pace battendoci in ogni modo per il rispetto dei diritti inalienabili del popolo palestinese e di qualsiasi essere umano, in primis il diritto a ritornare nella propria terra e a potervi vivere in pace, senza barriere di separazione, senza filo spinato e check-point. La scelta di Trump, che si somma al riconoscimento a dicembre dell’ambasciata israeliana a Gerusalemme è volta ad imporre l’agenda sionista che si muove ormai nel solco dello stato etnico (solo per gli ebrei), facilitata da una comunità internazionale che al di là della retorica di facciata che riconosce i diritti del popolo palestinese non fa nulla per pretenderne il suo rispetto. Incentivando gli altri stati a mettere in discussione il ruolo dell’UNRWA e lo staus di rifugiato palestinese, gli Usa, negano l’esistenza di milioni di rifugiati, cioè la loro stessa possibilità di esistere in quanto Palestinesi, acuendo una situazione umanitaria già di per se tragica.

In Libano toccheremo con mano la realtà dei campi profughi palestinesi e le dure privazioni a cui sono costretti i palestinesi nel paese, tutto il materiale raccolto foto, video e testimonianze sarà poi presentato in una successiva iniziativa a fine settembre che avrà al centro il diritto al ritorno.

Senza giustizia non vi può essere pace.

 Dalla parte della Resistenza!

COLLETTIVO HANDALA SALERNO