Le radici del futuro per un Sud diverso

Giuseppe Lembo

Per cambiare il Mezzogiorno, è necessaria una dimensione Mezzogiorno nel resto del mondo. Per questo obiettivo è assolutamente necessario cancellare dagli scenari del Sud il suo triste mondo, fatto di “familismo amorale” ed il suo diffuso atteggiamento di “Sud piagnone”, dal fare disumanamente sottomesso e dal “protagonismo cancellato”, affidandosi da “sudditi” agli altri, agli altri di sempre, per la soluzione dei propri, tanti storici problemi. Purtroppo al meridionale non basta, per cambiare le proprie condizioni di vita, avere unicamente il cielo sopra di sé e la strada da percorrere sotto i propri piedi. L’orizzonte del futuro possibile, un grande orizzonte è, prima di tutto, un orizzonte valoriale, che è parte di tutti gli uomini della Terra, di tutti gli uomini ella Terra saggiamente protagonisti di futuro. La prima grave sofferenza del Sud e dei Sud del mondo è stata ed è di natura antropica; tanto per una condizione umana dell’uomo rassegnato a vivere la propria vita basata essenzialmente sul “tira a campare”, negandosi, così facendo, ad ogni possibile e necessaria forma di protagonismo. Il Sud deve imparare a stare insieme solidarizzando in una gara di insieme assolutamente utile alla modernità. Il Sud controtendenza, con un protagonismo meridionale, mai conosciuto prima, sarà il nuovo d’Italia; sarà quel nuovo che saprà costruire una strada italiana, assolutamente nuova; una strada da percorrere insieme che, con la necessaria forza dell’insieme umano saprà, innovando, fare rinascere e fare competere l’Italia concorrenzialmente con i mercati di tutto il mondo.  Un’assolutamente opportuna riflessione su che cosa fare e da dove partire per cambiare concretamente il Sud, trasformandolo nel nuovo italiano, in un nuovo italiano sviluppato ed integrata, trova la sua ragione d’essere nelle parole di Carlo Levi, affidate al suo libro “Cristo si è fermato ad Eboli”. Diceva Levi che non può essere lo Stato ad affrontare e quindi risolvere la questione meridionale; non è assolutamente lo Stato il possibile motore dello sviluppo del Sud, in quanto il Sud con tutta la sua arretratezza ed il suo sottosviluppo di lunga data, storicamente senza soluzione alcuna, altro non sono che un grave problema italiano; un grave ed imperdonabile problema di Stato, il cui fare non ha trovato sagge soluzioni per cambiare quindi sviluppare il Sud nell’armonico ed unificato insieme italiano. Viviamo in Italia, in Europa e nel mondo una condizione di grave crisi; di una crisi esplosa soprattutto per il fallimento di un modello industriale, causa di un altrettanto grave malessere economico – finanziario, a cui va data al più presto la soluzione giusta; soluzione che, ancora ci suggerisce Carlo Levi nel suo “Cristo si è fermato ad Eboli”.“È un bene per tutti Noi riflettere con saggia attenzione sull’idea di Stato; al concetto dell’uomo – cittadino che ne è alla base e che non può più oltre avere la sua sola essenza nell’astratto concetto d’individuo”. Lo Stato ha bisogno dei cittadini; altrettanto, i cittadini hanno assolutamente bisogno dello Stato. Tanto al Nord come al Sud. Tanto al Sud, riequilibrandone i rapporti, al fine di superare il grave deficit di sviluppo meridionale per una grave e diffusa sofferenza Stato – cittadino che, in modo devastante ce la siamo ritrovata nel triste e lungo percorso di un problema meridionale, di fatto mai cancellato, perché mai affrontato nel suo percorso d’insieme, mancando il quale, si rischia di rimanere vittime di un “Sud piagnone” che non giova assolutamente a nessuno e porta unicamente a sterili lagnanze che non giovano a niente ed a nessuno e che non portano da nessuna parte, se non a considerare i meridionali isolati ed abbandonati dallo Stato, pur vivendo in un Sud ricco e potenzialmente dallo sviluppo illimitato, per la sua civiltà del sapere dell’ESSERE nel rispetto della natura e delle umanità territoriali ricche di tradizioni, di cultura e di valori, una grande risorsa per il nuovo SUD, per la nuova ITALIA ed il nuovo mondo che, tutti insieme, si possono salvare solo se saggiamente, si sanno utilizzare le grandi risorse della CULTURA e dei SAPERI UMANI del mondo, partendo proprio dal Sud; dal Sud della Terra velina dell’ESSERE PARMENIDEO che un giorno vincerà la grande sfida del millennio universale, prevalendo con saggia forza sul mondo di un avere-apparire, il fatuo virtuale di un presente sempre più cancellato al futuro.