Italia dismessa: Italiani sempre più senz’ identità

Giuseppe Lembo

È sotto gli occhi di tutti il grave male italiano; un male profondo di cui tutti gli italiani ne avvertono il peso, sempre più insopportabile per le gravi sofferenze distribuite a piene mani, a desta ed a manca. Purtroppo, in Italia, con poca riflessione ed altrettanto poca attenzione al pensiero ed al suo valore di un infinito che, non conosce mai fine, distrattamente si è indifferenti ai valori della vita umana; a quei valori che non sono aggrediti dal tempo ed in quanto tali eterni. Si è pensato e sempre più ed oggi in modo pazzamente eccessivo all’eterno della materialità terrena, un mito falso e bugiardo che lascia con le mani vuote chi lo rincorre, pensando di possederlo e di poterlo usare, abusandone, senza fermarsi mai ed ubriacandosi di un fare godereccio sempre più infame ed ingannevole. Si sentono, purtroppo, sempre meno italiani, tanto per come vestono, per come mangiano, per come si manifestano indifferenti al passato italiano, di cui oggi si rifiutano i tanti simboli del proprio essere italiano, primo dei quali la lingua, sempre più dismessa, per dare il proprio sfogo linguistico esterofilo, usando e parlando anche se male, l’inglese, in una miscela vulgata che è l’espressione eccellente del nanismo culturale italiano. Agli italiani, dell’Italia sempre più dismessa, viene negato il diritto di vivere nella Terra dei padri; con il diritto di vivere, viene anche negato il diritto al lavoro, cancellando quell’impegno costituzionale che, all’articolo 3 della Carta costituzionale, pone il diritto al lavoro come un diritto di tutti gli italiani. Siamo, così facendo, ad una costituzione di carta, come sempre più di sola carta è il diritto universale alla vita, così come sancito dalla Carta universale dei diritti fondamentali dell’uomo. Per tanti italiani non è per niente così; nelle condizioni di diritto negato sono quattro milioni ed oltre, ma non solo, in quanto ci sono quelli della sopravvivenza, soprattutto anziani che, di fronte alle tante difficoltà di vita italiana, considerato il basso reddito e l’assillo usuraio delle tasse da pagare, sopraffatti dal malessere Italia, decidono di abbandonare il suolo italiano e di andare a vivere nei paesi dell’Est Europa, dove le poche risorse a disposizione di una pensione medio-bassa, permettono una vita dignitosa e senza l’affanno quotidiano del come faccio di fronte a spese da non poter pagare; a spese che sottraggono sempre più spesso, anche il minimo della sopravvivenza, facendo a tanti maledire il giorno in cui sono venuti al mondo, per vivere in lacrime, il proprio essere al mondo, fortemente caratterizzato dal solo nascere per soffrire. Sono tali e tante, soprattutto al Sud, da decidere di andare a vivere altrove, creando così il comune e diffuso sentire dell’Italia negata; dell’Italia nemica degli italiani che, amandola sempre meno, se ne fuggono (giovani e vecchi) per vivere altrove la loro vita umanamente possibile e nel dovuto rispetto dell’insieme antropico che deve rappresentare in sé l’armonico paesaggio umano dell’umanità d’insieme, un’umanità che deve avere alla base quel patto sociale rispettoso dell’uomo che, caratterizza in sé, il grado di civiltà di un popolo. L’Italia, con il suo disumano carico di sofferenze, si va lentamente spegnendo; per tutto quello che succede, perde in modo crescente pezzi importanti della sua identità, del tutto indifferente ai tanti falsi protagonisti del solo avere e del solo apparire italiano che non sanno essere solidali e non sanno perché non vogliono, costruire intelligenti percorsi di civiltà assolutamente necessari al futuro italiano. In Italia non c’è più spazio per i sogni; sono ormai e sempre più, assolutamente indifferenti agli italiani di tutte le età, giovani compresi, che non sanno neppure sognare la patria da amare, avendone deciso, in modo ampiamente diffuso, la dismissione. Gli scenari poco esaltanti dell’Italia dismessa hanno per protagonisti (si fa per dire protagonisti) gli italiani, giovani compresi, travolti da una vera e propria catastrofe, prima di tutto, per il lavoro negato, soprattutto al Sud, una condizione triste che, rende sempre più sottomessa la gente, con indifferenza per tutto; si sente, nel pieno diritto, di assumere atteggiamenti distaccati nella concezione della propria vita, spogliandosi prima di tutto, della propria identità e della propria appartenenza, considerandosi sempre più vittima di sogni spezzati. In tutte le negatività italiane, in primo piano, ci sono, tra l’altro, precise responsabilità della famiglia italiana e della scuola italiana che hanno abortito un modello di società ammalata, senza solidarietà, con i soli riferimenti negativi dell’avere e dell’apparire e con un’indifferenza suicida per l’Essere. Le prime e più gravi responsabilità sono nella mancanza di ascolto e nell’indifferenza per il mondo giovane sempre più inascoltato ed inopportunamente abbandonato a se stesso, ad un punto tale da farne un mondo senza speranza e dal futuro negato, dove, soprattutto al Sud, si pensa al posto fisso, alle dipendenze dello Stato padrone, come obiettivo salvifico del proprio vivere la propria vita in Italia, un Paese, purtroppo, sempre più difficile da vivere. Occorre il nuovo italiano; un nuovo da costruire insieme nelle famiglie italiane, nella scuola italiana, nella politica italiana; un nuovo da pensare insieme e democraticamente trasformare in un Progetto italiano pensato nell’agorà della nuova Italia, dove da protagonisti, costruire quell’identità perduta e quelle radici che servono a ridare agli italiani la forza dell’appartenenza, purtroppo e sempre più, cancellata dal DNA italiano.