Scrivere al tempo d’internet

Giuseppe Lembo

Con le amare prospettive dal futuro negato, in Italia e nel mondo, si avranno sempre meno scrittori, capaci di narrare le cose del mondo, per narrarsi; di raccontare, per raccontarsi, creando un insieme di trame dall’umanità condivisa. Saranno sempre meno quelli che potranno esercitare l’attività di scrittori per viverci; oltre al loro attuale ruolo dello scrivere, gli scrittori (e non saranno molti) che continueranno a scrivere, dovranno accompagnare, senza fermarsi mai, il loro prodotto stampato, promuovendolo a rotazione, attraverso incontri pubblici, senza sottrarsi mai ad avere una loro visibilità digitale con la gestione di blog e di pagine di Facebook e Twitter. E così, se gli scrittori avranno un futuro, devono sapere avvicinare al pubblico la loro immagine,  spettacolarizzando al massimo la loro presenza; tanto, anche se non facile, è assolutamente necessario per tentare così di avvicinare le nuove generazioni al mondo dei libri, un mondo sempre più rifiutato, in quanto alle pagine scritte, all’odore dell’inchiostro che ha attirato a sé intere generazioni, si preferisce l’uso-abusato degli smartphone e dei tablet. Al malessere del mondo si va ad aggiungere per i tanti scrittori italiani, un grave e diffuso malessere soprattutto italiano. È quello dell’indifferenza; la classe creativa, ormai senz’anima, è sempre più a abbandonata a se stessa. Se non ci fosse tanta, ma tanta diffusa miopia, nel confuso fare italiano sarebbe cosa veramente saggia e giusta, prendersi in mano il problema e riflettere attentamente sul ruolo dello scrittore in Italia, un ruolo che si può ritrovare in “Lo scrittore sociale. La condizione umana dello scrittore nell’era digitale”, un libro pensato e scritto da Martel per conto del Ministro della cultura francese. Sarebbe utile diffonderlo e farlo conoscere anche da noi; tanto, per occuparsi e preoccuparsi nel nostro Paese dei tanti protagonisti dimenticati che scrivono libri, narrando l’Italia e gli italiani. Altro che rapporto! Altro che impegno condiviso! Da noi c’è tanta, tanta indifferenza per i saperi, per la cultura, per la comunicazione autentica. C’è una tombale indifferenza per gli scrittori ed i loro libri. Da noi si pensa, con malvagia inopportunità, che la loro asfissiante crisi, sia assolutamente santa e benedetta. Si pensa alla possibilità di vedere cancellati un po’ di rompiscatole. Dei rompiscatole in meno, sono secondo alcuni “imbecilli” italiani, un vero e proprio toccasana; tanto, per chi vuole governare- sgovernando, senza essere infastidito da chi pensa troppo; da chi scrive troppo e raccontando, raccontando, comunica troppo, non facendosi i fatti propri, ma rompendo a più non posso, le scatole al potere che vuole dormire sonni tranquilli, senza essere disturbato. Quanta stupidità umana! Quanto nanismo culturale! Proprio non si vuol capire le cose sagge e giuste da fare per cambiare ed affrontare il futuro, sempre più umanamente difficile, soprattutto, per una sbagliata condizione di vita italiana che non sa e non vuole assolutamente darsi da fare per poter guarire dai tanti mali che hanno le loro profonde radici nella mancanza di cultura, prima ancora che nell’economia. Che fare? Saggiamente fermarsi a riflettere e con un responsabile fare d’insieme, senza false e stupide sceneggiate attivarsi, per invertire il più possibile insieme la rotta, creando nel Paese una “società della conoscenza” rappresentata in larga parte dagli scrittori italiani; da quegli scrittori che, purtroppo, se non ci sono fatti nuovi, andranno scomparendo, lasciando intorno a sé macerie ed un assordante vuoto umano e sociale di un’Italia “dismessa” e  disumanamente “delocalizzata”. L’Italia di oggi e più oltre, l’Italia del futuro, proprio non può fare a meno della “società della conoscenza” e della creatività diffusa; trattasi di un importante valore italiano che, se saggiamente usato, può produrre, sviluppando idee condivise, l’atteso cambiamento e sviluppo italiano; un percorso ancora possibile per il futuro italiano sempre che ci sia l’humus adatto ed un attivo ambiente umano e culturale. Tanto, grazie agli scrittori, ai pensatori ed ai valori delle umanità poetiche italiane; tutti insieme, possono creare quell’ambiente diffusamente creativo che serve all’Italia, maledettamente sedotta ed abbandonata; maledettamente disunita, verso una rovinosa deriva, senza appello e senza ritorno, se si dovesse verificare, tra l’altro, anche l’estinzione degli scrittori, una specie umana da conservare, in quanto serve più che mai, al futuro italiano che ha bisogno, tanto bisogno, del loro mondo creativo. Quella degli scrittori è una parte importante di noi italiani; una parte italiana a cui  non si può assolutamente negare il futuro, lasciandola, come il resto della società italiana, nell’indifferenza, rovinosamente abbandonata a se stessa.