Salerno: Popolo della Famiglia su gay pride

 Resto fermamente contrario alla concessione del contributo economico all’organizzazione del gay pride a Salerno, così come alla scelta della location ed alla concessione del patrocinio morale. Qualcuno dice che il contributo è piccolo, solo 2.500 euro. Piccolo ma per nulla obbligatorio né prioritario. Piccolo? Lo vadano a dire a chi non arriva alla fine del mese, lo vadano a dire a tutti quelli a cui il comune dice: No, non ci sono soldi!.

 Oggi è stato presentato il programma, nulla di nuovo: celebrano i diritti LORO e dei loro amici. Ed il diritto ad avere una mamma ed un papà, chi lo difende? Ed il diritto a non vedere scene volgari e provocatorie, chi lo difende?  Ed il diritto delle nuove schiave costrette a prostituirsi per nove mesi affittando l’utero, chi lo difende? Ed il diritto a non vedere vilipesa la propria religione, chi lo difende? Ed il diritto del bambino che diventa oggetto di un contratto, con tanto di clausola abortiva in caso di imperfezioni, chi lo difende? Esaltano i loro diritti o i loro egoismi?
La mia risposta è netta ma soggettiva lo so, quello che è oggettivo però è che rifiutando ogni confronto non riconoscono il diritto di opinione degli altri.
Raffaele Adinolfi, coordinatore regionale del popolo della Famigliate contrario alla concessione del contributo economico all’organizzazione del gay pride a Salerno, così come alla scelta della location ed alla concessione del patrocinio morale. Qualcuno dice che il contributo è piccolo, solo 2.500 euro. Piccolo ma per nulla obbligatorio né prioritario. Piccolo? Lo vadano a dire a chi non arriva alla fine del mese, lo vadano a dire a tutti quelli a cui il comune dice: No, non ci sono soldi!.
Oggi è stato presentato il programma, nulla di nuovo: celebrano i diritti LORO e dei loro amici. Ed il diritto ad avere una mamma ed un papà, chi lo difende? Ed il diritto a non vedere scene volgari e provocatorie, chi lo difende?  Ed il diritto delle nuove schiave costrette a prostituirsi per nove mesi affittando l’utero, chi lo difende? Ed il diritto a non vedere vilipesa la propria religione, chi lo difende? Ed il diritto del bambino che diventa oggetto di un contratto, con tanto di clausola abortiva in caso di imperfezioni, chi lo difende? Esaltano i loro diritti o i loro egoismi?
La mia risposta è netta ma soggettiva lo so, quello che è oggettivo però è che rifiutando ogni confronto non riconoscono il diritto di opinione degli altri.
 
Raffaele Adinolfi, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia