Gesù “mi ha amato e ha dato se stesso per me!” (Gal 2,20)

Padre Giuliano Di Renzo   

Gesù è l’amore che brucia nel nostro cuore, che brucia il nostro cuore. La nostra fede è l’amore che portiamo in noi ed è Gesù che si consuma per noi e rianima di vita le nostre anime morte. Sostiamo oggi anche noi sotto la Croce con la Vergine Santa, Giovanni, Maria di Magdala e tutte le eroiche umili altre donne che ostenute dalla forza dell’amore ebbero il coraggio di stare accanto a Gesù che si consumava offrendo sé in sacrificio di dolore-amore a Dio per noi. La morte che sarebbe appunto morte è vita perché atto di amore. Più forte della morte perché l’amore di tutto è la vita.

Noi non riusciamo a immaginare la forza eroica che hanno dovuto esprimere la Madonna, Giovanni e le donne per “stare” sotto la Croce.

La croce era un supplizio sommamente umiliante, orribile e terribile. Sulla croce Gesù era per il suo popolo, i suoi ascoltatori, i suoi seguaci e il mondo intero un reietto, anzi il reietto in assolito, espulso come dalla comunità umana come indegno di essere uomo, condannato per sedizione e seduzione, dunque un ciarlatano e ingannatore, un ribelle, un pericolo sociale, issato giustamente su quel patibolo e mostrato a tutto il mondo dalla suprema legittima autorità universale umana; rifiutato ufficialmente e condannato dalle autorità supreme del suo popolo e dal suo popolo medesimo come bestemmiatore, come attentarore quindi alla Santità che è Dio volendosi presentare come Figlio di Dio e offrirsi quindi al mondo intero come Dio .

Intorno alla Croce a dileggiare la sua agonia che segnava finalmente la smentita della sua Persona e la sua sconfitta e dichiarava per converso la vittoria su di Lui dei suoi avversari era tutto un mondo di umana feroce volgarità, di odio gongolante, di indifferenza e di paura, a seconda delle persone presenti, non dissimilmente da quanto ripetono le cronache intorno a noi oggi.

Se non fosse stato per la grazia che veniva ad essi per tramite della Grazia della fedelissima Mamma di Gesù nessuno di quelle donne e Giovanni sarebbero riusciti a rendersi sotto la Croce superando così la furia malvagia di quel visibile e invisibile mondo demoniaco lanciato intorno e contro quella croce, che vediamo prolungarsi nel tempo sino a noi oggi.

Il cielo poi si oscurò, la terra venne scossa e fatta traballare da improvviso terremoto. Urlo infernale più che di Polifemo al quale Ulisse bruciava l’unico occhio, dell’inferno a cui venivano infrante le salde ferree invalicabili porte; il velo del tempio di Gerualemme nel Santo di Santi che divideva noi da Dio venne d’un colpo lacerato, da Gesù che entrava in esso vittorioso col suo proprio Sangue riconciliando noi con Dio.

Ea un’invisibile immane cosmico scontro, un evento assoluto al disopra di ogni pur qualsiasi altro immaginabile cosmico evento nella storia del mondo, anche fisico, e dell’uomo col quale si stavano allora decidendo i destini eterni del mondo: dell’uomo e della natura quale spazio dell’uomo.

Morx et vita duello conflixere mirando.

Infatti il ladrone accolse la Luce di quel condannato che gli era accanto nel patibolo e trovò la salvezza proprio rifugiandosi nel Cuore improvvisamente aperto di quell’innocente accanto a lui in agonia, nel cuore di Colui che della morte dagli uomini a Lui ingiustamente inflitta fece agli stessi uomini fonte non di vendetta ma di perdono; Giovanni, e noi in lui, a testimonianza di riscato e perdono ricevemmo da Gesù in dono di carità sublime la sua stessa Mamma; il centurione si ritrovò con occhi nuovi e vide in quel reietto che aveva portato a morire il Figlio vero di Dio vero, e questo Dio vero trovò per la sua vita; gli altri, tutti, se ne tornarono via da quel luogo maledetto di supplizio picchiandosi il petto di contrizione. Da quella morte e da quel Cuore scquarciato sta iniziando di tutti La Resurrezione!

“Guarderanno a Colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito” (Zc 12,10) e “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto (Gv 19,37).

Solo gli Illuminati scribi e fariesi di ogni tempo se ne tornarono, da sotto l’amabile sfolgorare di quella Luce, dall’odio del loro orgoglio volontariamente più accecati.