Napoli: intervista a Loredana Saetta autrice libro “Il segreto del calice d’argento”

Bianca Fasano

 Questo è il suo secondo romanzo. Cosa cambia e cosa resta invariato?

Il doppio registro non cambia, ancora una volta la vicenda si svolge parallelamente tra l’Europa e la Terrasanta. I protagonisti subiscono un naturale processo di maturazione dovuto al passare degli anni e da giovani e inesperti ragazzi si trasformano in uomini e donne che, con coraggio e determinazione, si battono per gli ideali in cui credono.  Sono sempre attenta alle ricostruzioni storiche e ad un uso misurato della componente “fantasy” che non deve prevaricare in alcun modo sulla struttura narrativa ma solo inserire quel pizzico di suspense in più. A differenza del primo romanzo, gli avvenimenti principali si concentrano in Medioriente intrecciandosi alla storia del Graal e dei suoi misteri, un oggetto che nell’immaginario collettivo è visto da sempre come leggendario. Nel 1202, Robert De Boron lo inserì nel poema “Giuseppe D’Arimatea” fondendolo con il mito celtico del calderone, da allora in avanti la leggenda del Graal è stata legata indissolubilmente al calice di Cristo, divenendo un simbolo cristiano. In realtà il mito del Graal ha radici molto più arcaiche del Cristianesimo e nasce, appunto, dalla fusione di leggende presenti in antiche culture. Una differenza sta anche nel maggior rilievo dato al personaggio di Ferrand, che, in Astur, ha riscontrato le simpatie di molti lettori. È incredibile come a volte un personaggio nasca come secondario e strada facendo si imponga fino ad assumere un ruolo principale. A volte i personaggi diventano talmente reali da condurmi laddove non avrei mai immaginato di arrivare!

  A cosa è dovuta la scelta di scrivere un romanzo storico ambientato nell’undicesimo secolo?

È importante guardare alla storia in una prospettiva più stimolante, andando al di là della mera e asettica relazione dei fatti; una storia che sappia coinvolgere e appassionare anche attraverso l’approfondimento delle relazioni personali e degli stati d’animo dei personaggi. Per la stesura di questo romanzo mi sono basata su alcuni testi di storia di fondamentale importanza scritti da autori contemporanei. In ogni caso per me è stata l’occasione per approfondire un periodo storico che mi ha sempre affascinato, in cui storia e leggenda si fondono.

 C’è un legame particolare tra lei e qualcuno dei personaggi storici presenti nel romanzo? Per descrivere i personaggi di fantasia si è riferito a qualcuno nella vita reale? o sono solo è frutto della sua immaginazione? In questo caso come ha costruito i discorsi ed i comportamenti di qualcuno che non è mai esistito?

Robert Curthose con le sue altalenanti vicende personali, con i suoi trionfi e le sue umane sconfitte, mi ha fornito il primo spunto. È un personaggio storico controverso che mi ha subito affascinato. Alcuni studiosi lo descrivono come un debole, incline a farsi manovrare, poco abile nella conduzione degli affari e nella politica, altri lo raffigurano ponendo in risalto la generosità, il suo valore e la nobiltà d’animo, ma quasi mai si parla della cultura, notevole per quell’epoca, e dell’intelligenza. Non è un caso che riuscì a farsi amare da una delle donne più belle e acculturate della sua epoca, Sibilla d’Altavilla, figlia del conte di Conversano. Tuttavia, i suoi difetti non riescono a sminuire il fascino di un personaggio che a buon diritto è entrato nella leggenda e che deve la sua celebrità alla conquista di Gerusalemme. Raccontando le sue epiche imprese ho inteso rendere omaggio a un cavaliere che ai nobili natali aggiunse la nobiltà degli ideali e degli intenti.

Per i personaggi di fantasia naturalmente ho attinto alla mia esperienza di vita anche se non c’è un preciso riferimento a persone che conosco. Per costruire i discorsi ed i comportamenti dei diversi personaggi in genere attingo all’immaginazione che per fortuna non mi manca. Cerco sempre di calarmi nella situazione che sto descrivendo per dare alle azioni e alle parole dei miei personaggi una certa veridicità e non cadere nella banalità di certi dialoghi un po’ scontati.

Quale dei personaggi le assomiglia di più?

In un modo o in un altro mi assomigliano un po’ tutti, c’è sempre qualcosa di me in ognuno di loro. Per esempio, Marta, la maga è una donna diretta e determinata, con un gran senso pratico e un pizzico di durezza che per certi versi mi appartiene. Muriel è uno dei personaggi che preferisco per lo spirito indomito e la forza d’animo con cui affronta le avversità e, a tratti, mi riconosco.

I suoi lettori sarebbero certamente curiosi di chiederle in che situazione ama scrivere i suoi libri, se di notte di giorno, in una stanza particolare, in un momento particolare della sua giornata, o per esempio in viaggio… 

Il luogo non è determinante, ma di solito scrivo sempre nei soliti posti per il semplice fatto che sono abitudinaria. Quindi se non è il mio tavolino nel soggiorno (lo evito d’estate perché fa troppo caldo), magari è in cucina oppure se è bel tempo sistemo il computer fuori al balcone. Unica regola: cerco sempre di mettere nella scrittura qualcosa di me, scrivo quello che vorrei leggere, cercando di soddisfare il lettore che è in me!
Cosa possiamo attenderci adesso? Sta già lavorando a qualcosa?
Sto scrivendo il terzo ed ultimo romanzo della serie, poi naturalmente sceglierò un tema diverso, ambientato in un differente periodo storico. Il problema principale è il tempo! Scrivere porta via tanto tempo e, solo una passione autentica può farti arrivare in fondo. Occorre grande tenacia e determinazione, ma che soddisfazione, quando si arriva all’ultima pagina di un romanzo e si appone la parola “fine”!