Salerno: al Piccolo Teatro del Giullare, Goldoniana – Il Gioco del “Comediàr”

Sabato 24 (ore 21) e Domenica 25 (ore 18.30) Marzo, penultimo appuntamento con la prosa per la Stagione 2017/2018 del Piccolo Teatro del Giullare con il Gruppo Teatrale Temprart che delizierà il pubblico salernitano con una meravigliosa GOLDONIANA – Il Gioco del “Comediàr”

Ideazione e regia: RENATA FUSCO;
produzione: Gruppo Teatrale Temprart.Divertissement su Una delle ultime sere di CarnovaleIl Teatro ComicoGl’InnamoratiLa Casa NovaLe Smanie per la VilleggiaturaLa Locandiera.

Note di regia:
Questo spettacolo vuole essere un omaggio alla genialità di Goldoni, che con brillante gioco di penna ha creato l’imprescindibile. Nello spirito del gioco, prerogativa che mai dovrebbe essere dimenticata da chi fa del teatro il proprio mestiere, gli attori, in un’atmosfera metateatrale, passano da una commedia all’altra, dando vita ai diversi caratteri goldoniani e puntando, a quelle situazioni che ci fanno sorridere nel tempo di chi scrive, ma che dovrebbero farci riflettere sulle abitudini tuttora in voga.
Non sono forse ridicole le smanie di Vittoria nella sua gara d’apparire al pari di Giacinta sulla villeggiatura grandiosa, sul bell’abito da esibire? E il povero Anzoletto che ne La Casa Nova, stracolmo di debiti, procura alla sua promessa sposa una casa grandiosa, che certamente non può permettersi?
“L’ambizione de’ piccioli, vuol figurar coi grandi…” così Goldoni definisce la smania di apparire oltre le proprie possibilità.
Chissà cosa avrebbe pensato delle ‘smanie’ del ventunesimo secolo!
Purtroppo non lo sapremo mai. Il Teatro però, può e deve aiutarci a riflettere.

Il contenuto:
Immaginate un attore, interamente formatosi nell’arte dell’improvvisazione che abbia fatto di questo talento il suo mestiere; immaginate che, ad un tratto, questi si trovi nella difficoltà di dover ribaltare le regole del suo approccio, di dover rispettare un testo scritto da un autore e quindi dover imparare a memoria le parole di un personaggio, che ora agisce in una realtà simile al quotidiano e che deve esser pronto a mutare la propria disposizione d’animo nell’alternanza degli eventi.
Questo accade con la Riforma del Teatro del 1750. Carlo Goldoni attua una vera e propria rivoluzione che decreta la nascita del Teatro Moderno.
Gli Attori italiani, per oltre due secoli, celebri virtuosi del genere Commedia dell’Arte, (altrimenti detta dell’Improvvisa, proprio perché ‘improvvisata’ sulla base di un canovaccio, ovvero uno schema fisso di trama), si trovano, con la Riforma Goldoniana a dover rivoluzionare le regole del vecchio mestiere e a dover imparare un nuovo modo di fare teatro.
Le commedie di carattere le ha buttà sottossora il nostro mistier” …questa l’emblematica affermazione di un personaggio del “Teatro Comico”, commedia scritta da Goldoni per rendere noti i punti salienti della sua Riforma.
Ora esiste un testo scritto, “el premedità” (come lo definiscono gli attori, esprimendosi in dialetto veneziano, la lingua tanto cara a Goldoni) ed è necessario che l’attore lo impari a memoria, “bisogna ch’el ghe pensa, ch’el se sfadiga a studiar”.
Vanno lentamente scomparendo le maschere e i tipi fissi, ovvero le figure stereotipate della Commedia dell’Arte, lasciando sempre più spazio a personaggi tridimensionali, con personalità complesse e animi mutevoli al corso degli eventi. Nella drammaturgia goldoniana, poiché agli albori della riforma, c’è ancora coesistenza di entrambe le tipologie. I tipi fissi sono spesso mantenuti in vita o camuffati, come metafora di decadimento sociale. Nella sua spietata e divertita satira, Goldoni prende spesso di mira i ceti oramai obsoleti: la polverosa nobiltà; la piccola borghesia sterile, improduttiva, che ha dilapidato patrimoni con una condotta scellerata e che sembra perciò condannata all’autodistruzione; infine, i piccoli parassiti che gravitano attorno a queste categorie, ovvero nullafacenti, opportunisti, pettegoli, scrocconi, esempio di mediocrità, e di assenza di valori e di moralità.
Per contro Goldoni gratifica i rappresentanti dei ceti medio bassi, che con astuzia, sapienza imprenditoriale, capacità gestionale e responsabilità, riescono a salire i gradi del sociale con le proprie forze e a mortificare perfino le alte sfere.
Goldoni non fu riconosciuto dal suo tempo.
La sua scrittura non piaceva, proprio perché lontana dagli schemi obbligati dalla Commedia dell’Arte.
Fu a lungo osteggiato, criticato e messo in difficoltà al punto di convincerlo ad espatriare.
La dichiarazione di Anzoletto, che ne ‘Le Ultime Sere di Carnovale‘ annuncia la sua partenza dall’Italia per cercare altrove fortuna, è metafora della malinconica resa dello stesso Goldoni di fronte ad una Venezia tanto amata, ma che non lo riconosce.
Soltanto nel ‘900, ad un secolo e mezzo circa dalla sua morte, Goldoni otterrà il suo riscatto, verrà riconosciuto come drammaturgo rivoluzionario ed autore eterno.
Il suo occhio guardava tanto lontano e la sua voce travalicava talmente i tempi, da risultare ‘stonato’ ai suoi contemporanei. Egli aveva intuito l’urgenza di rinnovare il teatro italiano, e, poiché esperto osservatore e conoscitore della sua società, aveva inoltre capito che ci si avviava sempre più rapidamente verso il precipizio di una grande rivoluzione.

Cast:
MirandolinaVittoria     Giuliana Carbone
Cavaliere di RipafrattaAnzoletto, Leonardo     Luca Senatore
EugeniaMeneghinaGiacinta     Francesca Senatore
AnzolettoFulgenzioPaolino     Pasquale A.M. Senatore
LuciettaCostanza     Antonietta Calvanese
SgualdoFerdinandoFabrizio     Gerardo Senatore