Allarme Oms: sempre più batteri invincibili

Escherichia coli, Klebsi  pneumoniae Staphilococcus aureus, Streptococcus pneumoniae e Salmonella. Secondo l’ Organizzazione Mondiale della Sanità, sono creature pericolosissime,i batteri più forti, oggi praticamente invincibili: L’ Oms, ha appena pubblicato il primo rapporto sulla sorveglianza dell’ antibiotico resistenza. Sono cinquecentomila infatti, i casi di infezione alla resistenza agli antibiotici in ventidue paesi del mondo. Tra i pazienti con sospetta infezione – spiega l’ Oms – la percentuale di batteri resistenti  ad almeno uno degli antibiotici più comunemente utilizzati, varia enormemente tra i diversi Paesi, da 0 all’ 82%. La resistenza alla pennicellina usata per decenni in tutto il mondo per trattare la polmonite varia da 0 AL 51% tra i Paesi segnalanti.

L’ Italia è tra i Paesi Europei con percentuali di resistenza più elevati.

Terza nella sfortunata classifica, dopo Grecia e Turchia, in Italia in fenomeno è andato raddoppiando, passando da una media del 16,17% nel 2005 al 33/34% in meno di dieci anni, tanto che oggi fino ad un paziente su dieci va incontro ad una infezione batterica multi resistente.

Sul fronte dei batteri negativi nel nostro Paese è diffusa soprattutto la Klebsiella Penumoniae che provoca diverse infezioni tra cui la polmonite, resistente a quasi tutti gli antibiotici disponibili, inclusi i carbapenemi. La percentuale di resistenza a questa classe di antibiotici in K. Peneumoniae è pari al 34%. In Italia esiste un piano di contrasto del Ministero che prevede una riduzione nell’uso di antibiotici del 10% entro il 2020. Il rapporto a dire di esperti è un primo passo fondamentale per migliorare la nostra comprensione dell’entità della resistenza antibiotica. La sorveglianza è agli inizi, ma è fondamentale svilupparla se vogliamo anticipare ed affrontare una delle più grandi minacce alla salute pubblica globale. Le cause dell’aumento esponenziale delle resistenze batteriche no risiedono solamente nell’abuso o nel cattivo uso degli antibiotici. L’iperprescrizione la fa da padrone, ma anche l’interruzione di una terapia antibiotica da parte del paziente perchè clinicamente guarito, l’uso massiccio di antibiotici negli allevamenti intensivi di bestiame, pollame e prodotti ittici, la scarsa igiene personale, e all’interno degli ospedali la mancanza di nuovi antibiotici più potenti ed in grado di contrastare l’aggressione dei batteri più difficili da eradicare.

Ellera Ferrante di Ruffana