Scuola in crisi: tablet, al posto dei libri!

 Giuseppe Lembo

 La Buona Scuola italiana che va progettando insipientemente di cancellare il Libro, per dare nelle mani di chi la frequenta, i tablet, strumenti di solitudine, di negazione dell’altro e di grave omologazione di un sapere senz’anima, uguale per tutti e poco capace di stimolare creatività ed idee, necessarie a costruire, attraverso il protagonismo dei tanti, nuovi e sempre più necessari percorsi di Futuro umano e creativo.

Leggere, è una necessità. Le pagine vive del Libro, hanno in sé una magica e conseguente attrazione; tanto, prendendo di sé chi legge, grandemente assetato di un sapere e di una conoscenza che non è solo curiosità epidermica di un falso sapere e di un altrettanto falso conoscere, poco utile a chi ne fa un uso – abusato, che, come nel suo messaggio-testamento, Umberto Eco, grande esperto del linguaggio e della comunicazione italiana, aveva saggiamente previsto, l’affollamento del web, con un illimitato numero di “imbecilli del web”.

Leggere è una grande necessità italiana; in quanto tale, deve essere considerato un imperativo categorico per un percorso italiano da vera, non falsa e bugiarda “Buona Scuola”, presupposto e base per un necessario e saggio Futuro italiano che non può diventare orfano dei saperi e della conoscenza che hanno, prima di tutto bisogno dello strumento Libro; tanto, per evitare che la nostra società già gravemente mediocrizzata ed il Futuro italiano, diventi una “società di asini” protagonista del solo niente italiano che, senza una ragione, facendoci un male da morire, ci preparano a fare morire di un maledetto “male oscuro” che si chiama nanismo crescente e diffuso del sapere italiano.

La Scuola che, con indifferenza produce una maledetta e crescente solitudine, negandosi al dialogo, è purtroppo un triste luogo del non-sapere, sempre più dal Futuro negato.

Le innovazioni devono essere parti collegate, ma non sostitutive del processo educativo italiano che, come sempre, ha bisogno di saperi e di conoscenza per costruire, con percorsi d’insieme, il Futuro italiano; un Futuro a cui non ti puoi negare.

La Scuola italiana deve riprendersi e riprendere il posto giusto per il Futuro italiano. Non può assolutamente essere marginale e/o indifferente alla sofferta crescita umana, sociale e culturale degli italiani che, superati i tempi bui di un alfabetismo diffuso, ormai parte di un passato italiano tristemente povero di saperi e di conoscenza, deve saggiamente accompagnare le umanità italiane in cammino, rendendole, prima di tutto, utili a vivere bene la propria vita. Tanto, in una con quella degli altri, da vita d’insieme, dagli orizzonti umani e sociali allargati, realizzando nuovi percorsi di Futuro da insieme universale, per i quali l’Italia, forte del suo passato, ha un ruolo assolutamente insostituibile nel saggio rapporto con gli altri del Mondo che hanno assolutamente bisogno di Noi protagonisti di saperi e di umanità dai valori universali, testimoniati da un patrimonio di umanità plurime materiale ed immateriale che ci invidia il Mondo.

La Scuola italiana non può e non deve subire il grave trauma delle innovazioni tecnologiche; così facendo fa un male da morire all’insieme scolastico italiano che, senza farsi male, deve saper riconoscere e rafforzare i valori dell’appartenenza e di un protagonismo morente, sempre più in grave e crescente difficoltà di dialogo, a partire proprio dalla Scuola dove si sviluppano le tragiche negatività dello stare insieme, con fenomeni da vera e propria fine drammatica di un insieme umano, sempre più sostituito dalla solitudine di chi, traumaticamente si presenta al Futuro incapace di vita condivisa, con tanta umanità e socialità e con un saggio dialogo, una risorsa umana che vale molto di più delle innovazioni tecnologiche assolutamente senz’anima, in quanto hanno per saggio strumento di conoscenza non il freddo tablet, ma il Libro, con le sue pagine dalla coinvolgente anima comunicativa, sempre più necessaria al Futuro della Scuola e della Società italiana che, diversamente muore; che, per mania del nuovo a tutti i costi, si scava la fossa e tristemente muore, insieme ai tanti insegnanti diversamente formati ed oggi del tutto indifferenti ad imparare, tra l’altro, nuovi percorsi formativi, con alla base nuovi linguaggi di cui è tutta di là da venire la consapevolezza del “Saggio fare Scuola innovando”.

La nostra Scuola, forte dei suoi saperi e della sua conoscenza, ha prodotto percorsi umani ed “intelligenze eccellenti”, ancora oggi importanti risorse per vivere umanamente bene nel presente e soprattutto, per creare percorsi certi di Futuro.

Prima di tutto, nel fare Scuola, c’è la nostra Lingua. C’è la Lingua italiana.

La Lingua italiana, siamo Noi e quindi nel tutto dell’Italia, grande patrimonio italiano, dobbiamo saggiamente rispettare.

Falsamente e sempre più, si pensa che “gli italiani” la sanno tutti, rispettandola, come si conviene.

L’Italiano è la lingua della nostra appartenenza umana. È la lingua del Paese in cui viviamo, per la quale, a partire dalla Scuola, manchiamo sempre più di rispetto, dimenticando, tra l’altro che, non è solo la “lingua in cui viviamo”, ma in cui siamo cresciuti. Il nutrimento della nostra lingua è stato assolutamente necessario alla nostra crescita, per cui ora, come allora, non se ne può fare a meno; non se ne può fare assolutamente a meno.

L’italiano, correttamente usato nel linguaggio e nella scrittura, deve saggiamente essere per un forte e libero convincimento, la lingua di tutti gli italiani.

La nostra saggia lingua plasma in tutti Noi italiani, una saggia visone del Mondo.

Se la lingua siamo Noi ed il suo primo strumento del comunicare linguistico italiano è il Libro, con la cara lingua delle tante, sagge pagine, ricche di saperi e di conoscenza, la Scuola, casa insostituibile del sapere e della conoscenza italiana, non può fare finta che non è così; tanto, pensando tristemente di cancellare il vivo e parlante Libro italiano, con un freddo tablet, strumento di innovazione tecnologica che non ha assolutamente in sé la forza del Libro che è parte di Noi, in uno con la Lingua, saggia anima italiana del “Siamo Noi”.

Purtroppo ed inevitabilmente, una Scuola sbagliata, dal percorso poco saggio di una Buona falsa Scuola, tradendo la facile, ma vuota definizione di Buona Scuola, porta con sé un grave e temporalmente lungo danno nella Società civile, con un insieme italiano dell’avere e dell’apparire tristemente mediocrizzato e gravemente protagonista di un dannoso corporativismo amorale, la prima causa dei mali d’Italia. Tanto, in uno con la politica, alleata di una burocrazia degenerativa che nega il Futuro alla solidarietà umana italiana, una grande risorsa per il nuovo italiano e del Mondo che, per rigenerarsi e cambiare, orientandosi allo sviluppo condiviso e solidale, necessita di un Nuovo Umanesimo.